Pesante la valutazione del deputato Bratti dopo un anno di lavoro. La soluzione? «Per un periodo la spazzatura dovrà andare fuori, ma la Sicilia con un tempo definito deve costruire gli impianti. È certo che bisogna litigare coi propri concittadini, ma un’amministrazione seria e responsabile sa che non c’è altra via»
Commissione inchiesta sui rifiuti, bilancio del presidente «Il sistema di potere di alcuni imprenditori è patologico»
Una bocciatura su tutta la linea. Il sistema di gestione dei rifiuti in Sicilia va mandato in soffitta, anzi – è il caso di dirlo – in discarica. Pesante la valutazione del deputato del Pd Alessandro Bratti, presidente della commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti che ieri ha reso nota la relazione di 400 pagine sulla situazione nell’Isola, frutto di un anno di lavoro. Secondo Bratti «il dato che maggiormente salta agli occhi alla luce della lunga indagine che la commissione ha condotto è purtroppo la continuità».
«Abbiamo dovuto prendere atto che si tratta di situazioni che attraversano l’ultimo ventennio con una costante: l’incapacità politica e amministrativa di gestire il sistema rifiuti in Sicilia – commenta a MeridioNews -. Purtroppo al fianco di questa valutazione non si può non tenere conto del sistema di corruzione molto diffuso nella pubblica amministrazione siciliana, dove la presenza della malavita organizzata è ancora troppo ingombrante». Insomma, quello dei rifiuti siciliani è un sistema che non ha mai funzionato a dovere.
Secondo Bratti, «le infiltrazioni all’interno del sistema pubblico risultano particolarmente evidenti in casi come quello del Coinres (Consorzio rifiuti Ato Palermo 4) dove è emerso un sistema di collusione, dalle assunzioni fino al controllo degli appalti. Oltre alla presenza di gruppi malavitosi organizzati di stampo evidentemente mafioso, quel che è chiaro è che al suo fianco si registra una zona grigia di connivenza molto estesa». Dure critiche anche sul fronte del «sistema di gestione dei rifiuti nella discarica di Mazzarà Sant’Andrea». È proprio nel corso delle missioni effettuate dalla commissione, che i parlamentari hanno visitato «le discariche che presentavano particolari criticità»: il 12 marzo 2015 nella discarica Oikos e l’impianto della Sicula Trasporti, il 25 marzo 2015 a Bellolampo, il 14 aprile 2015 a Mazzarà Sant’Andrea e il 15 aprile 2015 nella discarica di Siculiana.
Proprio su Mazzarà, la relazione della commissione ripercorre la storia dell’indagine sulla discarica, nata anche dall’esposto firmato dal sindaco di Fumari, Mario Foti, nel febbraio 2013. Il sindaco del piccolo Comune del messinese lamentava delle macroscopiche sviste commesse dal Rup (l’architetto Gianfranco Cannova) nell’iter procedimentale finalizzato al rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale avviato su istanza della Tirrenoambiente. Nell’esposto si lamentava che l’intera procedura di valutazione di impatto ambientale sembrava essere stata viziata poiché, tra le altre cose, la discarica sorgeva a meno di trecento metri dal centro abitato di Fumari, quando invece per legge la distanza minima da rispettare deve essere di tre chilometri. Bratti parla di «situazioni di parvenza legale, che di fatto hanno permesso la costituzione di una lobby affaristica. Non si salva nessuno – ammette – non c’è un buono e un cattivo, ma un intero sistema al collasso».
Bratti non lega, però, il potere acquisito negli anni dagli imprenditori delle discariche con il mancato decollo della differenziata: «Dove non c’è un’impiantistica moderna, la differenziata non esiste. Gli impianti di smaltimento sono necessari e in Sicilia non si sono ancora fatti. Su questo alcuni imprenditori hanno costruito un sistema di potere che merita attenzione, è uno degli aspetti patologici che presenta questa Regione».
Le soluzioni per uscire dal pasticcio della Regione? «Io ho la mia idea, per un periodo non c’è dubbio che i rifiuti debbano andare fuori, ma la Sicilia con un tempo definito deve costruire gli impianti. È inutile invocare commissariamenti, servono gli impianti che consentano lo smaltimento. La gestione dei rifiuti è una cosa molto semplice. È certo che per costruire gli impianti bisogna litigare coi propri concittadini, ma un’amministrazione seria e responsabile sa che non c’è altra via. Evidentemente si è scelta la strada della demagogia. Purtoppo i risultati sono questi».