Dopo aver appreso del rinvio a giudizio per l'editore de La Sicilia, l'amministrazione guidata da Enzo Bianco ha annunciato la scelta, dopo anni di polemiche al riguardo. Per Goffredo D'Antona, avvocato della famiglia del commissario ucciso dalla mafia, il voler attendere questo momento «è stato rischioso»
Ciancio, Comune si costituisce parte civile dopo anni Legale Montana: «Potevano farlo in fase preliminare»
L’imprenditore, editore e condirettore de La Sicilia Mario Ciancio Sanfilippo ieri mattina è stato rinviato a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa. La decisione è stata presa dalla giudice per l’udienza preliminare Loredana Pezzino, il cui pronunciamento sulla questione era atteso da mesi. Il processo, dunque, si farà. E comincerà il 20 marzo 2018. Poche ore dopo la diffusione della notizia, il Comune di Catania ha inviato una nota in cui ha annunciato di volersi costituire parte civile nel procedimento.
«Esprimo la massima fiducia nell’operato della magistratura – si legge nel comunicato a firma di Enzo Bianco – e mi auguro che questa delicata vicenda possa essere definita quanto prima. Come previsto dal regolamento per reati di questo tipo – continua il testo – il Comune, ovviamente, si costituirà parte civile nel processo a carico dell’imprenditore». Espressioni che alcuni considerano ambigue per una costituenda parte civile, soprattutto in un momento come quello che precede il dibattimento di un’udienza preliminare, e che seguono anni di polemiche proprio sulla mancata scelta in tal senso da parte dell’amministrazione.
La decisione arriva infatti solo adesso dopo essere però stata richiesta da più parti nella prima fase dell’iter processuale, culminata nel 2015 con l’assoluzione decisa dalla magistrata Gaetana Bernabò Di Stefano, fortemente criticata in seguito dal capo dell’ufficio del gip di Catania Nunzio Sarpietro. A tal proposito, dopo un vespaio di critiche, il Comune aveva inoltrato una nota dove spiegava le motivazioni del gesto. «L’amministrazione Bianco – scrivono da Palazzo degli elefanti – nel novembre del 2013 ha adottato una delibera con cui si stabilisce che l’avvocatura comunale dovrà costituirsi parte civile per ottenere il risarcimento dei danni quale parte offesa nei processi di mafia o di criminalità organizzata commessi in tutto il territorio di Catania».
Ma chiariva anche che ciò sarebbe avvenuto «nella fase preliminare di un procedimento solo quando la denunzia all’autorità giudiziaria proviene, come già accaduto con questa amministrazione, dallo stesso Comune, oppure quando il pubblico ministero che ha condotto le indagini notifica all’ente di averlo individuato come possibile parte offesa». Sono entrambi casi non aderenti al procedimento aperto nei confronti di Mario Ciancio. «In assenza di tale notifica – concludeva il testo – il Comune si costituirà parte civile immediatamente dopo il rinvio a giudizio». Come ha infatti dichiarato di voler fare, dopo la scelta di ieri della magistratura.
Ma la scelta fa storcere il naso a chi, da sempre, aveva premuto per un passo in avanti da parte della giunta. «Avevo già detto che era inopportuno che i Montana fossero stati lasciati soli in quella fase – spiega Goffredo D’Antona, avvocato dei familiari del commissario ucciso da Cosa nostra, unici ad essersi costituiti nel momento preliminare – Ho letto la delibera che dice che il Comune si costituisce dopo il rinvio a giudizio ma dal punto di vista tecnico, oltre che politico, la cosa è rischiosa. Si sa infatti che se non ci si costituisce in fase preliminare, si corre un pericolo enorme – conclude il legale – perché se per esempio si sceglie per il rito abbreviato, non si può più avere la possibilità di farlo in seguito».