Cgil e Uil troppo ‘teneri’con il Governo siciliano. La Cisl prende le distanze

IL SINDACATO DI MAURIZIO BERNAVA NON CI STA A REGGERE IL MOCCOLO AD UN ESECUTIVO REGIONALE DANNOSO QUANTO QUELLO NAZIONALE

La Cisl siciliana non parteciperà alle manifestazioni indette a livello territoriale per il 15 novembre in occasione dello sciopero contro la legge di stabilità del governo Letta, pur confermando l’adesione alla giornata nazionale di mobilitazione. Il dissidio del sindacato di Bonanni e Bernava dagli altri due sindacati si deve alla indisponibilità di Cgil e Uil siciliane a cogliere l’occasione della mobilitazione di venerdì 15 per investire anche la Regione e gli enti locali dell’Isola dell’urgenza di assumere “scelte chiare e necessarie” in direzione delle politiche sociali, degli investimenti, dell’occupazione. Una decisione per la quale la Cisl esprime il suo rammarico, in un documento approvato all’unanimità dall’esecutivo regionale del sindacato, il 6 novembre scorso e, anzi “stigmatizza” la rigidità di Cgil e Uil a non voler trovare una sintesi e la loro conseguente scelta di proclamare lo sciopero senza la Cisl.

In Sicilia, scrive la Cisl, “l’emergenza economica e sociale è drammatica, la crescita non si vede all’orizzonte e Regione ed Enti locali si trascinano in condizioni finanziarie disperate. Questa condizione rende indispensabile che allo spostamento di risorse dagli sprechi alle fasce più bisognose e allo sviluppo, concorrano assieme allo Stato, Regione ed enti locali. Il sindacato deve mettere in campo strategie nuove e iniziative meno rituali, avanzare proposte con mobilitazioni che facciano sentire le persone protagoniste e partecipi delle scelte delle Istituzioni locali, oltre che il Governo nazionale”. La Cisl Siciliana, quindi, il 15 novembre, aderirà allo sciopero nazionale di 4 ore sui posti di lavoro, senza partecipare a manifestazioni locali. E sabato 23 Novembre organizzerà una “unica manifestazione pubblica regionale aperta alle adesioni di associazioni e soggetti della rappresentanza sociale”.

Insomma, la Cisl continua la sua politica di forte critica al governo regionale alle sue scelte, diciamo così, che vanno in direzione contraria alla promozione dello sviluppo e della ripresa dell’occupazione nell’isola, mentre Cgil e Uil dedicano tutti i loro sforzi a mobilitare il mondo del lavoro contro le politiche del governo nazionale Letta-Alfano, escludendo dal mirino l’esecutivo siciliano targato Pd – Confindustria. Basti leggere l’ultimo comunicato di Claudio Barone, segretario regionale della Uil, a proposito dei dati disastrosi diffusi dallo Svimez sugli effetti della crisi in Sicilia. “La totale assenza di interventi contro la recessione da parte del Governo nazionale, sta creando – ha scritto Barone – effetti devastanti in particolare nel Mezzogiorno. Sono insufficienti i fondi per la Cassa integrazione e ammortizzatori in deroga senza i quali le aziende, in un tessuto produttivo già debole, chiudono e licenziano i lavoratori. E anche sui precari degli Enti locali, il cui costo non grava sulle casse dello Stato ma della Regione, ancora assistiamo a un incredibile scaricabarile che rischia di aggiungere ventimila lavoratori alla platea dei disoccupati”. Per Palazzo d’Orleans, poco più di un buffetto: “Anche la Regione deve fare la sua parte utilizzando al meglio le risorse europee semplificando e rendendo trasparenti le procedure burocratiche, che troppo spesso frenano lo sviluppo produttivo”.

E, mentre la Cisl si sfila dalle manifestazioni territoriali, arriva invece l’adesione del Comune di Palermo alla manifestazione del 15 in città. “per chiedere al Governo e al Parlamento nazionali un nuovo approccio ed una nuova filosofia in vista dell’approvazione dell’imminente manovra economica.

Per il sindaco Leoluca Orlando, “mai come in questo momento, gli interessi dell’amministrazione di Palermo, così come di tante amministrazioni locali, coincidono con quelli rappresentati dalle organizzazioni sindacali; mai come in questo momento, le politiche di contenimento della spesa pubblica si stanno trasformando in una mannaia sociale che rischia solo di deprimere ulteriormente l’economia creando nuovi disoccupati e nuovi poveri. Per questo – spiega il primo cittadino del capoluogo siciliano – facciamo nostra la battaglia affinché il riequilibrio dei conti pubblici si accompagni con una chiara scelta di campo per la coesione e la solidarietà sociale e perché siano individuati strumenti seri per il rilancio della crescita e dell’occupazione. Le Amministrazioni locali – conclude Orlando – sono oggi la linea di frontiera del rapporto fra Stato e cittadini e continuando nella politica di tagli e limitazioni alla spesa, si ritroveranno presto, se già non si trovano, nell’impossibilità di garantire i servizi essenziali. Di fronte ad un sistema di tagli indiscriminati e privi di una visione sociale, a farne le spese non sono e non saranno né gli sprechi né i meccanismi clientelari, ma soltanto i servizi essenziali e quindi, in ultima analisi, le fasce sociali più deboli e già provate dalla crisi”.


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