Affollata riunione giovedì pomeriggio al giardino Inglese. Cittadini e associazioni si sono incontrati per discutere dell’appello lanciato all’assessore Francesco Raimondo per una città più verde. L’assessore non era presente per precedenti impegni che lo hanno tenuto lontano da Palermo, ma il messaggio che ha fatto pervenire è di condivisione di gran parte dei contenuti della lettera. Naturalmente alle parole devono seguire i fatti. Prima tra tutti l’enorme distanza tra risorse impegnate e risultati raggiunti. Vi sono 850 unità che girano a vuoto, sono mal guidate e spesso svogliate e negligenti. La lesione dell’immagine per Palermo è così grave che si potrebbero quantificare in centinaia di milioni di euro i danni prodotti dallincuria del verde
Nel corso della riunione sono state avanzate proposte precise. La città deve conoscere l’elenco dei siti e delle aree verdi curate dal dipartimento al Verde e Decoro urbano. Insieme ai siti occorre conoscere la dislocazione degli addetti. L’organizzazione degli squadroni di ex Gesip con a capo i dipendenti storici si è rivelata fallimentare. Di fronte ai catastrofici risultati, è risibile pensare che il dirigente generale, i capi servizio, e i dipendenti comunali addetti al verde percepiscano il salario di risultato. Se risultato è un disastro perché distribuire centinaia di migliaia di euro a chi non li merita? Si verificherà se esistono gli estremi del danno erariale nell’attribuzione di somme premiali quando da premiare non cè un bel nulla. Viceversa bisogna esprimere degli encomi e gratificare (anche con il salario premiale) quegli addetti che si distinguono per la buona cura dei siti cui sono preposti, come per esempio il giardino Inglese, villa Giulia, villa Garibaldi e altri.
Infine, i cittadini chiedono un regolamento dei giardini condivisi. A Palermo decine di associazioni vorrebbero gestire degli spazi verdi. Da anni il regolamento è in bozza, ma in assessorato di fronte al possibile aumento del lavoro conseguenza della stipula delle convenzioni, fanno di tutto perché non veda la luce. A New York da 25 anni il Central park è gestito da un’associazione no profit in partnership con il Comune. Perché a Palermo non si può far gestire microspazi ai cittadini?
Parco Uditore per il verde, è un buon esempio di gestione di bene pubblico assicurato da una organizzazione no profit che garantisce la piena fruibilità ai cittadini. Prossimo appuntamento tra dieci giorni proprio nel giardino. Nel frattempo è stata creata una pagina Facebook che in un solo giorno ha fatto registrare 350 adesioni.
Riportiamo la lettera a Francesco Raimondo, assessore al Verde del Comune di Palermo.
Una città verde, una città curata, con spazi condivisi che possano accogliere, cittadini, turisti, visitatori. E questo che la gran parte dei palermitani vorrebbe per Palermo. Le immagini che restano impresse scorrendo la visione di parchi accoglienti, fiori e bordure che regalano un tocco di magia alla quasi totalità dei centri abitati europei diventano visione sconfortate percorrendo le strade cittadine.
Lei, professor Raimondo ha competenze straordinarie, la sua buona fede e il suo impegno, sono fuori discussione. Lei è un galantuomo che ama la sua città. Perché allora rischia di fallire uno sforzo che gioverebbe immensamente al cambiamento? Perché l’immagine di Palermo deve uscirne immiserita, calpestata, offesa? Perché le isole di eccellenza che pur ci sono in questo campo non possono divenire la totalità?
Perché le numerose maestranze non sono ben organizzate? Perché si impegnano grandi risorse in interventi inutili, come alcune drastiche potature, invece che nella manutenzione ordinaria? Perché si risana un luogo, si pulisce un posto abbandonato e, non modificando il modello, tutto ripiomba nell’abbandono?
Quale male antico si annida tra le fila degli uomini che lei sta guidando? Perché dalla Turchia alla Norvegia, da Siviglia a Riga i visitatori raccontano delle meraviglie botaniche, della frescura dei parchi, dellordine che vi regna, e da noi non si può? La dotazione in uomini (850) è poderosa. Pensi che Parigi ha tremila giardinieri, è grande 15 volte Palermo e il suo verde ricorda i fasti del Re Sole, Roma poco più di mille, Torino meno della nostra inefficiente armata.
Non è dunque questione di quantità, è chiaro che alcuni generali che lei si trova da poco a guidare non sanno far bene il loro mestiere. E di palmare evidenza che molti ufficiali dello stato maggiore non riescono a farsi ubbidire (forse ricevono minacce?) dai loro sottoposti.
Lei professore rappresenta i cittadini che hanno sperato nella luce dopo un decennio di oscurità. Ma non potrà riuscire se non chiama rinforzi, se non chiede aiuto. No, non parliamo di altre maestranze da sottoporre alla stessa inefficiente guida, parlo dei cittadini, i suoi veri alleati.
I palermitani che vorrebbero godere di un parco senza cartacce, che bramosi di verde affollano il prato del Foro Italico anche se mal tenuto, che visitano il Giardino inglese o Villa Giulia e apprezzano lo sforzo che addetti e responsabili di quei luoghi assicurano, ma inorridiscono di fronte ad aiuole spartitraffico (via Monte Pellegrino, via De Gasperi, via dell’Olimpo ecc.), ai grandi spazi verdi delle periferie, alle zone balneari come Mondello che dovrebbero essere il nostro fiore all’occhiello per il turismo e per noi stessi, alle villette dei quartieri lasciate nell’incuria e ricoperte di erbacce, escrementi e sporcizia.
I cittadini sono dalla sua parte, li chiami in aiuto. In tutti i paesi d’Europa sono coinvolti attivamente.
Faccia esercitare ai cittadini stessi un controllo su quanto fanno non fanno, le centinaia di uomini che ogni giorno dovrebbero prendersi cura del patrimonio verde della nostra Palermo. Li chiami in soccorso, come singoli, come associazioni, come vigilanti, come suggeritori. I palermitani non la deluderanno. Sono molti i palermitani che da tempo soffrono del degrado incalzante in cui è precipitata la città. Ma se resterà arroccato nelle cittadelle degli uffici, se pensa che dalla sua stanza potrà guidare una impossibile rivoluzione si sveglierà deluso e noi con lei.
Non presti orecchio alle difficoltà che le frappongono a ogni idea che metterà sul campo. Non ne parli con il suo ufficio, ne discuta con i cittadini. Nessun burocrate dirà di no a qualcosa che la città vuole.
Abbiamo fiducia in lei, ma il tempo corre, e non a nostro e suo favore.
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