Durante il corteo da piazza Trento a piazza Verga più volte è stato ricordato il naufragio di Lampedusa durante il quale, esattamente sette anni fa, persero la vita 368 migranti a largo di Lampedusa. Guarda le foto
Centinaia di manifestanti per contestare Matteo Salvini Bruciate bandiere Pd e Lega. «Giustizia per migranti morti»
Se proprio qualcuno deve essere legato, quello è Matteo Salvini. Questo il concetto ribadito dalle centinaia di manifestanti che hanno preso parte al corteo di contestazione del leader leghista, che stamattina ha varcato le soglie del Palazzo di giustizia etneo per l’inizio dell’udienza preliminare del processo per sequestro di persona.
Un inizio coinciso con una data particolare: il 3 ottobre 2013 morivano infatti 368 migranti al largo di Lampedusa. Un evento che ha segnato la storia recente delle migrazioni. La coincidenza è stata oggi ricordata più volte lungo il tragitto che da piazza Trento porta a piazza Verga. Qui i manifestanti hanno trovato le transenne e gli agenti in antisommossa. Cori contro polizia e carabinieri accusati di avere blindato una città. Nessun contatto tra le parti ma in lancio di rotoli di carta igienica con impressa la faccia di Salvini.
Il leader del Carroccio non è stato l’unico politico contestato, le accuse sono state rivolte anche a Luigi Di Maio, fautore con Salvini dei decreti Sicurezza, ma anche a Marco Minniti. L’ex ministro degli Interni, quando il Pd era al governo, è stato il primo ad attuare politiche di contrasto all’immigrazione, con i finanziamenti e il sostegno alle forze libiche. Una scelta che, ancora oggi, non è stata perdonata. E a dimostrarlo è stata anche la bandiera del Partito democratico bruciata insieme a quella della Lega.
«La Sicilia non si legherà mai», urla dal megafono una studentessa, quando Salvini ha lasciato il tribunale e i suoi sostenitori – poche decine, alcuni arrivati dal Nord – si sono spostati al porto per la chiusura della convention del Carroccio. «Abbiamo bisogno di poter credere che le vittime del 3 ottobre, e chi ancora oggi è in Libia, possano avere il diritto di avere giustizia», dice un migrante.
Quando i manifestanti sono quasi tutti andati via, a tentare di varcare le transenne è un senzatetto. In mano il fagotto con i pochi beni che possiede. «Devo passare, io devo passare», dice rivolto alla polizia che è ancora in presidio. «Voi sbagliate, fate queste cose a quelli come me che vivono a terra, come i cani. Ma quando vengono con il martello a darmi fastidio non fate nulla. In quei casi non ci siete».