Cateno De Luca capogruppo di Fava nel Misto La forzata convivenza tra accusatori e indagati

È Cateno De Luca il presidente del gruppo Misto all’Ars a cui è anche iscritto l’uscente vicepresidente della commissione nazionale antimafia e deputato di Cento passi per la Sicilia Claudio Fava. Convergono in una stanza di pochi metri quadrati, al piano parlamentare di Palazzo dei Normanni, i destini dell’uno, coinvolto in un processo per presunta truffa ai danni dell’erario e ritenuto uno degli impresentabili nelle liste del centrodestra, e l’altro, fino a ieri numero due di quell’antimafia che le liste degli impresentabili le ha create e proposte come metodo di salvaguardia dei partiti dalle infiltrazioni di persone con legami criminali. 

Una convergenza che potrebbe creare imbarazzi e fa sorridere se si pensa che De Luca, sebbene il gruppo misto sia dotato di una certa, congenita anarchia, può costituire di diritto – ma raro che lo diverrà di fatto – una guida politica per Fava nelle decisioni da prendere sul voto ai provvedimenti in Aula. Altra curiosa circostanza è che a circondare «lo scandalosamente onesto Fava» (era uno dei suoi slogan in campagna elettorale) ci sia un altro parlamentare, Tony Rizzotto (Lega), per cui si ipotizza l’appropriazione indebita aggravata ai danni dei dipendenti dell’Isfordd

Se Murphy avesse scritto i destini degli eletti all’Ars non avrebbe trovato trama migliore. Morale della favola: Fava, che ha rassegnato le sue dimissioni dalla commissione antimafia il 15 dicembre, evitando di approfittare di diaria, biglietti aerei e benefit, che avrebbe potuto sfruttare ancora per 60 giorni dopo l’elezione all’Ars e prima dell’effettiva surroga nel suo status di attuale parlamentare regionale, oggi, al momento dell’elezione del capogruppo, ha abbandonato il tavolo per una passeggiata in solitaria sotto il portico dell’Ars. Magari ponendosi il dubbio di Bruce Chatwin quando scrisse il viaggio della sua vita in Che ci faccio qui?.


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