Chissà perché, in queste ore, a proposito delle avventure del Ciapi di Palermo nessuno si ricorda di un piccolo e ininfluente particolare: e cioè che, per sei, sette, forse otto anni, a capo di questo Ente strumentale della Regione è stato tale Francesco Riggio detto Ciccio.
Non si tratta, si badi, di un personaggio di secondo piano. Al contrario, si tratta di un dirigente politico che ha fatto parte del gruppo di collaboratori ristretti di un certo Gaspare Vitrano, già parlamentare regionale del Pd, coinvolto in una bruttissima storia di presunte tangenti legate alle energie alternative.
Vitrano, da quando è nato il Pd, ha sempre fatto parte di questo Partito. Candidato ed eletto alle elezioni regionali nel collegio di Palermo.
Vitrano, insieme con Ciccio Riggio, è stato uno degli uomini forti del Ciapi di Palermo e, in generale, del mondo della formazione professionale.
Quando Vitrano è caduto in disgrazia, perché pescato con i soldi in tasca dopo essersi intrattenuto con un imprenditore che operava nel settore delle energie alternative (sulla vicenda è ancora in corso il processo) non si è ritirato dalla vita politica. Ma ha continuato a fare politica nel Pd: Partito che non lo ha certo allontanato. Anzi.
Alle ultime elezioni regionali dello scorso ottobre il gruppo Vitrano ha candidato proprio Ciccio Riggio, naturalmente nella lista del Pd, naturalmente nel collegio di Palermo.
Riggio non è stato eletto ma, se non ricordiamo male, ha raggranellato oltre 5 mila voti di preferenza. Voti andati al Pd.
Non ci risulta che Gaspare Vitrano e Ciccio Riggio – i politici che hanno controllato il Ciapi di Palermo (in gestione consociativa con altri esponenti politici di vari partiti, per carità!) negli ultimi sette-otto anni – siano usciti dal Pd. Anzi, ci risulta che siano ancora in questo Partito.
Ricordiamo questo tanto per mettere alcuni puntini sulle i. In ogni caso, se volete notizie più dettagliate su Gaspare & Ciccio potete rivolgervi direttamente a Totò da Mussomeli, al secolo Totò Cardinale, già parlamentare nazionale del Pd (ovviamente!) e già Ministro della Repubblica, detto anche Ministro della Repubblica dei call center, visto che, da Ministro siciliano, pensava che il futuro di tutti i giovani siciliani fosse quello di lavorare nei call center per rispondere al telefono
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