Gli incartamenti delle prove d'accesso al corso di formazione per nuove guide vulcanologiche sono stati portati via dai militari. L'inchiesta muove dalle ombre sull'esito dei test fisici organizzati a inizio maggio sul versante nord del vulcano dal Collegio regionale dei professionisti della montagna
Caso parentopoli guide Etna, procura apre indagine Carabinieri acquisiscono atti nella sede del Collegio
L’indagine è aperta. Per questo i carabinieri si sono presentati in sede per acquisire i vari incartamenti delle selezioni propedeutiche al corso di formazione per nuove guide alpino-vulcanologiche. Prove finite nella bufera subito dopo la loro conclusione, a seguito dei sospetti su una presunta parentopoli, documentati in esclusiva da MeridioNews, che ne avrebbero alterano l’esito finale. La ricostruzione particolareggiata di ipotetiche irregolarità che si sarebbero verificate nel corso dei test fisici di inizio maggio, è finita in un esposto presentato alla procura di Catania e muove dai risultati ufficializzati dal Collegio regionale delle guide, l’ente organizzatore. Su 19 ammessi, una decina di nomi risulta legata da vincoli di parentela diretta ai componenti del consiglio direttivo del Collegio e ad altre guide dell’Etna.
Ma, aldilà del dato finale, sono state secondo i denuncianti le circostanze di svolgimento delle prove – tenutesi nel bosco Ragabo e a Piano Provenzana, sul versante nord del vulcano – che non avrebbero assicurato trasparenza e parità di trattamento nei confronti dei circa cento partecipanti. Si trattava di un vero e proprio concorso pubblico, utile a selezionare le venti aspiranti guide – gli unici professionisti per legge autorizzati a compiere escursioni e accompagnamento di turisti ai crateri di Etna e Stromboli – che accedono al corso di formazione sempre istruito dal Collegio, dal costo di oltre 7mila euro. Lezioni che, malgrado le ombre, dovrebbero regolarmente tenersi.
Ieri, sempre sull’Etna, si è tenuta la presentazione del corso alla presenza dei docenti individuati dal Collegio delle guide e dei 19 vincitori dei contestatissimi test. Occorreva orientarsi in autonomia nel bosco entro tempi brevi, ma secondo l’esposto ciò non sarebbe stato possibile per delle imprecisioni nelle coordinate geografiche fornite, mentre anche sulle modalità di rilevazioni dei tempi e sulla sicurezza dei partecipanti qualcosa sarebbe andato storto. Sotto accusa, innanzitutto, i vertici del Collegio che, a detta di chi ha sollevato il caso, non potevano garantire una posizione di terzietà.
Oltre al piano penale, starebbe per essere aperto anche un fronte dal punto di vista amministrativo. Sarebbe pronto un ricorso con l’obiettivo principale di arrivare alla sospensione temporanea degli effetti della selezione. Nei giorni scorsi, intanto, era arrivata la durissima presa di posizione del Movimento 5 stelle. La deputata all’Ars Angela Foti ha chiesto al governo regionale di istituire una commissione d’indagine «per fare luce sulle circostanze denunciate» e sospendere l’esito delle prove. Al coro si è aggiunta l’Associazione italiana guide ambientali ascursionistiche (Aigae). L’ente già in passato era finito in forte contrasto con il Collegio regionale, a causa della perimetrazione, oggi cancellata, che aveva riservato un’ampia porzione dell’Etna all’attività professionale delle sole guide vulcanologiche. Aigae ha tirato in ballo il Collegio nazionale delle guide alpine, presieduto da Cesare Cesa Bianchi, dal profilo Twitter: «Pensiamo che un ente prestigioso come il Collegio debba fare al più presto chiarezza ed eventualmente intervenire fermamente, anche solo sul sospetto che possano essere accaduti i gravi fatti riportati».