«Ormai l’ho inquadrato il campionato di serie B, l’anno prossimo arrivo primo!». Al giro di prova – ossia la stagione appena conclusa – l’infallibile metodo del presidente del Calcio Catania Antonino Pulvirenti sarebbe stato comprare le partite: 5 su 42 dell’intero campionato, almeno secondo la ricostruzione dei magistrati della Procura di Catania. Le intercettazioni al centro dell’operazione I treni del gol – che ha portato all’arresto dei vertici del club rossazzurro – raccontano l’euforia degli scommettitori, l’impazienza del patron della squadra di calcio etnea e la soddisfazione dell’ex direttore sportivo Daniele Delli Carri. Gli ultimi due posti agli arresti domiciliari insieme all’amministratore delegato Pablo Cosentino. Ma l’inchiesta coinvolge in tutto 19 persone.
«Se non ci pensavamo noi per queste cinque partite… eravamo retrocessi veramente». I microfoni delle forze dell’ordine registrano la voce dell’indagato Giovanni Luca Impellizzeri, ex calciatore del Siracusa, chiamato il re leone, oggi titolare di alcuni centri scommesse. Secondo i magistrati, Impellizzeri è uno degli investitori maggiori del sistema di compra-vendita di partite che avrebbe portato il Catania alla salvezza. «Ho caricato pure altre 1500 euro con la carta di credito e non li ho potuti manco giocare… Comunque viva lo sport!», dice ancora. Senza riuscire a trattenere la gioia – forse dopo Latina-Catania del 19 aprile – per il balzo a metà classifica dei rossazzurri, fino a quel momento fermi a ridosso della zona retrocessione in Lega Pro: «Mbare, andiamo nei play off. Quattro vittorie consecutive, stamu avvulannu».
«È la prima volta dopo 35 partite che il Catania è salvo», rincara la dose l’ex direttore sportivo Delli Carri. Riferendosi probabilmente all’incontro Catania-Trapani dell’11 aprile finito 4-1. Nelle parte di intercettazioni note, è Delli Carri a fare esplicitamente il nome di Pulvirenti e Cosentino: «E gli ho detto “Guardate c’è un discorso aperto, eh, che ne dite?” – spiega al procuratore sportivo e agente Fifa Fernando Antonio Arbotti, anche lui indagato – E sia Cosentino che il presidente mi hanno dato disponibilità in tutto; per me è come se fosse fatta perché, bene o male, stanno mantenendo fede a tutto». Il linguaggio in codice utilizzato era sempre lo stesso: i treni in arrivo identificavano i giocatori avvicinati o da avvicinare, gli orari indicavano invece le maglie. Come nel caso di un’altra intercettazione in cui, sempre a proposito della partita Catania-Trapani, Delli Carri chiede: «Mo’ è solo il treno delle tre?». Cioè il giocatore Antonino Daì, tra gli indagati.
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