Nelle stesse ore in cui Siracusa si colorava di bandiere, striscioni e vessilli istituzionali in difesa dello sviluppo economico ed industriale del territorio, «nessuna garanzia concreta per la continuità produttiva e occupazionale della Lukoil proveniva dal contemporaneo incontro fissato al ministero», si legge in una nota firmata dai segretari aretusei di Cgil e Cisl Roberto […]
Caso Lukoil, sindacati lamentano assenza di risposta da Roma. «Protesta adesso si inasprisce»
Nelle stesse ore in cui Siracusa si colorava di bandiere, striscioni e vessilli istituzionali in difesa dello sviluppo economico ed industriale del territorio, «nessuna garanzia concreta per la continuità produttiva e occupazionale della Lukoil proveniva dal contemporaneo incontro fissato al ministero», si legge in una nota firmata dai segretari aretusei di Cgil e Cisl Roberto Alosi e Vera Carasi. «Il tavolo ministeriale rinvia la decisione ad un ulteriore tavolo con l’Europa e ad un altro passaggio con Sace. E intanto lo spettro di una chiusura della Lukoil si avvicina sempre di più – continua la nota – e con esso si complica sempre più il destino occupazionale di migliaia di lavoratori. Il conto alla rovescia è già partito per la Lukoil e per tutto il nostro apparato industriale. Al tavolo ministeriale, nonostante sollecitati, non vengono affrontati i temi cruciali del sequestro dell’impianto di depurazione (IAS) e della prospettiva futura dell’intero nostro Polo industriale». Nel mirino dei sindacati anche il nuovo governatore Renato Schifani: «Assolutamente marginale e quasi silenziosa la posizione del presidente della Regione, presente ai lavori. L’assenza al tavolo del sistema bancario Italiano, nonostante fosse invitato a partecipare ai lavori, oltre ad essere uno sgarbo istituzionale, non lascia presagire nulla di positivo».
«Lo abbiamo detto dal palco a gran voce stamattina: mai più come prima. Noi non staremo a guardare, né faremo da stampella a nessuno. La grande manifestazione di oggi e lo sciopero generale di tutti i lavoratori dell’area industriale segna solo il primo il passo della protesta e della nostra rivendicazione – conclude la nota – Nelle prossime ore, unitariamente alle articolazioni sociali ed economiche della nostra comunità, decideremo ulteriori azioni di protesta più eclatanti ed incisive. Lo abbiamo promesso alla città, lo dobbiamo ai 10mila lavoratori a rischio, lo dobbiamo a noi stessi e ai nostri figli».
Foto di Alfio Mannino