L'annuncio è arrivato durante il consiglio d'amministrazione del giornale. La società editrice Edisud spa è tornata in mano all'imprenditore dopo il dissequestro del suo patrimonio da parte della corte d'appello del tribunale Misure di prevenzione
Ciancio vuole la liquidazione della Gazzetta del Mezzogiorno «Svelato il suo vero volto. Abbandona la nave in tempesta»
«Vergogna. Mario Ciancio Sanfilippo ha gettato la maschera del vecchio gentiluomo siciliano per rivelare il volto del comandante che abbandona la nave nella tempesta». Sono le dure parole scelta dal comitato di redazione della Gazzetta del Mezzogiorno per comunicare, nella prima pagina di oggi del quotidiano, la volontà dell’editore etneo di mettere in liquidazione la Edisud, società editrice del giornale cartaceo più diffuso in Puglia e Basilicata. L’annuncio è stato reso noto durante il consiglio d’amministrazione.
Mario Ciancio è tornato a gestire i suoi affari dopo la vittoria giudiziaria al tribunale Misure di prevenzione. Dove i giudici della corte d’Appello a fine marzo hanno disposto la restituzione del suo immenso patrimonio. Finito, 916 giorni prima, sottoposto a un decreto di sequestro e relativa confisca per un valore di 150 milioni di euro. A chiedere e ottenere i sigilli era sta la procura di Catania, la stessa che ha portato l’imprenditore a processo per concorso esterno in associazione mafiosa.
Da qualche settimana il potente uomo d’affari 87enne ha ripreso in mano anche il timone de La Sicilia, principale organo d’informazione cartaceo dell’isola. Ma la partita più urgente, almeno per il momento, sembra essere quella sul fronte pugliese, con un quotidiano finito in una crisi profonda. Il 29 aprile il cda di Edisud aveva convocato l’assemblea dei soci per rassegnare le dimissioni dei suoi componenti. Un atto dovuto proprio in virtù del fatto che la vecchia proprietà era tornata in pista e quindi nella possibilità di rinnovare l’organo di gestione. Ipotesi che però non si è concretizzata per un presunto cavillo proprio nella convocazione. Il faccia a faccia si è comunque tenuto – per la famiglia Ciancio era presente l’avvocato ed ex editore Vito Branca – ma si è concluso con le sole dimissioni del vecchio cda. Rimasto di fatto al suo posto dopo l’intervento del tribunale di Catania. Adesso l’ultimo colpo di scena in questa intrigata storia. «L’editore sta esplicitando il suo totale disinteresse per la Gazzetta – scrive il comitato di redazione – Ci eravamo illusi che 18 mesi di battaglie legali lo avessero motivato a dimostrare all’Italia intera che la famiglia Ciancio Sanfilippo era pronta a ripartire». Così però non sembrerebbe.
Un riferimento, quello fatto alla famiglia, non casuale. La società con sede a Bari Edisud – durante il sequestro finita in mano agli amministratori giudiziari Angelo Bonomo e Luciano Modica– come emerge dai documenti della Camera di commercio annovera tra i proprietari i quattro figli dell’87enne editore: Angela, Rosa Emanuela, Natalia e Domenico. Le parti restanti sono di tre società: Iniziative editoriali siciliane, Messapia e Denver consulting. Quest’ultima, con il 30 per cento delle quote, fa riferimento dell’imprenditore romano, immobiliarista e collezionista d’arte Valter Mainetti. Impegnato, come Ciancio, nel settore dell’editoria e proprietario de Il Foglio.
Per evitare il fallimento del quotidiano pugliese gli amministratori giudiziari l’estate scorsa avevano chiesto il concordato preventivo. In quel frangente era emersa anche la possibilità che proprio Mainetti potesse diventare – con le garanzie finanziarie della Banca popolare di Bari – il socio di maggioranza di Edisud. Lo scenario però non si è concretizzato e intanto l’istituto di credito pugliese è collassato in un profondo rosso.
«Abbiamo accettato pesanti sacrifici – continua il comitato di redazione – tagli progressivi, intere mensilità perdute nel calderone dei debiti societari. E questo dopo che per tutti gli anni della gestione Ciancio abbiamo subito stati di crisi, prepensionamenti, contratti di solidarietà e riduzione di stipendio che ci venivano prospettate come manovre indispensabili e definitive per mettere i conti in sicurezza». Cosa succederà adesso? «Serve nuova luce per capire come si siano inspiegabilmente deteriorati i bilanci degli ultimi anni. Non volevamo credere a quello che vedevamo: un editore che assiste noncurante alla distruzione di un giornale. Adesso abbiamo capito che non era solo noncuranza. Era consapevole avallo e forse solo il tempo ci dirà a quale disegno risponde questa sistematica demolizione».