Catalogna, un altro passo verso l’Indipendenza

Ricordate i titoli dei grandi giornali all’indomani delle elezioni del 25 Novembre scorso in Catalogna? A caratteri cubitali, avevano decretato la fine del sogno indipendentista di quella regione. Proprio come auspicato dai potenti della finanza europea, per i quali le autonomie locali sono un ostacolo.

Ma le cose stavano davvero così? Per nulla. Guardando ai risultati elettorali catalani, abbiamo, infatti, visto (e non era difficile) che ha perso seggi un partito indipendentista di destra (il Ciu di Artur Mas) e li ha guadagnati un partito indipendentista di sinistra: l’Esquerra Republicana de Catalunya (Erc). Per essere certi, abbiamo contatto questo partito, che ha categoricamente smentito la lettura dei risultati elettorali fornita dai principali giornali europei e a LinkSicilia ha detto:

“Il referendum separatisa è più vivo che mai, Qausi i 2/3 dei deputati è a favore del referendum. Non ci sono scuse per non convocarlo. L’unica differenza è che il Ciu è un partito di centrodestra, Erc è un partito indipendentsta di sinistra”.

Un altra conferma che la causa separatista catalana è più viva che mai, è arrivata in questi giorni.

Il governo regionale della Catalogna e, la maggioranza indipendentista che lo sostiene, ha redatto la “Dichiarazione di Sovranità” che sarà votata dal Parlamento regionale di Barcellona il prossimo 23 Gennaio.  La dichiarazione, nelle intenzioni delle forze politiche che la voteranno, dovrebbe essere il primo passo nel processo di transizione verso l’indipendenza dalla Spagna.  Il referendum dovrebbe celebrarsi nel 2014, anche se, l’esecutivo spagnolo di destra del Partido popular di Mariano Rajoy,  ha minacciato di fermarlo   “con ogni mezzo” a sua disposizione.

Non sarà facile, ma i catalani, oltre ad avere indicato la via con le elezioni, hanno dimostrato di sapere scendere in piazza per dimostrare la loro volontà di staccarsi da Madrid, come hanno fatto lo scorso settembre, in due milioni. 

“Il popolo della Catalogna,  lungo tutta la sua storia-  si legge  nella Declaracion de Soberania – ha manifestato democraticamente la volontà di autogovernarsi, con l’obiettivo che l’amministrazione del potere politico, delle finanze pubbliche, il riconoscimento della propria cultura e identità collettiva, della propria lingua e della garanzia dell’esercizio dei diritti di cittadinanza servano all’aumento del benessere collettivo e dell’uguaglianza di opportunità.

In questo contesto, dopo un lungo periodo di dittatura franchista con la transizione democratica verso lo Stato Spagnolo, si è delineato un modello autonomista. Negli ultimi anni, in un percorso di approfondimento democratico, la maggioranza delle forze politiche e sociali catalane ha promosso misure di trasformazione del quadro politico e giuridico, la più
recente delle quali si è concretizzata con il processo di riforma dello Statuto di Autonomia della Catalogna iniziato dal Parlamento nell’anno 2005.

Le difficoltà e gli ostacoli interposti da parte delle istituzioni dello Stato Spagnolo, tra i quali spicca la Sentenza del Tribunale Costituzionale n. 31/2010, comportano una negazione radicale dell’evoluzione democratica delle volontà collettive del Popolo Catalano
all’interno dello Stato Spagnolo e creano le basi per un’involuzione dell’autogoverno che oggi si esprime con totale chiarezza sotto il profilo politico, di competenze, finanziario, sociale, culturale e linguistico. 
In diverse forme il popolo della Catalogna ha espresso la volontà di superare l’attuale situazione di blocco nel seno dello Stato Spagnolo, mediante la necessità di costituire la Catalogna in Stato all’interno del quadro europeo. I Trattati Europei proteggono espressamente i diritti dei popoli, l’esercizio dei diritti di cittadinanza e l’approfondimento democratico come principio”.

Il Parlamento della Catalogna concorda quindi di dichiarare la sovranità democratica del popolo di Catalogna come soggetto politico e giuridico, iniziando il processo per rendere effettivo il diritto a decidere in attuazione del diritto all’auto determinazione dei popoli con i principi seguenti.

1. Sovranità. Il popolo di Catalogna ha, in virtù di una legittimazione conferita in via democratica, carattere di soggetto politico e giuridico sovrano.

2. Legittimazione democratica. Il processo dell’esercizio del diritto a decidere sarà scrupolosamente democratico, garantendo in particolare la pluralità di opzioni e il rispetto delle stesse, attraverso la deliberazione e il dialogo all’interno della società catalana con l’obiettivo che la decisione che ne risulta sia espressione maggioritaria della volontà popolare.

3. Trasparenza. Si porranno in essere tutti gli strumenti necessari perché l’insieme della
popolazione e della società civile catalana abbiano tutte le informazioni e le conoscenze accurate per l’esercizio del diritto a decidere, promuovendo la loro partecipazione a tale processo.

4. Dialogo. Si punterà sul dialogo e sulla trattativa con lo Stato Spagnolo, con l’Unione Europea e con l’insieme della comunità internazionale.

5. Europa. Si difenderanno e promuoveranno i principi fondamentali dell’Unione Europea e in particolare i diritti fondamentali dei cittadini, la democrazia, l’impegno alla conservazione del benessere, la solidarietà tra i diversi territori dell’Unione e l’obiettivo del progresso economico,
sociale e culturale.

6. Legalità. Si utilizzeranno tutti gli strumenti legali esistenti per rendere effettivo il rafforzamento democratico e l’esercizio del diritto a decidere.

La Dichiarazione di Sovranità contiene, seppure con le dovute differenze storico-culturali, gli stessi principi che animano la causa indipendentista in Scozia e in altre regioni europee. Sicilia inclusa. Che se la passerebbe meglio se andasse per  i fatti suoi, come abbiamo sostenuto in questo articolo .

Storcano pure il naso gli ‘italianisti’ e gli europeisti. I fatti ‘testardi’ continuano  a parlare  di una Italia Unita che non ha funzionato (anzi che ha devastato il Sud e la Sicilia)  e di una Unione europea che è ben lontana da quella Europa dei popoli che i suoi padri avevano sognato. L’unica salvezza resta l’autodeterminazione dei popoli.

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