Dall’agricoltura alle soluzioni per il caro energia; dalle rinnovabili di difficile gestione pubblica allo sviluppo delle imprese bandiera del governo di Renato Schifani. Sono tanti, vari e non semplici i temi affidati alla commissione Attività produttive presieduta da Gaspare Vitrano. Deputato passato dal Pd a Forza Italia, tornato in questa legislatura dopo un lungo processo per corruzione da cui è stato assolto.
In questi mesi di lavoro in commissione, vi siete fatti un’idea di quali sono i settori principali da cui la Sicilia dovrebbe ripartire e sui quali investire?
«La commissione si occupa anche di agricoltura, energia, acqua e rifiuti, ma non c’è dubbio che le Attività produttive rappresentino una parte corposa delle nostre attività e una delle grandi scommesse di questo governo, che vuole dare impulso alle iniziative private per rimettere in moto l’economia della regione. Ci sono settori che in questo momento trainano di più, come le energie rinnovabili, che stanno vivendo un momento importante; o i bandi dell’assessorato alle Attività produttive per fare impresa in Sicilia che sono un volano per rilanciare la piccola e media imprenditoria; o il regolamento approvato il commissione che riordina il settore dei contributi agli artigiani. Tutte cose, insomma, che sicuramente avranno un impulso importante, ma noi lavoriamo affinché nessun settore resti indietro.».
Quali sono gli strumenti da usare? Sentiamo spesso parlare di zone economiche speciali, zone franche urbane, zone franche montane, ma sembrano non bastare.
«Le zone economiche speciali sono di sicuro importantissime, ci crediamo molto e pensiamo di poter attrarre anche investimenti da altre regioni o nazioni. Sulle zone franche montane stiamo lavorando con una proposta di legge che è al vaglio degli uffici dell’assemblea, per capire i profili di costituzionalità e come articolarla nel panorama normativo nazionale e regionale. C’è poi l’utilizzo dei fondi del Pnrr, grande opportunità che sarebbe un delitto non cogliere in un momento oggettivamente difficile. Non dimentichiamoci che usciamo da una pandemia e, subito dopo, è scoppiata la guerra che ci coinvolge tutti».
C’è poi la burocrazia che spesso viene indicata come possibile freno da chi vuole fare impresa in Sicilia. Lei come la vede? Si può snellire?
«Non c’è dubbio che la burocrazia pesi, ma io dico che a pesare di più, al momento, in Regione, è la carenza di personale. Pensionamenti e prepensionamenti hanno alleggerito l’organico, ma ci troviamo con le posizioni contate e la difficoltà di mandare avanti persino le questioni quotidiane. Anche per questo, oltre che per attrarre gli investitori, per ogni norma che viene studiata ci poniamo l’obiettivo di semplificare. Come commissione, ad esempio, porteremo in aula il riordino del settore delle cave e lì abbiamo cercato di semplificare al massimo tutto il processo autorizzativo e dei controlli; sia per far correre velocemente gli imprenditori, ma anche perché come Regione avremmo difficoltà a mettere in piedi un sistema articolato proprio per la carenza di personale».
Lei stesso anticipava due temi di cui si occupa la commissione: agricoltura e pesca. Due settori da sempre fondamentali in Sicilia ma che non mi pare attraggano molto i giovani, se non rivisti in un’ottica di modernizzazione e sostenibilità. Cosa pensate di fare?
«Dai numeri che abbiamo, c’è in realtà un ritorno dei giovani alla terra, ma dobbiamo certo modificare il paradigma e pensare a un’agricoltura moderna, innovativa, che soprattutto si organizzi per completare la filiera. La grande scommessa è questa, altrimenti gli agricoltori saranno sempre vittima di speculatori e commercianti, e costretti a svendere i propri prodotti. Da quello che apprendo con le audizioni in commissione, molti stanno andando in questa direzione».
In che modo?
«Tramite consorzi, aggregazioni di Comuni e organismi sovracomunali, marchi Dop per identificare il prodotto di una specifica zona. Tutte iniziative che servono a promuovere il territorio e l’agricoltura, uno di quei settori con potenzialità enormi per creare occupazione e sviluppo. Tra l’altro mi permetto di dire che è un lavoro bellissimo…».
