Il voto per la composizione dell'assemblea è stato rinviato a febbraio. Il tre volte presidente della Provincia di Palermo racconta del primo tentativo di creare delle aree metropolitane: «Era il 1994 e tutti ci fecero la guerra, ma a differenza di adesso sapevamo bene quali competenze affidare all'ente»
Città metropolitana: avvio a rilento, parla Musotto «La Provincia era un gioiello, hanno distrutto tutto»
«Le Città metropolitane? Erano previste già dalla legge del maggio 1986. Sono un’idea geniale, provammo a concretizzarla nel 1994 insieme a Nello Musumeci, allora presidente della Provincia di Catania e Giuseppe Buzzanca, di Messina, ma ci hanno fatto la guerra. Ma era un progetto ben organizzato, non come questo. Ora non funziona niente». Francesco Musotto ha ormai abbandonato la politica e da qualche anno si dedica all’agricoltura nelle sue proprietà a Finale di Pollina, ma in pochi come lui conoscono l’ente, ormai decaduto, della Provincia regionale di Palermo, di cui è stato presidente per tre volte. Dopo undici anni passati a palazzo Comitini fare il confronto tra la sua Provincia e l’attuale Città metropolitana è quasi naturale. «La nostra di Area metropolitana – racconta a MeridioNews – nasceva con un criterio di programmazione maggiore: comprendeva 27 Comuni e si fondava su tre servizi fondamentali: strade, trasporti e rifiuti, che avrebbero avuto una gestione unica, una cosa che aveva un senso. Adesso si fa fatica a capire quale sia la funzione, l’area di competenza di questa Città metropolitana».
La Sicilia resta a oggi fanalino di coda nella messa a pieno regime dei nuovi enti, e dire che era stata la prima tra le regioni italiane ad attuare l’abolizione delle Provincie con l’istituzione dei Liberi consorzi di Comuni e delle Città metropolitane intervenendo proprio su quanto stabilito nella legge regionale dell’86. «Era una legge innovativa, di grande intelligenza, di programmazione e c’erano tutte le risorse finanziarie». E tra i più grandi avversori delle Aree metropolitane, all’epoca, c’erano proprio coloro che adesso le governano. «La nostra idea fu molto osteggiata – continua Musotto – C’erano delle vere e proprie guerre con la sinistra. A Palermo il nostro principale avversario era Leoluca Orlando, che ora siede a palazzo Comitini e guida la Città metropolitana, mentre a Catania c’era Bianco e a Messina Provvidenti. Non se ne fece più niente. Peccato, è stata una battaglia che ho intrapreso con molta passione».
Tornando al presente, dopo il nuovo slittamento deciso dall’Ars, le elezioni per la formazione del consiglio della nuova Città metropolitana sono slittate a febbraio. Intanto da più parti è stata avvertita l’assenza dell’ente, in particolare sul piano delle strade e della viabilità. Le Madonie, dove persiste una delle situazioni più disagiate dal punto di vista viario hanno perso l’occasione di ospitare il Giro d’Italia e tante assi che sono l’unico collegamento per diversi centri abitati versano in condizioni precarie. «È una vergogna – prosegue l’ex presidente – Ho lasciato un gioiello, c’era un ufficio tecnico pieno di ottimi professionisti, adesso hanno rovinato tutto, non c’è più niente». E in ogni caso, le casse dell’ente sono comunque vuote. «Non che ai miei tempi non ci fossero problemi di viabilità, quelli ci sono sempre stati su una rete stradale di migliaia di chilometri, ma riuscivamo a reperire i finanziamenti necessari. Certo, battagliavamo di continuo con la Regione, ma è una cosa normale quando si tratta di politica. Adesso non si sa neanche dove trovarli i fondi». Ma cosa può fare, concretamente, la nuova Città metropolitana per sopperire a queste emergenze? Una domanda che trova Musotto pessimista. «Francamente – conclude – non vedo una possibile soluzione. Non c’è più una classe dirigente adeguata. Da presidente della Provincia conoscevo ogni angolo del mio territorio e anche i sindaci, seppure i Comuni adesso si trovano in grosse difficoltà economiche, erano tutte persone che venivano da un certo tipo di lotte politiche. Adesso non è più così».