CataniaJazz, al via la trentesima edizione Tre decadi di jazz «solo grazie al pubblico»

Trent’anni di musica dal vivo e non sentirli. Nonostante la crisi. Al via anche quest’anno – con il concerto di ieri sera del sassofonista newyorkese Donny McCaslin e la sua band – la storica rassegna musicale organizzata dall’associazione concertistica CataniaJazz, che festeggia il suo trentesimo compleanno portando sui palcoscenici di ben due teatri catanesi 13 concerti che vedono come protagonisti grandi artisti dello scenario jazzistico internazionale. Due le stagioni parallele per il 2013, sotto la direzione artistica di Pompeo Benincasa. Sette concerti ospitati dall’Hotel Sheraton, in via Antonello da Messina 45 ad Acicastello, ed altri sei in programma al Ma Musica Arte, in via Vela 6 a Catania. Prossimo appuntamento il 3 febbraio con le sonorità jazz afro-cubane di Dizzy Gillespie Afro-Cuban Experience feat. Machito jr.

Tre decadi di grandi successi, che hanno permesso a CataniaJazz di diventare immediatamente un nome illustre sulla scena italiana ed internazionale (nel 1987 sono stati co-fondatori di Europe Jazz Network e in seguito di I-Jazz, la rete italiana dei festival jazz), contribuendo alla crescita di tanti giovani talenti locali. E sopratutto, di aver conquistato gli spettatori, rendendo Catania un punto di riferimento del panorama jazzistico mondiale. Nonostante dal loro debutto, il 24 novembre 1983 al teatro Metropolitan, non abbiamo ricevuto «alcun supporto dalle amministrazioni locali che si sono susseguite, nessun colore politico escluso, perché abbiamo sempre avuto degli amministratori ignoranti», afferma il direttore artistico Pompeo Benincasa. «Se dopo trent’anni siamo ancora qui, dobbiamo ringraziare solo il pubblico catanese, perché senza la rassegna non sarebbe sopravvissuta», sottolinea. Grazie a loro, quella che è nata «per gioco tra un gruppo di appassionati», è potuta diventare la grande associazione che è oggi. Nonostante l’esiguità delle risorse e la totale assenza di contributi dalle istituzioni. «Le difficoltà non sono mancate e ci sono ancora adesso – afferma il direttore artistico – ma credo sia il prezzo da pagare per non esserci mai legati alla politica. Un prezzo che non paghiamo solo noi, ma che è comune a tutti gli operatori della cultura siciliani».

Ed è proprio la mancanza di investimenti sulla cultura nella nostra città ad amareggiare di più Benincasa. «Catania è una città che ha fame di cultura», afferma. «Il nostro è un pubblico straordinario, uno dei più grandi per la musica jazz. In Italia non ne esiste uno paragonabile». Che però non riceve il sostegno dalla sua amministrazione. Né dal punto di vista economico, né da quello dei servizi. «A Catania – continua Benincasa – non ci sono teatri pubblici accessibili». Secondo il direttore artistico, a parte il Metropolitan, «che però è privato», una città con un milione di abitanti non ha teatri a disposizione. Bellini e Sangiorgi compresi, perché «inaccessibili, per lo meno a noi e per tante altre realtà simili alla nostra». Lo dimostra il fatto che «stiamo festeggiando il trentesimo compleanno in un albergo», accusa. «Nonostante la nostra grande tradizione culturale, soffriamo la totale assenza di intervento pubblico», continua Benincasa, che, amareggiato, si chiede come mai in altre regioni del Sud, come ad esempio Puglia e Calabria, invece, «si riesca ad investire cospicuamente su questo fronte, creando anche un notevole indotto occupazionale».

