Catalogna day: “Io Siciliano di Valencia al fianco di chi lotta per l’Indipendenza”

Oggi è il giorno della Catalogna. Una catena umana lunga 400km ribadirà al mondo intero che la via catalana verso l’indipendenza è tracciata e che non si torna indietro. Ci siamo occupati dell’argomento in numerosi articoli.  Oggi lo facciamo in maniera speciale.  Diamo la parola a chi quell’aria la respira da sempre, a chi conosce tutta la storia da vicino.  Abbiamo, infatti chiesto a Michelangelo La Spina,  un nostro lettore Siciliano di padre, Aragonese di madre e Valenciano di nascita, di scrivere per noi un articolo sul tema.  Un brevissimo excursus ci porta alla prorompente realtà attuale di una Catalogna che non si piega ai diktat delle oligarchie europee e ai loro satelliti statali (in questo articolo invece la parola agli indipendentisti siciliani):

 

“L’undici settembre si celebra il giorno nazionale (Diada) della Catalogna. Questa data ricorda la caduta della Città di Barcellona nella guerra di successione spagnola, guerra che permise  l’entrata dei Borboni in Spagna,  in Sicilia e nel Sud Italia. Fino a quel momento la Spagna era governata dalla famiglia reale degli Asburgo, l’ultimo Re fu Carlo II, fino a quel momento la Spagna era composta da vari Regni (Regno di León, Castilla, Aragona, Valencia, Principato di Catalogna…) raggruppati in due corone, la castigliana e la aragonese, sotto un unico Re. Ogni territorio della corona aragonese (Paese Valenciano, Aragona, Catalogna e Maiorca) aveva le sue leggi (furs), i suoi parlamenti e la propria lingua. Nel momento della successione la Corona Castigliana si schierò a fianco di Filippo d’Angiò e la Corona Aragonese a fianco dell’arciduca Carlo d’Asburgo. Incominciò una guerra internazionale e i Borboni invasero e distrussero varie città del Paese Valenciano, come Xàtiva e Vila-real.  L’ultima città della corona a cadere fu Barcellona in Catalogna dopo un lungo assedio dove tanti aragonesi, catalani, valenciani e maiorchini vennero in aiuto.

Dopo l’arrivo dei Borboni, il nuovo Re Filippo V, disciolse tutti i regni e parlamenti, eliminò tutte le leggi di ogni regno, sottomise ogni regno a una sola legge (quella castigliana) e dichiarò il castigliano lingua nazionale, seguendo il modello francese “Un Re, Una legge, Una lingua”. I catalani hanno scelto la data dell’undici settembre come data per riacquistare l’indipendenza in ricordo della libertà che persero.

Fatto questo chiarimento storico, è opportuno sottolineare che i catalani da quasi tre secoli cercano la libertà, in particolar modo dall’inizio del XX secolo, momento in cui Cuba ottiene l’indipendenza (1902) dalla Spagna. Infatti la bandiera indipendentista catalana è ispirata a quella cubana, triangolo blu e stella bianca. Prima della Guerra Civile Spagnola, per ben due volte la Catalogna dichiarò la sua indipendenza, la prima fu soffocata dall’ esercito del dittatore Primo de Rivera e la seconda non andò a buon termine per la vittoria del dittatore Franco nella guerra civile. Dopo la morte di Franco ai Catalani  fu data l’autonomia e questo bastò per calmare la voglia d’indipendenza, ma l’autonomia  fu data anche ad altre regioni spagnole e si creò un sistema di finanziamento economico in cui teoricamente i ricchi davano ai poveri per arrivare a un uguaglianza e uno sviluppo unitario.

Il problema è che con il tempo questo sistema dimostrò che i soldi non andavano dal nord ricco al sud povero, andavano dal est verso ovest (curiosamente dagli stati della corona aragonese (diventati colonie) agli stati della corona castigliana). Tutto  questo andò bene fino all’arrivò  della crisi economica che ha imposto sacrifici maggiori ai  catalani, maiorchini e valenciani , determnando un aumento del debito, un impoverimento e la scomparsa di diversi diritti sociali nelle autonomie dell’est. Grazie al sistema educativo catalano, alle università e alla televisione pubblica, i catalani sono sempre stati consapevoli della loro co identità e  far riaffiorare il sentimento indipendentista, non è stato difficile.

