Coffee&cigarettes

Titolo originale:  Coffee and cigarettes
Nazione:  Usa
Anno:  2003
Genere:  Commedia/Drammatico
Durata:  96′
Regia:  Jim Jarmusch
Sito ufficiale:  www.bimfilm.com/coffee&cigarettes
Cast:  Roberto Benigni, Steve Buscemi, Iggy Pop, Tom Waits, Cate Blanchett, Alfred Molina, Bill Murray

 

 

Sembra quasi di sentire l’odore del caffè e la puzza della nicotina mentre attori che siamo abituati a vedere in vesti diverse mettono a nudo i propri vizi e le proprie virtù, e l’impressione che abbiamo e che più che un lavoro, il film sia il risultato di un divertente diversivo che alcuni amici si sono concessi.

Il progetto risale al 1986 quando Jarmusch gira sei minuti, intitolati semplicemente “Coffee and Cigarettes, con Roberto Benigni e Steven Wright. Tre anni dopo arriva “Coffee and Cigarettes-Memphis Version” con Steve Buscemi e nel 1993 “Coffee and Cigarettes-Somewhere in California” in cui recitano Iggy Pop e Tom Waits che vince la palma d’oro del cortometraggio a Cannes. Pensati per funzionare da soli, il regista ha deciso, in seguito, di realizzare in tutto una dozzina di episodi e unirli in un lungometraggio.

Il cast è composto da un eclettico gruppo di straordinari attori e musicisti. L’invadente Steve Buscami, che racconta l’improbabile storia del gemello cattivo di Elvis; lo strepitoso Bill Murray in un modo esilarante ci mostra a quali esagerazioni può giungere un bevitore di caffè; Cate Blanchett, che interpreta addirittura due personaggi diversi nel corto intitolato “Cugine”. Alfred Molina, che scimmiotta tutti quelli che, arrivati al successo, non sopportano il classico “parente povero”; ma la palma d’oro per il dialogo più improbabile va a Tom Waits e Iggy Pop, seduti in un bar da qualche parte in California.

Tanti grossi nomi in un carosello di personaggi che hanno in comune tre cose: fumano, bevono caffè e parlano di cose assolutamente prive di senso. Ciò che dicono conta meno di come lo dicono e a parlare sono anzitutto i corpi, le facce, le posizioni. Una pellicola definibile come un saggio di comunicazione.

Trame semplici e immagini spesso girate con la telecamera fissa, riescono ad incuriosire lo spettatore che non sa mai cosa aspettarsi dagli attori che si muovono in mezzo a scenografie scarne. Poco spazio all’estro delle inquadrature, linearità del montaggio; un’opera volutamente minimalista che ribadisce la necessità di non distrarre lo spettatore con le immagini, ma lasciare che la sua attenzione si focalizzi sulla comunicazione dei personaggi. Il tutto ripreso in uno splendido bianco e nero (sigarette/caffè), che si presenta sin dai titoli di testa, arricchito dall’ottima fotografia di Tom DiCillo

Fra i grandi registi di cui non si parla abbastanza, Jim Jarmusch occupa un posto d’onore. Il campione del cinema indipendente newyorkese ha girato film-gioiello come ‘Dead Man’ , ‘Ghost Dog’ e ‘Stranger Than Paradise’, senza mai rinnegare i principi di fondo del suo cinema orgogliosamente marginale. Con la profondità che lo ha sempre caratterizzato, sottolinea in ogni sua produzione la leggerezza di chi si è conquistato il diritto di girare solo dove, quando e con chi vuole, senza subire in alcun modo le pressioni del mercato.

 

 

Giorgio Pennisi

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