Ma in barba alla crisi, è proprio il caso di dirlo, CataniaJazz resta in piedi e propone anche quest’anno, con una doppia veste, il suo classico programma «in equilibrio tra vari generi», per accontentare gli affezionati delle sonorità jazz tradizionali con i grandi nomi del genere. Come Noa, «che torna a Catania, città in cui ha debuttato, per presentare un nuovo progetto», anticipa Benincasa. Oppure il duo formato da Gino Paoli e Danilo Rea, «abituè di grandi kermesse jazzistiche». Ma proponendo anche una serie di artisti «più innovativi» che – «a causa delle ristrettezze economiche, non ci vergognamo a dirlo» – possano avvicinare alla rassegna anche un «pubblico diverso». Per questo tipo di spettatori, gli imperdibili, secondo il direttore artistico, sono la fusion music del chitarrista franco-vietnamita N’guyen Le e la band britannica Get The Blessing, «che, grazie a CataniaJazz, si esibisce per la prima volta in Italia». Una segnalazione che sta particolarmente a cuore al direttore artistico è poi quella del jazzista catanese Sandro Fazio, «cresciuto dentro l’associazione e, adesso che vive e suona ad Amsterdam, è divenuto una figura di spicco in ambito europeo». Perché Catania «non ha solo un grande pubblico, ma è terra di grandi talenti, che si formano in un’atmosfera di particolare vivacità». Questo esempio, insieme a tanti altri, sono la prova vivente che «da una piccola realtà come era la nostra trent’anni fa – conclude Benincasa – possono nascere cose straordinarie».

Dopo la serata inaugurale con Donny McCaslin – che ha proposto al pubblico i brani del suo ultimo album Casting For Gravity – la rassegna prosegue, sempre all’Hotel Sheraton, il 3 febbraio con l’esibizione di Dizzy Gillespie Afro-Cuban Experience feat. Machito jr. Sonorità jazz afro-cubane, che sono diventate un grande successo, spingendo molte persone a ballare ai suoi ritmi unici. A seguire, il 19 febbraio, tocca alla cantante israeliana Noa con il suo fido chitarrista Gil Dor e gli amici napoletani del Solis String Quartet. Per arrivare all’appuntamento del 17 marzo con Gino Paoli e Danilo Rea e il loro progetto Due come noi che…: una serie di concerti a base di voce e pianoforte che vede duettare insieme uno dei più grandi interpreti della canzone d’autore italiana e uno dei più lirici e creativi pianisti di oggi. Il 25 marzo, invece, toccherà a The Yellowjackets, la band composta da Russell Ferrante a piano e tastiere, Bob Franceschini al sax, Felix Pastorius al basso elettrico e Will Kennedy alla batteria. Atmosfera orientale per la serata del 2 aprile, con il chitarrista franco-vietnamita N’guyen Le e la sua musica fusion, caratterizzata da un’infusione di energia rock nella sfera del jazz. L’ultimo concerto allo Sheraton, il 7 maggio, sarà invece affidato a Seamus Blake, uno dei più importanti sax tenori della scena jazz corrente.

La stagione del Ma Musica Arte, parallela a quella del palco castellese, aprirà i battenti il 17 febbraio con il quartetto del chitarrista afro-americano Ed Cherry, per proseguire, il 6 marzo, con BassDrumBone, trio formato dal batterista Gerry Hemingway, dal trombonista Ray Anderson e dal bassista Mark Helias. Per loro, una strumentazione insolita e un suono unico. Il 3 aprile toccherà a Gege’ Telesforo, che presenterà il suo nuovo disco Nu Yoy. Il 17 aprile arriveranno direttamente da Bristol i Get The Blessing, creati dalla sezione ritmica delle leggende del trip-hop Portishead, Jim Barr al basso e Clive Deamer alla batteria. A seguire, il 22 aprile, si esibirà Soo Cho: un gradito ritorno a Catania per la pianista olandese di origini coreane e il suo quartetto Jass United. Infine, il 2 maggio, a calcare il palco di via Vela saranno due talenti italiani ma internazionali come il chitarrista catanese trapiantato in Olanda Sandro Fazio – detto il chitarrista chimico per il suo dottorato di ricerca in questa disciplina – insieme al sassofonista Francesco Bearzatti.

I biglietti per i singoli concerti vanno dai 16,50 ai 27,50 euro (Noa & Solis String Quartet, Paoli &Rea e Yellowjackets). Per le serate al Ma Musica Arte, invece, gli ingressi costano tra i 16,50 euro (per Cherry, Hemingway-Anderson-Helias, Telesforo, Get The Blessing) e gli 11,50 euro (per Choo-Girotto e Fazio-Bearzatti). L’abbonamento all’intero cartellone in programma all’hotel Sheraton ha un costo di 80 euro, ma sono disponibili anche abbonamenti comulativi per entrambe le stagioni al prezzo ridotto di 120 euro. I tagliandi possono essere acquistati presso il circuto Ticket’s Box Office. Per maggiori informazioni, consultare il sito www.cataniajazz.com.

[Foto di octaviosn]


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