Caso Niceta, intervengono deputato Palazzotto e M5s «Precedente che può disincentivare le collaborazioni»

«Io sono venuto a conoscenza della sua vicenda grazie alle segnalazioni di alcuni amici di Palermo e ho ritenuto di dover chiedere chiarimenti rispetto a questo caso che rischia di diventare paradossale». Così Erasmo Palazzotto, vice presidente della Commissione esteri della Camera dei deputati, spiega a MeridioNews i motivi che lo hanno spinto a interessarsi alla vicenda di Angelo Niceta, presentando un’interrogazione parlamentare al Ministro dell’Interno Marco Minniti. «Stiamo parlando di una persona che decide di collaborare con la giustizia e di aiutarla rispetto al fenomeno mafioso e che poi, però, viene abbandonata dallo Stato o, peggio, che viene bollata come criminale. E questo a prescindere dalla sua condotta, visto che non ha mai avuto a che fare con un’organizzazione criminale – spiega il deputato – Per me è stato essenziale chiedere un chiarimento al Ministero dell’Interno per sapere come intende procedere rispetto a questa vicenda».

Intanto, sono ormai 27 giorni che l’ex imprenditore palermitano porta avanti il suo sciopero totale a oltranza. Niceta, che ha denunciato le collusioni tra la mafia e i salotti della Palermo bene, prendendo le distanze anche dai suoi familiari, è in attesa di ricevere un responso dalla prefetta Antonella De Miro rispetto alle misure di sicurezza che spetterebbero a lui e alla sua famiglia. Misure che, per legge, dovrebbero essere applicate nei suoi confronti, malgrado il suo rifiuto dell’etichetta di pentito. Uno status, quello di collaboratore di giustizia, voluto dal Ministero stesso, a dispetto delle richieste avanzate più volte dalla Procura di Palermo e dal sostituto procuratore Nino Di Matteo, e per il quale non ha, ad oggi, ricevuto alcuna spiegazione. «Questo è l’altro paradosso – torna a dire Palazzotto – Gli atti secretati che impediscono a Niceta di capire il motivo del cambio di status».

È proprio questo il tema centrale dell’interrogazione parlamentare di Palazzotto: «Perché un testimone di giustizia viene trasformato in un collaboratore di giustizia, pur non essendoci nessun procedimento a suo carico? – si chiede – La figura del collaboratore di giustizia è una figura interna all’organizzazione criminale stessa e decide di collaborare in modo da godere anche di alcuni vantaggi che la legge prevede per questi casi. Qui siamo in un’altra fattispecie e viene applicata impropriamente la figura del collaboratore di giustizia. Io non conosco personalmente Angelo Niceta, ma una volta conosciuti questi fatti mi sembra mio dovere chiedere quale sia il motivo. Anche perché questo episodio può rappresentare un precedente pericoloso che può disincentivare la volontà di collaborare e di fare il testimone di giustizia».

Solidarietà anche da parte di Ugo Forello, che questa mattina a mezzo social ha manifestato pubblicamente il proprio interessamento alla vicenda. «Il M5S farà un’interrogazione parlamentare nei prossimi giorni al Senato, per cui a Palermo io insieme agli altri consiglieri comunali inizieremo una battaglia ferma e dura perché Angelo al più presto possa ottenere quello che ha diritto ad ottenere, lui e la sua famiglia, cioè uno status che garantisca non solo protezione ma anche la possibilità di ripartire in una vita che sia definita tale, dignitosa», spiega, mentre l’ex imprenditore siede al suo fianco. «Quindi mi auguro, anzi, pretendo da cittadino che questo suo sciopero della fame possa finire presto – aggiunge – perché la Prefettura e il Ministero nel più breve tempo possibile possano dare delle risposte che ha il dovere di dare, garantendo delle certezze a lui e alla sua famiglia».


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La vicenda dell’ex imprenditore palermitano, che ha denunciato le collusioni tra la mafia e la Palermo bene, inizia a fare rumore, approdando alla Camera. Solidarietà anche da parte di Ugo Forello, che promette «una battaglia ferma e dura» affinché gli venga riconosciuto il giusto status di testimone di giustizia

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