Chi era l’agente di polizia penitenziaria ucciso dal fango Conosciuto nella sua Rosolini, trasferito da poco a Noto

Lavorava nel carcere di Noto, dove prestava servizio come agente di polizia penitenziaria solo
da pochi mesi, Giuseppe Cappello, il 52enne di Rosolini vittima della violentissima ondata di maltempo che ieri sera si è abbattuta sul versante orientale della Sicilia, tra Siracusa e
Ragusa. Lascia la moglie e due figli. 

Fino alla tarda mattinata di ieri era proprio lì, tra i corridoi e
le celle netine, educato e pronto al saluto come sempre. Poche ore dopo la tragedia.
Il suo telefonino e la sua auto, una Dacia Sandero, sono stati ritrovati stanotte lungo la strada statale 115,
tra Rosolini e Noto. Di lui inizialmente nessuna traccia e i vigili del fuoco hanno lavorato per
tutta la notte mentre continuava ad imperversare la pioggia torrenziale. Infine, alle prime luci
dell’alba, il ritrovamento
che ha posto fine a tutte le speranze e gettato nello sconforto tutta la
comunità di Rosolini, dove Cappello era molto conosciuto. 

Su cosa sia accaduto, al momento, ci sono solo ipotesi. La vettura è stata trovata a bordo strada, nei
pressi della zona dove è esondato il fiume Tellaro, probabilmente è rimasta in
panne a causa dell’acqua e del fango
che hanno invaso la sede stradale, rendendola
impercorribile. Dato che era impossibile procedere, l’uomo sarebbe sceso dall’auto e a quel
punto sarebbe stato direttamente travolto o sarebbe scivolato e, senza più appigli, trascinato via
dalla corrente in un terreno a circa 500 metri di distanza

Tutti, colleghi e conoscenti, lo ricordano oggi come una persona buona e che amava il suo
lavoro, che svolgeva con un grande senso del sacrificio e del dovere. Era felice del
trasferimento a Noto
, che gli aveva permesso di avvicinarsi ulteriormente alla sua Rosolini dopo
anni di servizio in altre strutture del territorio.

Valentina Frasca

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