Qualche anno fa, quindi, nacque l’Assemblea Nacional Catalana (ANC), il cui  obiettivo è l’indipendenza della Catalogna prima del 2014 (300 anni dalla sconfitta). Nel 2006 la Catalogna modificò lo statuto d’autonomia. Nello statuto si dichiara  la Catalogna come Nazione e si istituisce una agenzia delle entrate catalana a cui andrebbero il 100% delle tasse catalane. Il Tribunale Costituzionale spagnolo dichiarò incostituzionale lo statuto, approvato in referendum dai catalani. Questa fu la scintilla che ai catalani mancava e che fu accompagnata da molti altri atti oltraggianti dello stato spagnolo, come la modifica della legge di educazione che eliminava il sistema educativo in catalano, uno dei migliori, per favorire lo spagnolo (o castigliano).

L’anno scorso, 11 Settembre  2012, la grandissima manifestazione a Barcellona per chiedere l’indipendenza. Il partito autonomista CIU, decise di schierarsi a favore dell’indipendenza e perciò Catalani di Destra e Sinistra si videro uniti in un unico obiettivo, l’Indipendenza. Si convocarono elezioni ed il 60% del nuovo Parlamento è  favorevole all’indipendenza,  l’85% al diritto di scegliere in referendum. Lo Stato Spagnolo ha seguito una tattica ostruzionista negando la celebrazione del referendum e minacciando, per bocca di  alcuni membri del partito di governo, di mandare l’esercito in Catalogna. Questa presa di posizione  ha fatto aumentare la voglia  d’indipendentismo a tal punto che ogni venerdì, ogni volta che il governo parlava sulla Catalogna, si contano  nuovi indipendentisti.

L’ANC per questo undici settembre alle 17:14 (ora simbolica, in ricordo dell’anno della caduta di Barcellona) ha organizzato  una catena umana per l’indipendenza, dal Pertús (frontiera con la Francia) al fiume Senia (frontiera amministrativa col Paese Valenciano), si uniranno tantissime persone per dimostrare al mondo la volontà di tutto un popolo. Si sono scritti via web http://via.assemblea.cat/ca/fem-via.html più di 400000 persone, molti andranno a raddoppiare le catene perché non c’è posto, sono finite più di 500000 magliette gialle che avevano fatto per indossare nella via catalana e farla più visibile dall’alto. Negli altri territori di lingua Catalana, molti faranno manifestazioni di solidarietà e in Francia i catalani della Catalogna Nord si uniranno e continueranno un tratto simbolico verso Perpignan. Al sud i valenciani avevano previsto di continuare la via catalana verso il sud, in una via valenciana per la lingua e la libertà che avrebbe incominciato simbolicamente alle 17:07 (anno in cui il Paese Valenciano perse i loro diritti come popolo nella sconfitta d’Almansa), ma lo stato spagnolo l’ha proibita vergognosamente, il timore a un contagio verso il sud è alto. Ricordare che i territori di lingua Catalana (Isole Baleari, Catalogna, Catalogna Nord, Est di Aragona, Paese Valenciano e Alghero) aspirano a creare in un futuro i Paesi Catalani, unione di repubbliche catalane ispirate al sistema della corona aragonese.

Nell’ultimo mese si sono svolte numerose catene umane in tutto il mondo (come quella a Londra che vi mostriamo qui, ndr) alle quali hanno partecipato migliaia di catalani che vivono fuori e persone che hanno mostrato la loro solidarietà, verso il popolo catalano.

Le ultime notizie che si hanno dallo stato spagnolo sono che sta cambiando la strategia, visto che ormai vedono irrimediabilemente persa la Catalogna, incominciano a cercare soluzioni. Geograficamente e economicamente perdere la Catalogna isolerebbe la Spagna dall’Europa, visto che le uscite in autostrada e treno sono alla Jonquera (Catalogna) e a Irun (Paesi Baschi), che di sicuro seguiranno la via catalana. L’interesse reale, ma non dichiarato della Spagna è  trovare un accordo con le nuove nazioni.

Io  Siciliano di padre, Aragonese di madre e Valenciano di nascita, oggi,  pur essendo all’estero starò con il pensiero al sud del fiume Senia con i fratelli valenciani!”

Michelangelo La Spina

 
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