Una piccola
bara bianca portata a spalla con sopra un grande mazzo di fiori bianchi anche quelli. Davanti, durante il corteo, sono altri bambini a portare una enorme foto di Domenico Bandieramonte. Il bambino di quattro anni originario di Lampedusa che è morto il 14 luglio mentre si trovava ricoverato all’ospedale pediatrico di Taormina dopo un calvario tra vari nosocomi. Stando a quanto ricostruito finora, la causa del decesso, sarebbe stato un batterio contratto durante uno dei ricoveri ospedalieri. Sul caso, la procura ha aperto un fascicolo in cui si ipotizza il reato di omicidio colposo in ambito medico; mentre all’ospedale San Marco di Catania è stata istituita una commissione di indagine interna. «Era un bambino premuroso, attento, gioioso e pieno di vita», ha detto don Aristide Raimondi, sacerdote della parrocchia San Michele Arcangelo in via Sebastiano Catania dove questa mattina è stato celebrato il funerale. Una cerimonia a cui hanno preso parte anche diversi vigili del fuoco del comando provinciale di Catania. «La mamma ci ha detto che, come tanti altri bambini, aveva il sogno di diventare un pompiere», riferisce Rosario Maugeri il capo reparto dei vigili del fuoco.
«Tutta la comunità parrocchiale esprime
affetto e vicinanza alla famiglia che conosciamo da tanto tempo – ha sottolineato il prete che ha celebrato il funerale di Domenico – Quando il bambino stava male ed era ricoverato in ospedale, abbiamo pregato e speravamo che potesse salvarsi. Oggi – aggiunge don Aristide Raimondi – siamo qui ad accogliere con affetto i familiari per dare loro il nostro supporto. Dio ha accolto il piccolo Domenico nella sua gioia. Adesso speriamo che possa farsi luce sulla vicenda e che i genitori possano trovare la forza per andare avanti, anche per i due fratellini piccoli che hanno bisogno di cure e di affetto». Al rito hanno preso parte anche diversi vigili del fuoco liberi dal servizio. «I genitori avevano pubblicato una foto di Domenico davanti a un nostro mezzo che avevano scattato durante una visita in caserma – conclude Maugeri – Così, il cuore ci ha suggerito di venire e partecipare».
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