Catania punta sul distretto tecnologico. E Palermo? Sui precari e gli acquari…

IL PROGETTO DEL SINDACO ETNEO PREVEDE MEZZA SICILIA – QUELLA ORIENTALE – VOTATA ALL’INNOVAZIONE. SI AVREBBERO DUE SICILIE, UNA DIVERSA DALL’ALTRA. MA LO STATUTO LO PREVEDE?

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nella sua recente visita ufficiale a Catania ha assicurato il suo personale impegno affinché in quella città si sviluppi un polo tecnologico d’avanguardia, ovvero un distretto. Grande merito al Sindaco Enzo Bianco che ha saputo trovare la formula per un rilancio di lungo termine all’economia e allo sviluppo economico e culturale della comunità che amministra.

Un po’ meno al presidente Napolitano che interviene a sproposito a sostenere un’area parziale della Sicilia senza preoccuparsi dell’intera Regione, con un’ottica localistica che non fa onore al suo ruolo di garante della Costituzione e dello Statuto regionale, che della Costituzione italiana è parte integrante.

Per non parlare del Governo regionale di Rosario Crocetta, che a quanto pare trova normare uno smembramento della Sicilia: la parte orientale che punta sulla tecnologia e la parte Occidentale che non si capisce su che cosa deve puntare (il ‘distretto del precariato’? chissà).

Fatta questa premessa che rende merito a chi ne ha e giusta critica a chi se la merita, vediamo di leggere la visione complessiva della città espressa dall’Amministrazione comunale di Palermo, retta da Leoluca Orlando a quasi metà del suo mandato. Perché se Catania manifesta almeno la speranza di capeggiare un distretto tecnologico, Palermo non dà alcun segno di vita.

L’esordio è stato caratterizzato dalla candidatura della città a capitale della cultura. Il progetto, però, è fallito miseramente. E non poteva essere altrimenti se per cultura nella città di Palermo a gestione Orlando si intendono il teatro e i gruppi musicali, due settori lasciati peraltro senza soldi. Se la cultura si ferma lì siamo veramente a ben poca cosa.

Com’è possibile pensare ad uno sviluppo culturale quando si ignorano le scienze, la filosofia e la sua variante epistemologica? Se la cultura del fare e dello sperimentare non diventa patrimonio comune dei cittadini e delle istituzioni, la cultura che resta è quella mummificata

Come si può pensare ad una candidatura velleitaria se poi il Centro storico cade a pezzi, l’immondizia continua a farla da padrone sui marciapiedi e non solo; se in via Finocchiaro Aprile la prepotenza detta le condizioni dell’occupazione del suolo pubblico da parte dei negozianti (ne sanno qualcosa gli autisti dell’Amat); se si tiene una postazione mobile in piazza Castelnuovo a vigilare sullo stretto passaggio antistante il palchetto della musica, ma si fa fatica a trovare un solo vigile urbano nella richiamata via Finocchiaro Aprile; se i mercatini sono una giungla di abusivi di contorno a quelli autorizzati e la Polizia urbana è assente; se i marciapiedi in periferia non sono transitabili per i pedoni perché tutti scassati.

E ancora: se nei vicoli del Centro storico giacciono da mesi residui di demolizioni precedenti e non si riesce a toglierli, nonostante le ripetute segnalazioni; se ancora non si trova l’assetto definitivo delle gestioni delle aziende comunali e si pretende di fare pure la città metropolitana quando non si è capaci di far funzionare la città nella dimensione attuale; se si mantiene in stato di abbandono l’area della ex Fiera del Mediterraneo, piuttosto che farne la cittadella della scienza e della tecnologia, magari concentrandovi le scuole ad indirizzo scientifico e tecnico, in raccordo con le facoltà scientifiche e tecniche dell’università e tentare di dare corpo, se non formale istituzione, ad un possibile Politecnico.

Ricordiamo che è già operativo il Programma Orizon del quale il nostro giornale ha ampiamente parlato. Sono risorse comunitarie che possono essere utilizzate per la costituzione di un polo tecnologico.

Ricordiamo al Sindaco che senza tecnica e senza scienza non c’è sviluppo, né crescita economica. E non possiamo pensare che a lungo termine la nostra città possa svilupparsi con il precariato nella pubblica amministrazione o con la realizzazione dell’acquario alla Cala.

Per non parlare, poi, della realizzazione emblematica indicata dal Sindaco al momento del suo progetto di sindacatura: la Favorita. Siamo a metà del mandato e del recupero funzionale del Parco non c’è ancora nulla, se non un’idea-progetto che prevede una ulteriore riduzione dell’area verde in favore della viabilità verso e da Mondello.

Come ha fallito l’assessore Agata Bazzi nella gestione del Centro storico della città, parrebbe che pure l’assessore Giuseppe Barbera, a parte gli annunci, non stia brillando molto all’ambiente. Certo, i soldi non ci sono. Ma non c’è nemmeno un po’ di fantasia.

Caro Sindaco, si dia una mossa o l’intero quadriennio di amministrazione risulterà un completo fallimento. Restano tre anni e sono veramente pochi per riuscire a dare un significato alla svolta, dopo la disastrosa gestione di Diego Cammarata.

La conclusione ci fa apparire l’immagine di Palermo come una donna truccata con rossetto, rimmel e acconciatura da parrucchiere, magari vestita con abiti firmati da grandi stilisti, ma che dimentica di fare la doccia al mattino.

 

 


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