Chiusura certa per Nokia Siemens a Catania «Un’altra multinazionale lascia l’Etna valley»

«Non è solo un problema per i lavoratori, lo è anche per la città: è una multinazionale che se ne va dalla Sicilia». Nokia Siemens networks chiude la sede di Catania e la decisione è irrevocabile. Davanti alle scelte della dirigenza internazionale dell’azienda, le proteste dei 31 lavoratori etnei che rimarranno disoccupati non sono servite a molto. E neanche l’interessamento di Comune e Provincia, che hanno incontrato martedì Maria Elena Cappello, amministratore delegato di Nokia Siemens Italia. All’appuntamento in prefettura, «Cappello non ha fatto altro che ripeterci in faccia quello al quale già ci eravamo quasi rassegnati: siamo dipendenti in esubero e la sede catanese non può restare aperta». Le parole di Antonio Altana, delegato sindacale di Fiom-Cgil, da 13 anni dipendente di Nokia Siemens networks, non fanno trasparire speranze.

«I licenziamenti coinvolgono le sedi di tutto il mondo», continua Altana, ma la razionalizzazione parte dalla periferia dell’impero. A febbraio era toccato allo stabilimento di Palermo, coi suoi quattro dipendenti che da settembre avrebbero dovuto trasferirsi a Catania; adesso a chiudere i battenti è proprio la struttura all’ombra dell’Etna, ritenuta superflua e «non strategica». Il 2 luglio scorso era stato annunciato l’avvio della procedura di mobilità, adesso ai lavoratori non resta altro che aspettare che i 75 giorni previsti dalla legge finiscano, con la certezza che quando si saranno esauriti per loro ci sarà il licenziamento. Ma non tutto è perduto: «L’azienda ci ha dimostrato stima e rispetto, ci hanno fatto capire di non volerci abbandonare». Per questo, si stanno cercando delle soluzioni alternative.

Il prossimo tavolo di discussione è atteso per domani, quando in prefettura si incontreranno ancora i vertici nazionali del gruppo e le istituzioni. «L’idea è quella di tentare nuove strade – spiega Altana – con aziende che siano disposte ad acquisire il patrimonio di professionalità formato da Nokia Siemens networks in questi anni». I dipendenti, quindi, possono sperare di essere assorbiti da nuove aziende: «È impossibile trovarne dello stesso livello di quella che lasciamo». Ma sarebbe comunque un lavoro.

Nel frattempo, però, i lavoratori stanno decidendo se accettare la buonuscita proposta dall’azienda in cambio delle dimissioni e della rinuncia a qualunque pretesa nei confronti di Nokia Siemens networks. All’indomani dell’apertura della mobilità, infatti, ai dipendenti a rischio disoccupazione erano stato offerto un pacchetto che comprendeva il pagamento di 20 mensilità, oltre al trattamento di fine rapporto. «Per decidere se accettarlo oppure no, ci danno tempo fino a settembre». Cioè finché non sarà chiaro se troveranno spazio in nuove realtà lavorative o dovranno rispolverare i propositi – manifestati da molti degli assunti più giovani – di lasciare Catania. E l’Italia.

[Foto di smith]


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La conferma, alla fine, è arrivata: la multinazionale delle telecomunicazioni non vuole continuare a investire in Sicilia. Per questo, nel capoluogo etneo chiuderà anche l'ultimo degli stabilimenti attivi. I 31 lavoratori, concluso il periodo di mobilità, saranno disoccupati. A meno che non si trovi un compromesso: per esempio, che siano assorbiti da un'azienda simile, che possa sfruttare le loro potenzialità. Domani un nuovo incontro in prefettura

La conferma, alla fine, è arrivata: la multinazionale delle telecomunicazioni non vuole continuare a investire in Sicilia. Per questo, nel capoluogo etneo chiuderà anche l'ultimo degli stabilimenti attivi. I 31 lavoratori, concluso il periodo di mobilità, saranno disoccupati. A meno che non si trovi un compromesso: per esempio, che siano assorbiti da un'azienda simile, che possa sfruttare le loro potenzialità. Domani un nuovo incontro in prefettura

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