Charlie P, il rapper catanese innamorato dei manga «Tra musica e cultura, cavalco l’onda social»

Ama le sfide e non se ne lascia sfuggire una. Charlie P, pseudonimo di Cesare Grillo, è un trentunenne catanese, cantante, autore, disegnatore di manga, che vanta anche esperienze di conduzione radiofonica e televisiva. Poliedrico e fantasioso, è appassionato di soul e r&b, ma affonda le sue radici artistiche nell’hip hop. Una soluzione stravagante figlia dell’interazione fra sound e tematiche molto diverse.

Da Cesare Grillo a Charlie P, come nasce il tuo alter ego artistico?

«Il mio nome d’arte nasce da Charlie Parker, l’eclettico musicista americano. Nonostante io non sia un esperto di jazz, mi sono ispirato a lui, l’inventore del bebop. E’ stato un rivoluzionario, che ha portato avanti le sue idee, affrontando anche il disprezzo. È stato un innovatore rimanendo e la storia lo ricorda per questo».

Anche il tuo sound è rivoluzionario ma al contempo trasversale.

«Negli anni dell’adolescenza mi sono appassionato all’hip hop, soprattutto alle cover che gli artisti degli anni ’90 realizzavano in chiave rap. Mi divertivo a scoprire quali fossero i brani originali dai quali i rapper prendevano spunto e così ho iniziato a conoscere il funk, il soul e il rhythm and blues. Pur apprezzando l’immediatezza e l’aggressività dell’hip hop, quello in cui mi ritrovavo di più erano i generi da cui prendeva spunto. La trasversalità della mia musica nasce da questo. Non sono un rapper ma, con un pizzico di presunzione, posso dire di creare un giusto mix tra hip pop, pop, soul, r&b, blues e, nei pezzi ai quali sto lavorando al momento, anche elettronica».

Tra le tue passioni c’è anche il Giappone, dal quale prendi spunto nella tua musica.

«Non ci sono influenze musicali ma culturali. Il popolo giapponese è molto legato all’introspezione e nei miei testi attuali ce n’è tanta. Anche la caducità delle cose è un leitmotiv della cultura orientale, l’importanza del godimento di un momento che, per quanto bello, è comunque destinato a finire; uno status malinconico in cui spesso mi ritrovo, nonostante da bravo italiano sia anche un gran caciarone. La cura per l’estetica, l’attenzione per ogni dettaglio e la ricerca della perfezione sono tutti aspetti di quella cultura che mi affascinano enormemente e fanno anche un po’ parte di me, tanto che nel mio lavoro curo moltissimo la forma oltre che i contenuti. Inoltre, quando ho vissuto in Giappone, ho lavorato a un progetto con un producer del posto, Dj Shin, e un rapper canadese, Willy Styles. Questo mi ha permesso di unire la mia passione per l’oriente con quella per la musica americana».

Sing in December è un’iniziativa tanto fantasiosa quanto attuale, come ti è venuta l’idea?

«Tornavo da Milano e pensavo di realizzare qualcosa di nuovo, qualcosa che non avesse ancora fatto nessuno, una nuova sfida insomma. Così ho pensato di creare 31 cover per 31 giorni, cioè per l’intero mese di Dicembre, cavalcando l’onda social del momento, Instagram. Dovendo limitare la durata delle canzoni a soli 15 secondi, ho scelto di non porre limiti alla musica, cantando e ri-arrangiando le canzoni che più mi piacciono, prevalentemente r&b e soul, a prescindere se fossero conosciute dal grande pubblico. Sono contento del risultato finale, soprattutto per l’ottimo riscontro che ha avuto non solo sui fan ma anche sugli addetti ai lavori, dai quali ho ricevuto diverse offerte di collaborazione».

Non solo cantante ma anche autore.

«Nel corso degli anni ho avuto modo di scrivere brani per diversi artisti fra cui Ensi, Andrea D’Alessio (X-Factor 2013, ndr) e Giulia Renti. Ho collaborato come autore anche con Karkadan, un rapper tunisino che mi ha dato la possibilità di trattare tematiche a me estranee fino a questo momento, talune anche molto forti, provenienti da un punto di vista diverso dal mio. Quella dell’autore è un’attività che da sempre mi dà tante soddisfazioni; mi riempie d’orgoglio ricevere apprezzamenti da parte di artisti con la A maiuscola».

Ci sono altri progetti per il futuro?

«Al momento sto curando l’attività del mio gruppo, Charlie P & The beards, la band che mi accompagna in giro per i locali. Sto inoltre scrivendo nuove canzoni per un nuovo progetto targato Charlie P, più innovativo rispetto alle produzioni precedenti. Però mi fermo qui, non posso svelare altro».


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