Tra la difficoltà a capire «chi è in buona fede chi no» e segnalazioni che non risparmiano nemmeno il parco urbano di Catania, Stefano Vignaroli, vicepresidente della commissione che ha effettuato la scorsa settimana il primo di tre sopralluoghi in Sicilia, racconta i nodi principali della crisi del settore. «È duro e faticoso decifrare ogni dettaglio e cercare una soluzione»
Commissione rifiuti, la tre giorni in Sicilia Il diario del deputato M5s: «Un caos organizzato»
«Tanto ruota intorno ad una buca riempita di pattume senza rispettare le regole. È difficile capire chi è in buona fede chi no». È il commento di Stefano Vignaroli, parlamentare del Movimento 5 stelle e vicepresidente della commissione bicamerale d’inchiesta sui rifiuti che la scorsa settimana ha compiuto il primo di tre sopralluoghi previsti nell’isola. «Tre giorni di full immersion in Sicilia sono devastanti e lasciano il segno – scrive sul suo blog il deputato – Giornate intere di visite, incontri, audizioni, domande, risposte».
Molti i quesiti che si sono posti i componenti della commissione, soprattutto relativi alla gestione del rapporto tra amministrazione regionale e impianti privati. «Un caso emblematico in questa prima missione siciliana a Catania è la commissariata discarica di Motta Sant’Anastasia gestita dalla Oikos, a seguito di una interdittiva antimafia e diversi capi di imputazione a carico della famiglia Proto, che ne è proprietaria». Vignaroli ha fatto un sopralluogo della struttura, ricevendo anche una delegazione di cittadini rappresentanti dei movimenti No discarica di Motta e della vicina Misterbianco che hanno riportato «il loro punto di vista disperato ma puntuale». E prosegue: «La provincia catanese è forse l’unica ad avere un minimo di impiantistica per il pretattamento e stabilizzazione dei rifiuti indifferenziati prima del conferimento in discarica, ma è comunque anomalo che riceva circa la metà dei rifiuti siciliani e che la regione sia percorsa da infiniti viaggi dei camion che li trasportano».
«Delle grandi discariche private è difficile trovarne una in regola. Sopratutto è allucinante scoprire come le autorizzazioni vengano date senza il rispetto delle regole e spesso i lavori inizino ancor prima di esse», sottolinea Stefano Vignaroli. Il nodo è il più complesso da sciogliere, tanto che sulla questione pende anche un’inchiesta della procura di Palermo, Terra mia, sfociata in un processo che vede imputati il dirigente regionale Gianfranco Cannova e quattro responsabili di tre impianti a Motta, Mazzarrà Sant’Andrea (in provincia di Messina) e Agrigento.
Le segnalazioni giunte alla commissione non risparmiano neanche il capoluogo etneo. «Nemmeno in un film si possono immaginare dei camion pieni di eternit che riescano indisturbati a scaricare all’interno del parco urbano di Catania. Nella realtà invece è accaduto», racconta l’onorevole riferendosi probabilmente alle denunce dei cittadini relative al parco Monte Po.
Spostando il discorso sul piano politico, il deputato 5 stelle preferisce non dare giudizi sulla gestione della Regione: «Meglio non commentare su come sia amministrata la Sicilia e non entrare nella palese guerra interna, anche tra diversi assessorati», scrive. Ma lancia ugualmente la bordata: «Basta dire che la procura sta indagando sulla vecchia amministrazione e tiene giustamente il riserbo su quella attuale».
Come emerso dalle parole del presidente della commissione, Alessandro Bratti, anche dal racconto del componente grillino emerge l’amarezza per la situazione di emergenza. «Ognuno lamenta qualcosa, compresa la procura che sui reati ambientali si sta specializzando da troppo poco tempo e la legislazione non l’aiuta di certo (ricordo che la legge sui reati ambientali non è ancora stata approvata) – scrive – Un caos probabilmente organizzato, ma di difficile lettura per chi deve controllare…e vi assicuro che è duro e faticoso decifrare ogni dettaglio e cercare una soluzione e una via d’uscita in questa emergenza, ordinaria da almeno 15 anni».