Giorgio è un pendolare che viaggia una volta al mese per il capoluogo lombardo. Da gennaio a luglio ha speso mille euro. Altrettanti da settembre al prossimo dicembre. Oggi per un biglietto andata e ritorno servono 250 euro. Una hostess: «I voli di Airone per Malpensa erano sempre pieni, ma li hanno eliminati». La concorrenza non esiste praticamente più e la politica tace
Catania-Milano, da ottobre prezzi raddoppiati «Meno voli a maggior costo, per Alitalia saldo uguale»
Più conveniente andare a Londra che a Milano. Per chi è costretto – per lavoro, studio o turismo – a viaggiare da Catania verso il capoluogo della Lombardia, volare è diventato un salasso. Prezzi quasi raddoppiati da quando, a partire da ottobre, si è assistito in rapida sequenza alla chiusura di AirOne, al nuovo corso di Alitalia e alla profonda crisi di Meridiana. A farne le spese sono soprattutto i pendolari. Come Giorgio, che per motivi di studio e potendo usufruire di una borsa di studio, ha scelto di raggiungere Milano una volta al mese. «Una vita impegnativa, ma viaggiare mi costa sempre meno di pagare una stanza in affitto», precisa. Almeno fino alla scorsa estate. I precisi conti che il giovane studente tiene non lasciano spazio a dubbi: «Da gennaio a luglio, usufruendo di Alitalia e Meridiana, le uniche compagnie che coprono la tratta Catania-Milano Linate, ho speso mille euro; da settembre al prossimo dicembre esattamente altrettanti». Mille euro in sette mesi, con un’andata e ritorno mensile, fanno una media di 70 euro a volo. Mille euro in quattro mesi raggiungono la cifra di 125 euro a tratta. Significa che per andare e tornare da Milano servono 250 euro.
E’ il risultato di una concorrenza praticamente azzerata. Come detto, su Linate, volano solo Alitalia e Meridiana. Quest’ultima, inoltre, non permette più, come avveniva fino a qualche tempo fa, di applicare sconti per i residenti o nati in Sicilia in nome della continuità territoriale. «Quando inserì quella opzione si riuscivano a trovare voli a 50 euro con relativa facilità», precisa Giorgio. Sorte addirittura peggiore è toccata all’altro scalo milanese, quello di Malpensa. Eliminati i collegamenti effettuati da Airone, che Alitalia non ha più sostituito se non con voli che fanno scalo a Roma, resta solo Easyjet, le cui tariffe sono solo apparentemente più convenienti rispetto a quelle praticate da Alitalia su Linate.
Un esempio? Prenotare un biglietto di andata per domenica 30 novembre e ritorno giovedì 4 dicembre, quindi prima del periodo festivo dell’Immacolata, costa circa 250 euro. Con qualunque compagnia. Anche Easyjet: in questo caso, infatti, al prezzo del ticket, circa 170 euro andata e ritorno, vanno aggiunti 41 euro di bagaglio da stiva e 28 euro per il bus navetta che collega l’aeroporto al centro città. Nello stesso periodo andare e tornare da Londra con Alitalia costa 216 euro. «A volte per risparmiare non mi resta che volare su Torino e poi col treno mi sposto a Milano», precisa Giorgio.
«Nel momento in cui si riducono le dimensioni per aumentare la produttività, si tengono le rotte che rendono e si tagliano quelle che perdono», così la nuova dirigenza di Alitalia aveva motivato la scelta di tagliare i collegamenti dalla Sicilia. Eppure, secondo i dati dell’Enac sul traffico passeggeri del 2013, la rotta Catania-Milano Linate e ritorno, si piazza al quarto posto nella classifica nazionale tra quelle più frequentate, dopo Catania-Roma, Roma-Linate e Palermo-Roma. Circostanza confermata anche da una hostess dell’ex compagnia di bandiera. «I voli di Airone tra Catania e Malpensa erano sempre pieni – spiega, volendo rimanere anonima – ma li hanno eliminati. Di collegamenti diretti ne sono rimasti pochi e costano di più. Tanto, così facendo, per la compagnia il saldo alla fine è lo stesso». Il tutto è reso possibile dall’assenza di concorrenza.
In realtà, come detto, sarebbero tre le compagnie rimaste che operano voli diretti tra Catania e Milano. Ma sembrerebbe che non sia mai partita una reale competizione per conquistare i passeggeri. Anzi, i prezzi applicati si assomigliano molto. «Io sono a favore del libero mercato – commenta Giorgio, lo studente pendolare – se elimini una rotta perché è in perdita posso anche essere d’accordo, ma se la cancelli o riduci la frequenza dei voli perché non c’è concorrenza no. Perché l’Antitrust non interviene? E’ assurdo che la politica locale non faccia nulla».
Secondo Francesco Russo, docente di Trasporti e logistica dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, in questo caso l’autorità di vigilanza non può fare nulla. «Prezzi alti e simili sono tipici dei mercati oligopolistici», spiega. Tale è diventato il traffico aereo da Catania su alcune rotte come Milano. Ma la situazione non cambia anche per Bologna, Venezia e altre città del Nord. «Basta pensare ai traghetti sullo Stretto dove i prezzi variano di qualche decina di centesimi – continua Russo – Chi sognava che le low cost avrebbero immediatamente sostituito AirOne, Alitalia e Meridiana si sbagliava. Era evidente che la Sicilia avrebbe subito una legnata». Russo non addebita colpe alle compagnie rimaste. «Se io sono un’azienda e vedo che i miei voli sono comunque pieni anche alzando i prezzi, perché dovrei abbassarli? A mancare è una proposta tecnico-politica da parte della Regione Sicilia».
A settembre numerosi politici di spicco siciliani avevano speso parole di condanna per le scelte di Alitalia. «Confidiamo in un intervento immediato del ministro Lupi», aveva affermato l’allora assessore regionale ai Trasporti, Nico Torrisi, sostituito qualche settimana fa nel continuo valzer della giunta Crocetta da Giovanni Battista Pizzo. Da cui non è arrivata una parola sul tema. «Non si può pensare di spezzare in due il Paese», aveva tuonato il sindaco di Catania, Enzo Bianco, che nel frattempo è diventato anche presidente del consiglio dell’Associazione nazionale dei Comuni. Ma tutto resta fermo. Solo le tasche dei siciliani continuano a svuotarsi.