Il commissario Portoghese risponde alla revoca della Regione. «Illegittima e discriminatoria»

«Si chiede che il procedimento avviato venga definitivamente archiviato». È la conclusione a cui si arriva nelle cinque pagine di controdeduzioni che il commissario straordinario della Città metropolitana e del Comune di Catania Federico Portoghese ha inviato all’assessorato alle Autonomie locali e Funzione pubblica della Regione. Da archiviare sarebbe il procedimento di revoca che è stato avviato la scorsa settimana proprio dalla Regione che, qualche mese fa, lo aveva nominato a ricoprire l’incarico. Un punto a cui si è arrivati dopo il parere negativo espresso dall’ufficio legislativo e legale della presidenza della Regione sui requisiti di Portoghese da ex direttore generale dell’Università di Catania.

Le Università e la Luna

Al centro della questione c’è l’inclusione di professori universitari, ricercatori e dirigenti delle università statali tra i soggetti dotati di quella «professionalità amministrativa» che consente di accedere alla nomina di commissario straordinario. Una questione che ha al centro una legge, la 168 del 1989. O meglio, la sua interpretazione. Dall’ufficio legale della Regione affermano che «alle università non andrebbe riconosciuta la qualità di organi della Stato, bensì quella di enti pubblici autonomi». Una deduzione che aveva già suscitato l’ironia del commissario straordinario che a MeridioNews aveva dichiarato che «bisogna stabilire se l’Università è sulla Terra o sulla Luna». Secondo il ragionamento fatto a Palermo, dunque, «i dipendente tecnici e amministrativi nonché i docenti delle Università statali non potrebbero considerarsi dipendenti dello Stato». E, quindi, non avrebbero i requisiti per ricoprire l’incarico di commissari straordinari.

Questione di distanza e di evoluzioni

«Una simile tesi non può condividersi», si legge nelle controdeduzioni presentate alla Regione dall’avvocato Andrea Scuderi e firmate anche da Portoghese. «Si trascura la profonda distanza che separa i docenti, i ricercatori e i funzionari dipendenti dai dirigenti delle Università». E non si tratta, in effetti, di una sottile differenza. «Appare incongrua un’assimilazione di queste figure». Una incongruità che poggerebbe su un’altra legge – la 7 dell’agosto 2015, all’articolo 11 – in cui viene spiegata «l’assoluta e sostanziale omogeneità della professionalità, delle funzioni e dell’autonomia amministrativa che caratterizzano le figure dirigenziali all’interno delle amministrazioni pubbliche». Comprese le università statali. «Si tratta di considerazioni che rendono evidente come il parere dell’ufficio legislativo e legale di cui si discute ha finito per ignorare quell’evoluzione normativa». Proprio alla luce di questo, nelle controdeduzioni presentate da Portoghese si conclude che la nomina è «assolutamente legittima».

I rischi della revoca per l’interesse pubblico

La revoca dell’incarico, dunque, sarebbe non solo illegittima, «ma anche discriminatoria». Questo, secondo Portoghese e il suo legale, per la violazione del principio di eguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione. Prima di chiudere il documento – a cui è stato allegato anche un curriculum vitae di Portoghese di oltre trenta pagine – si fa cenno anche alla «totale assenza di riferimenti, nell’atto di avvio del procedimento (quello della Regione, ndr) all’interesse pubblico». Il riferimento è alle attività di amministrazione degli enti pubblici commissariati (Città metropolitana da un lato e Comune dall’altro) che sono in corso in questo momento e che «assumono carattere prevalente, nel rispetto del principio di buon andamento dettato dall’articolo 97 della Costituzione, per l’impellente necessità e urgenza di continuità amministrativa». Il rischio, già emerso anche durante l’ultima seduta straordinaria del Consiglio comunale di Catania sul tema, sarebbe quello dell’immobilità. A cui, peraltro, la città è stata già sottoposta di recente dopo le  le dimissioni del sindaco Salvo Pogliese, già sospeso dopo la condanna in primo grado per peculato nella vicenda delle spese pazze all’Ars. Per il commissario, insomma, con la revoca del suo incarico, all’orizzonte ci sarebbero «gravissimi pregiudizi per l’interesse pubblico e conseguenti responsabilità erariali». Il riferimento è soprattutto alle attività amministrative per l’uso dei fondi europei e del Pnrr.


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