Lo dice per esperienza e per passione. Ma c’è un altro tema che lei ha anticipato, cioè quello dell’energia. Le chiedo intanto come ha preso le parole del presidente Renato Schifani riguardo il blocco delle autorizzazioni ai nuovi impianti in assenza di compensazioni per l’Isola.
«A proposito di autonomia differenziata, è chiaro che non possiamo consentire a chiunque arrivi di saccheggiare il nostro territorio e non lasciare niente a Regione e Comuni. Se investi qui e sfrutti le nostre risorse, qualcosa al territorio deve restare. Non a caso questa posizione è stata poi ripresa da altre regioni che condividono il pensiero del presidente Schifani, ma soprattutto aggiungo che le imprese se lo aspettavano, perché succede ovunque. Non è possibile che si costruisca l’impianto occupando un po’ di manodopera e, dal giorno dopo, tutto funzioni da solo: cos’è rimasto a noi, se non l’impoverimento del suolo? Dev’esserci una compensazione, che sia in termini economici o di energia».
Sulle fonti rinnovabili, per quanto nell’ultimo periodo sia cresciuto l’interesse da parte della politica e della Regione, mi pare che si guardi a pochi grandi progetti, per lo più industriali, e poco alle potenzialità per i cittadini. Penso ad esempio alle comunità energetiche.
«Ci stiamo lavorando, ma capisce che è un po’ complicato da organizzare. Bisogna crederci e bisogna riuscire a fare un minimo di sistema. I grandi progetti funzionano perché a farli sono grandi gruppi, che decidono e si organizzano da soli, hanno i mezzi per farlo e vanno più veloci rispetto a tanti cittadini che devono organizzare una comunità energetica. Stiamo spingendo un po’ sui Comuni e sui consorzi, perché crediamo che questa possa essere una risposta parziale al caro energia».
Un caro energia che ha accesso l’interesse generale verso questi temi, ma rimane anche una questione ambientale e di obiettivi europei. Insomma, si deve fare.
«Bisogna contemperare le esigenze dell’economia con quelle di tutela dell’ambiente. Se lo sviluppo passa dalle energie rinnovabili, dobbiamo fare in modo che sia sostenibile e non solo un impoverimento dei suoli. Negli ultimi tempi, ad esempio, prende piede l’agrivoltaico, che consente di continuare a coltivare i terreni e intanto produrre energia da fotovoltaico».
Ecco, che ne pensa di questa soluzione?
«Diciamo che ha un duplice vantaggio: coinvolge terreni che erano incolti e che così si sarebbe costretti a riprendere a coltivare, mentre si produce energia. Da questo punto di vista è molto più interessante del fotovoltaico puro, che occupa suolo e basta. Anche perché ormai le tecnologie sono cambiate e la possibilità di fare entrambe le cose esiste».
Le chiedo tre priorità: tre cose che sarebbe soddisfatto di aver portato a termine con la commissione che presiede.
«Veramente sono più di tre…».
Facciamo una scelta, allora.
«Prima dell’estate dovrebbe arrivare in aula il riordino del sistema cave, atteso da 40 anni e su cui credo che abbiamo fatto un buon lavoro, ascoltando tutti gli operatori del settore e rendendoci conto di come al momento, in Sicilia, ci sia una forte richiesta di materiale da cava, di inerti; richiesta a cui dare una risposta e una spinta. Per le attività produttive penso poi alla promozione di bandi continui per sostenere la nascita e crescita di piccole imprese, ma anche il potenziamento di quelle esistenti, aiutandole in un cammino di avanzamento tecnologico, aggregazione e ampliamento delle attività. E poi l’agricoltura, su cui abbiamo ascoltato in commissione parecchi operatori, rendendoci conto che è fondamentale per l’economia dell’isola, ma anche che si tratta di un mondo complesso che ha bisogno di una riforma. Una sua riforma però, che non venga calata dall’alto ma concordata e condivisa con chi in campagna ci lavora».
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