L'esperto contabile, dopo l'elezione del primo cittadino, ha ricoperto una serie di incarichi chiave. Da ex capo di gabinetto a ragioniere generale, per la Dia avrebbe avuto un ruolo decisivo nella mala gestione dell'appalto dell'immondizia. Il suo ufficio è stato sequestrato, lui interdetto, mentre il sindaco parla di «rabbia e amarezza»
Chi è Rosso, il dirigente accusato di corruzione Da braccio destro di Bianco a «ladro di futuro»
Un curriculum di sei pagine, una laurea presa a 42 anni e una lunga serie di incarichi orbitanti nel mondo della politica. Gli stessi che, a partire dal 2013, di fatto lo hanno reso uno degli uomini forti dell’amministrazione di Catania guidata dal sindaco dem Enzo Bianco. Tutti nei corridoi di palazzo degli Elefanti, dove ha sede il municipio, lo consideravano «il braccio destro» dell’ex ministro degli Interni. Massimo Rosso nel giro di pochi anni era diventato presidente della Società per il servizio di regolamentazione dei rifiuti della provincia di Catania, luglio 2013, capo di gabinetto del primo cittadino, ottobre 2013 e, infine, il 20 luglio 2016 ragioniere generale. In poche parole un fedelissimo di Bianco. Oggi per Rosso si apre un nuovo capitolo, in cui vengono messe nero su bianco accuse e ombre. La porta del suo ufficio è sbarrata. Un foglio attaccato dalla Direzione investigativa antimafia spiega che «il locale è sottoposto a sequestro». Per lui, e per gli altri coinvolti nell’inchiesta Garbage affair, i magistrati della procura di Catania non usano mezzi termini: «Sono ladri di futuro. Hanno rubato a quei cittadini che ogni giorno si fanno il mazzo per andare avanti».
L’attuale direttore della ragioneria del Comune, ed ex capo di gabinetto, è stato interdetto per un anno ed è accusato di corruzione. Sarebbe stato una delle pedine decisive nel determinare la mala gestione dell’appalto settennale per il servizio di raccolta dei rifiuti nel capoluogo etneo. Un affare complessivo da 350 milioni di euro che però, ben tre volte, non è stato aggiudicato da nessuna ditta, dando così il via libera a ben quattro proroghe del servizio. Un ponte in via emergenziale che singolarmente equivale a una torta da 11 milioni di euro ogni 106 giorni. Insieme a Rosso compare il nome di Orazio Fazio. Un 64 enne entrato a Palazzo degli Elefanti anni addietro per chiamata diretta grazie allo status di invalido civile. Ma capace di scalare le gerarchie dirigenziali tanto da diventare da impiegato inquadrato nella categoria B2, che nella scala dei funzionari equivale a un medio livello, a titolare di ruolo apicale nella direzione Ecologia e Ambiente. Bianco, attraverso un breve comunicato, si dice «tradito» e pieno di «rabbia e amarezza». Ma è innegabile che questa vicenda avrà un ripercussione decisiva anche su campi diversi da quelli giudiziari. Della politica in questa inchiesta non c’è traccia, come ha spiegato il procuratore capo Carmelo Zuccaro. Ma è stato lo stesso magistrato a rimandare a quel mondo per le eventuali scelte di opportunità.
Fazio e Rosso, nonostante i ruoli ricoperti in Comune, avrebbero anche offerto consulenze contabili e commerciali al gruppo capeggiato dagli imprenditori del settore dei rifiuti, indagati, Antonio e Francesco Deodati. Il primo, originario di Roma, era il comproprietario della Ipi srl. Affidataria nel Comune di Catania, insieme a Oikos, del primo appalto settennale a partire dal 2011 e fino a gennaio 2017. Subito dopo è il tempo della gara ponte e l’unica offerta messa sul tavolo quella del neonato consorzio Seneco, con dentro Eco.Car e Senesi. Cambiano i nomi ma la sostanza è la stessa. L’amministratore unico di Eco.Car è il secondo dei Deodati finito oggi sott’inchiesta, quel Angelo che di Antonio è cugino. In Senesi c’è un altro nome: quello di Rodolfo Briganti. Non indagato in questa vicenda ma già arrestato nell’blitz Gorgoni per il connubio mafia-rifiuti nel territorio di Aci Catena. In mezzo, a ingrassare un quadro già a tinte fosche, ci sono le interdittive antimafia e i commissariamenti, arrivati in tempi e modalità diverse nel corso di questi anni.
Il re dei rifiuti Antonio Deodati per continuare a occuparsi di monnezza si sarebbe fatto carico anche del pagamento dell’affitto di un appartamento a Roma. Beneficiarie le figlie dell’ex capo di gabinetto del sindaco. Una locazione da 20mila euro ogni anno a cui si aggiungerebbero anche un serie di regali. I magistrati parlano di vacanze, smartphone e computer. «Quello mi ha chiesto un pc», diceva intercettato il dipendente indagato Antonio Natoli. Dall’altro lato della cornetta Deodati non usa mezzi termini: «Orazio (Fazio, ndr) ha rotto il cazzo. Ho speso 6600 euro per le vacanze».
Chi si occupa dell’appalto dei rifiuti si sarebbe premurato anche delle assunzioni, che sarebbero state riservate ai fidanzati delle figlie di Rosso. Il ragioniere del Comune, originario di San Giovanni La Punta, è specializzato nella finanza pubblica. Iscritto all’albo dei dottori commercialisti nel 2010 è stato componente del collegio dei revisori dei conti del teatro Stabile. Il pezzo forte del suoi incarichi però sono legati alla galassia della politica. Dal 2003 al 2009 ha fatto parte del collegio dei revisori dei conti del Comune. Poco dopo era approdato al municipio di Caltagirone come esperto del sindaco per le discipline economico-finanziarie. Soldi e conteggi sono sempre stati il suo pane quotidiano.