Le sale - all'interno delle quali è si trova anche il Museo della follia - sono aperte dalle 9 alle 19 nei giorni feriali e fino alle 20.30 nei weekend. Anche nel periodo estivo, quando l'affluenza dei visitatori è maggiore. Orari sui quali vige la massima fiscalità, come quella con la quale si sono scontrate due finlandesi
Castello Ursino, turisti contro orari della biglietteria Licandro: «Standard delle città più colte d’Europa»
A pochi giorni da ferragosto il flusso di turisti a Catania inizia a farsi più consistente. Una presenza che si scontra, però, spesso con disservizi, pericoli o, semplicemente, con la scortesia. Come quella raccontata a MeridioNews dalla docente catanese Zina Bianca che ha accompagnato due sue ospiti finlandesi a vistare il Castello Ursino ma si è vista sbattere la porta in faccia per un ritardo di qualche minuto rispetto all’ultimo orario d’ingresso nei giorni feriali, lo stesso d’estate e d’inverno. «Ci siamo presentati al portone poco dopo le 18 ma i dipendenti non ci hanno fatte entrare perché – spiega la professoressa etnea – il monumento chiude alle 19 e l’ultimo biglietto si può vendere al massimo un’ora prima». Ed è proprio questa una delle note stonate che appare tra le entusiastiche recensioni lasciate sulla pagina del Castello Ursino all’interno del motore di viaggi Trip advisor. «Orari troppo limitati. Ci hanno buttati fuori infastiditi perché stavano allestendo una mostra di quadri per cui il Castello non si poteva visitare», racconta un utente. «Il personale dipendente, solo perché abbiamo varcato la porta d’ingresso quattro minuti dopo le 18, ci ha apostrofati in modo maleducato e scostumato», scrive Chiara.
In effetti, però, le informazioni sugli orari sono presenti sul sito ufficiale del Comune di Catania nella sezione dedicata alle visite. Ma a pesare sarebbe «la mancanza di cortesia del personale e di una vigilessa presente sul posto», continua Zina Bianca. Che punta il dito contro una presunta cattiva gestione del bene monumentale, sebbene tra le mete preferite dai visitatori italiani e stranieri in città. «Sono rimasta desolata oltre che mortificata nei confronti delle due turiste che erano venute in città anche per visitare la collezione artistica del Castello e la mostra curata da Vittorio Sgarbi, il Museo della follia», dice. «È questo il modo in cui la città fa turismo?», domanda.
A replicare è un dipendente – che preferisce rimanere anonimo – del maniero voluto da Federico II di Svevia nel tredicesimo secolo. «Purtroppo capita spesso che i turisti arrivino in ritardo. In quel caso – afferma il lavoratore – non possiamo fare altro che farli entrare al massimo nella corte per qualche minuto, così come abbiamo fatto con la professoressa e le sue amiche». Il motivo della fiscalità dipende dall’estensione del Castello: «La visita non può durare meno di un’ora ed è collegata all’esposizione del Museo della follia». Un punto, quest’ultimo, che viene poco digerito da Zina Bianca. «È assurdo che gli orari d’accesso a un bene patrimonio dell’Unesco debbano essere affini a quelli della mostra. Le due cose – spiega – non dovrebbero essere necessariamente rispondenti l’una all’altra».
«Le regole sono le regole, e sono le stesse dovunque», replica l’assessore alla Bellezza condivisa Orazio Licandro. Che rimanda al mittente le polemiche poiché «abbiamo fatto tanto per il Castello, considerato solo il fatto che prima apriva solo per poche ore mentre a oggi osserva l’orario continuato, con il beneplacito dei sacrifici dei dipendenti». Per il componente della giunta di Enzo Bianco, gli orari di apertura non possono essere allungati perché «è anche un problema di personale. Ma onestamente – prosegue – non definirei questi episodi dei disservizi».
«Sulla questione degli ingressi ci siamo adattati agli standard delle città culturalmente più significative d’Europa e in più rispetto a molte di quella abbiamo abolito la chiusura al pubblico del lunedì», conclude. Da un rapido controllo, in effetti l’affermazione dell’amministratore è corretta. Nel caso in cui l’assessore Licandro paragoni la collezione civica catanese voluta dal principe di Biscari nel ‘700 al Louvre di Parigi, alla Museumsinsel di Berlino o ai musei Vaticani di Roma. Siti d’interesse universale i cui orari di apertura sono simili a quelli del Castello Ursino. A differenza però di altri musei che, per fare giusto alcuni esempi, osservano orari più lunghi come il d’Orsay parigino, il Reina Sofia di Madrid e i Capitolini romani.