Caso Maniaci, stralciata la sua posizione Per il giornalista ci sarà processo a parte

«La Corte dispone lo stralcio della posizione di Pino Maniaci, con formazione di autonomo fascicolo per una nuova assegnazione al tribunale in composizione monocratica». Secondo gol per il cronista di Telejato, alla sbarra con l’accusa di tentata estorsione e diffamazione. Dopo aver ottenuto il via libera alle riprese della stampa solo venti giorni fa, adesso incassa un ulteriore successo e ottiene la separazione dei procedimenti, per la quale i suoi legali, gli avvocati Antonio Ingroia e Bartolomeo Parrino, oggi assenti entrambi, si sono spesi sin dall’inizio in fase preliminare. Per lui adesso si aprirà un processo a parte, il giudice Benedetto Giamo ha infatti dichiarato che i capi d’mputazione contestati a Maniaci sono slegati da quelli rivolti agli altri dieci imputati, accusati di appartenere alle famiglie mafiose di Partinico e di Borgetto e, a vario titolo, di estorsione e intimidazione. «Un’altra palese ingiustizia è stata sanata. La battaglia per stabilire la verità, cioè la totale estraneità di Maniaci alle accuse che gli sono state ingiustamente mosse, prosegue. Giustizia sarà fatta solo quando Maniaci sarà dichiarato innocente e gli verrà restituito l’onore che merita», commenta l’avvocato Ingroia in una nota.

Sciolta la riserva, dopo oltre un’ora di camera di consiglio, anche sulle altre eccezioni e richieste preliminari: restano fra le parti civili già costituite le associazioni antiracket recentemente cancellate dall’albo prefettizio in considerazione del danno subìto, che prescinde dalla loro registrazione o meno. Accettate anche le nuove richieste di costituzione di parte civile delle associazioni animaliste. Il processo di fronte alla Corte della seconda sezione penale, da questo momento in poi, proseguirà quindi per tutti gli imputati tranne Pino Maniaci, escluso insieme alle telecamere che proprio oggi avevano finalmente potuto varcare l’aula per documentare il processo a suo carico.

«Puh!». Prima ancora dell’inizio dell’udienza, però il clima era già particolarmente teso. Nicolò Salto, con una condanna per mafia già sulle spalle, si avvia verso l’aula scortato dal suo legale, incrocia il giornalista di Telejato e simula uno sputo verso di lui. E una volta varcate le porte dell’aula l’atmosfera non è da meno. Oggi infatti è stato il primo e, in quest’aula, anche ultimo giorno di riprese e registrazioni con telecamere e microfoni, dopo il dietrofront e il via libera da parte della Corte dello scorso 20 settembre, e il clima era infatti a dir poco surreale. Il tribunale ha preso, anche se solo per un paio di ore, le sembianze di un set cinematografico, fatto di telecamere in ogni angolo strategico dell’aula, di microfoni pronti a captare ogni brusio e di borsoni pieni di attrezzature ad hoc, per ogni evenienza. «Ci sono le telecamere, ma non i giornalisti, manca la stampa, non gliene fotte più niente a nessuno», aveva commentato però amaro Maniaci. 


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