Un ruolo che nessuno voleva e che finisce nelle mani dell'ex questore di Palermo: una carriera lunghissima impostata sulla lotta alla criminalità organizzata, dalla caccia a Messina Denaro alla cattura dei latitanti dei Casalesi. L'ultimo incarico da commissario a Partinico
Chi è Guido Longo, che guiderà la sanità calabrese Dalle stragi di mafia alla poltrona più scomoda d’Italia
È l’uomo degli incarichi impossibili, non poteva che finire sulla poltrona più calda di tutta Italia, quella di commissario straordinario per affrontare l’emergenza Covid in Calabria. Guido Nicolò Longo, prefetto in pensione, già questore di Palermo, oltre che di Caserta e Reggio Calabria ed ex dirigente di squadra mobile, Dia e Servizio centrale.
65 anni, catanese di nascita, e una lunga carriera che spesso ha incrociato i suoi destini con Palermo. Prima alla Squadra mobile come dirigente delle sezioni Narcotici e Omicidi, poi come vicecapo della squadra mobile nel periodo caldo delle stragi di mafia, a cavallo dei primi anni ’90. Epoca in cui alla guida del reparto c’era Arnaldo La Barbera, l’uomo dai mille segreti che – come dice la sentenza del Borsellino quater – ebbe «un ruolo fondamentale nella costruzione delle false collaborazioni con la giustizia ed è stato altresì intensamente coinvolto nella sparizione dell’agenda rossa». Tornerà più volte a Palermo, nel frattempo matura anche un’esperienza in Campania, a Caserta, dove arriva subito dopo la strage di Castel Volturno, mettendo a segno due importanti colpi, gli arresti dei superlatitanti dei Casalesi Antonio Iovine e Michele Zagaria.
Da questore nel capoluogo siciliano, dove era tornato nel 2016, aveva il sogno di catturare Matteo Messina Denaro. Non ci riuscì, ma ha comunque messo a posto dei tasselli importanti per la lotta alla mafia. Lasciò Palermo due anni dopo per andare a occupare il ruolo di prefetto di Vibo Valentia. «È sulla verità che si imposta un futuro serio» furono le sue ultime parole da questore. Dalla Sicilia alla Calabria, dalla mafia alla ‘ndrangheta, per poi tornare ancora in Sicilia – e ancora alla mafia –. Il suo ultimo incarico, infatti, è stato quello di commissario del Comune di Partinico dopo lo scioglimento per mafia dell’amministrazione della cittadina, che di lì a poco avrebbe ospitato il primo covid-hospital del Palermitano. L’ultima sfida sarà quella di gestire la sanità calabra, un posto che nessuno voleva, per una persona abituata alle pressioni di ruoli complicati.