Liberare l’offerta e la fruizione di strumenti digitali per la ristorazione. È un vero e proprio manifesto di pensiero, prima ancora che un business, quello ideato da Patrizia Guarino, siracusana d’origine e catanese d’adozione, e del lombardo Federico Bernardi. Professionista del marketing digitale lei, software architect lui, entrambi trapiantati a Londra, nella primavera 2020 in piena pandemia da Covid-19, si sono chiesti cosa potessero fare per avvicinare ristoratori e clienti in un momento così difficile. «Quei locali sono il cuore delle nostre comunità, porti sicuri che animano le nostre strade, luoghi di socializzazione di cui al momento siamo privati». Nasce da qui Chivado (letto in inglese, Ci-vado): un’app per aiutare ristoranti, bar, gastronomie e piccoli negozi di cibo pronto al consumo a raggiungere i clienti online. In modo alternativo alle attuali piattaforme «che spesso sottraggono fino al 30 per cento di fatturato – spiega Guarino – Concentrati sul generare fedeltà tramite sconti ai clienti, richiedono significativi sforzi e investimenti da parte degli esercenti». Impossibili da sostenere, specialmente durante le continue chiusure. «Ordinare via Chivado significa anche fare una scelta più ampia, ovvero decidere di supportare i ristoratori», sottolinea Guarino.
Guardare alla Sicilia per il loro esperimento è stato spontaneo, così come coinvolgere altri giovani isolani trapiantati in UK. Tra queste anche la catanese Sofia Valenti che, trasferitasi a Londra cinque anni fa, è entrata a fare parte del team di Chivado. «È una piattaforma digitale che permette agli esercenti di mantenere un rapporto diretto con i clienti. Basta registrarsi all’app per allestire una vetrina digitale, con file multimediali, la storia dell’attività, un menu interattivo o consigli per gli utenti – spiega Valenti – In più, i clienti possono accedere alla lista dei ristoratori sull’app e ai loro contenuti, oppure possono scansionare il qr code, se si trovano al locale». Da lì possono ordinare (sul posto o da casa, con le attività di asporto e domicilio offerte dalla stessa attività consultata), ma anche inoltrare i menu per consigliare un amico o organizzare una cena a distanza. Il tutto senza costi di intermediazione: così i clienti risparmiano e «tutto l’incasso va direttamente all’esercente». Abbattendo il sistema di commissioni che tanto scoraggia le attività ad affrontare il passaggio al digitale.
Anche l’ingresso nella piattaforma è totalmente gratuito, né ha bisogno d’iscrizione per i clienti. Ma come fare a offrire una vetrina digitale senza gravare sui ristoratori e sugli utenti? La risposta di Chivado è stata semplice: non prevedendo un proprio servizio di asporto e domicilio che resta una possibilità organizzata dai singoli ristoratori e utilizzando modelli conosciuti e già visti in altri settori, come i prodotti di Google. «Un sistema a cui siamo ormai abituati per tanti servizi online, compresa l’informazione, ma che ancora non era stato applicato al mondo della ristorazione», spiega Guarino. Oggi la rivoluzione è però necessaria: «Durante il primo lockdown, abbiamo notato che ci sono parti della società che non hanno servizi digitali coinvolgenti ed efficienti, eppure il problema di fare business è aumentato con la pandemia – conclude la co-fondatrice – Adesso più che mai abbiamo bisogno di creare un rapporto orizzontale tra cliente ed esercente. E ricordare che il cibo è sempre esperienza anche se fruito digitalmente».
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