Chi è Giulivi, l’attivista che ha congelato Cancelleri Online lo insultano, lui replica: «Così tutelo il M5s»

«Il mio intento è tutelare il Movimento 5 stelle da gravi fatti e dinamiche che lo snaturano e lo indeboliscono proprio alle porte di un appuntamento così importante come quello delle regionali siciliane». Mauro Giulivi è l’attivista palermitano che al momento tiene sotto scacco l’intero Movimento siciliano, a cui però continua a giurare attaccamento e fedeltà. Storico componente del meet up del capoluogo, sin dai tempi degli Amici di Beppe Grillo, è stato lui a presentare ricorso dopo essere stato escluso dalla Regionarie, le consultazioni online che hanno visto trionfare Giancarlo Cancelleri, candidato alla presidenza. E adesso il giudice di Palermo ha deciso di sospenderne l’esito, trovando fondate le contestazioni.

Come ricostruito dal suo avvocato, Giulivi avrebbe dovuto candidarsi alle Comunarie di Palermo ma in quell’occasione non ha sottoscritto il codice etico. «Ma Giulivi – ha spiegato il legale Lorenzo Borrè – era stato avvisato poche ore prima e per email. Lui ha chiesto più tempo e soprattutto ha manifestato la volontà di leggere preventivamente il documento che avrebbe dovuto sottoscrivere. A questa richiesta, però, non è mai arrivata una risposta. Nei mesi successivi ha continuato a partecipare da attivista al movimento, ma quando ha provato a presentarsi alle Regionarie gli è stato detto che era escluso perché su di lui pende un provvedimento disciplinare»

Giulivi, in un lungo post sul suo profilo Facebook, racconta che «a seguito di uno scambio di mail in cui chiedevo di essere reinserito dal momento che ritenevo e ritengo di essere in possesso di tutti i requisiti necessari, intuivo che in realtà la mia esclusione era, probabilmente, voluta. Dopo diversi giorni di colloqui in cui ho chiesto bonariamente e senza pubblicità alcuna, di far valere il mio diritto di partecipare alla selezione, mi sono visto costretto a rivolgermi ad un legale. Dopo circa due mesi si è finalmente giunti all’udienza cautelare». 

Giulivi è un attivista storico del Movimento palermitano. È stato candidato alle Regionali di cinque anni fa, ottenendo una settantina di voti. Un risultato che, dopo le dimissioni del deputato regionale Giorgio Ciaccio, anche lui rinviato a giudizio per l’affaire firme false, gli dovrebbe consentire di subentrare al suo posto. Ma le dimissioni di Ciaccio non sono però state ancora votate dall’aula. Giulivi è inoltre compagno della parlamentare nazionale Chiara Di Benedetto, vicina all’ala dei cosiddetti monaci guidata da Riccardo Nuti, l’ex leader palermitano del M5s sospeso in seguito all’inchiesta sulle firme false per le elezioni amministrative del 2012.

L’attivista ci tiene a precisare che la sua iniziativa, «a prescindere dalla decisione presa dal giudice, è una battaglia di trasparenza e rispetto delle regole, valori fondanti del Movimento che seguo e sostengo ormai da diversi anni e che prima di arrivare a questo stadio, proprio in virtù del rispetto per il Movimento e per ciò che rappresenta, per settimane ho cercato il dialogo e la mediazione, ma niente da fare, ho ricevuto solo picche e porte in faccia». 

Ribadisce di voler difendere «i principi della trasparenza e dell’orizzontalità che sono alla base del Movimento 5 stelle ed è in nome di tali principi che ho sempre agito». E disegna lo scenario più plausibile: «Basterà rispettare le decisioni del giudice che ha accolto il mio ricorso e ripetere le votazioni. È importante tenere la #Barradritta, non possiamo permetterci sbavature, noi che siamo l’unica alternativa per la Sicilia e per il nostro Paese». 

Nella prima ora successiva alla pubblicazione del post, diversi simpatizzanti e attivisti del Movimento hanno commentato criticando duramente Giulivi. «Ok anche a te una settimana di celebrità. Ora diventerai l’eroe di tutti i nemici del Movimento. Addio per sempre», scrive uno. E ancora, un altro utente: «Non mi pare proprio il tempo storico adatto per queste battaglie legali. Se veramente hai a cuore gli interessi del M5s, capirai certamente che la posta in gioco per il futuro della Sicilia e forse dell’Italia è troppo alta per mettere in mezzo rancori personali». 


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