Un appalto cucito su misura per la Puntese diesel, che però cede un ramo aziendale prima di poterselo aggiudicare. Secondo la procura di Catania, è quello che nel 2013 avrebbe preparato l'architetta Anna Maria Li Destri, ex dirigente del Comune di Catania, sul banco degli imputati di piazza Verga. La sentenza è prevista per maggio
Caso Li Destri, «bando sartoriale per azienda» Chiesti un anno e sei mesi per la ex dirigente
Avrebbe cucito su misura il bando per la manutenzione e riparazione dei mezzi della nettezza urbana del Comune di Catania. Come una giacca sartoriale, capace di cadere a pennello sull’azienda che, secondo i magistrati, sarebbe stata da favorire: la Puntese diesel di Nino Amore. È questa l’accusa che la procura di Catania muove all’architetta Anna Maria Li Destri, ex dirigente del Comune e da anni sul banco degli imputati della terza sezione penale del tribunale di piazza Verga. Un processo che adesso, a quattro anni dalla richiesta di rinvio a giudizio, si avvia alla conclusione: la magistrata Tiziana Laudani, nel corso della sua requisitoria, ha chiesto per la professionista la condanna a un anno e sei mesi e al pagamento di cinquemila euro di multa, pena relativa all’appalto del 2013 per la gestione dei veicoli comunali deputati alla raccolta della spazzatura. Laudani ha chiesto inoltre di non procedere a proposito degli altri reati dei quali Li Destri è accusata: truffa aggravata, falso ideologico, abuso d’ufficio e turbativa d’asta per un’altra gara dello stesso genere, ma bandita nel 2009. Per quei capi d’imputazione sono maturi i tempi della prescrizione. La sentenza dovrebbe arrivare a maggio, dopo l’arringa della difesa sostenuta dall’avvocato Dario Riccioli.
Nel corso dell’udienza di questa mattina, la procuratrice ha ripercorso un pezzo di storia dell’amministrazione catanese. Quella che riguarda, appunto, la delicata questione degli autoveicoli del Comune che vengono usati per l’igiene urbana cittadina. Dal 2002 e per una decina d’anni a occuparsene è l’impresa Puntese diesel, di proprietà dell’imprenditore Nino Amore, che si aggiudica l’appalto offrendo il maggiore ribasso rispetto alla concorrente, la Manutencoop. Di proroga in proroga, si arriva ai due appalti che sarebbero stati turbati dall’operato dell’architetta Li Destri. Quello del 2009, vinto dalla Puntese diesel, e quello del 2013, che invece si aggiudica l’impresa Officine meccaniche. La quale aveva acquisito, poco prima, il ramo d’azienda dalla Puntese diesel. Al centro dell’inchiesta della magistratura ci sono i requisiti previsti dai bandi, che avrebbero favorito la Puntese diesel, impedendo di fatto ad altre aziende di appaltarsi quei lavori per il Comune di Catania. «Come un sarto cuce una tasca su una giacca in base alle esigenze del suo cliente, così Li Destri ha chiaramente cucito il bando su misura dell’azienda di Nino Amore», afferma Laudani in udienza.
Alla base del presunto favoritismo ci sarebbero i rapporti di amicizia tra Anna Maria Li Destri e Nino Amore (morto a gennaio 2014). Appassionati di viaggi entrambi, avrebbero trascorso del tempo insieme con le rispettive famiglie. Un legame che sarebbe stato, secondo gli inquirenti, anche tra i motivi della presenza dell’architetta nell’autoparco di Pantano d’Arci, gestito in quella fase da Puntese diesel. A raccontare della frequentazione della dirigente con il titolare dell’impresa è, nel corso del processo, il responsabile del personale: Pietro Garozzo, rimasto di recente coinvolto nel blitz antimafia Gorgoni con l’accusa di associazione mafiosa. Ed è sul nome di Garozzo che i due procedimenti giudiziari – quello sul caso Li Destri e quello contro il clan Cappello – si intrecciano. Una connessione che oggi è finita nelle aule giudiziarie e che MeridioNews aveva raccontato all’inizio di dicembre, pubblicando un estratto di una lettera anonima arrivata a Palazzo degli elefanti, e protocollata, all’inizio di ottobre 2016. L’ordinanza di custodia cautelare dell’inchiesta Gorgoni così come quella successiva del tribunale del Riesame sulla posizione di Garozzo sono state acquisite oggi agli atti del processo. «Garozzo è stato onesto e corretto nelle sue dichiarazioni in quest’aula», chiarisce la magistrata Laudani, prima di proseguire.
«Tra i requisiti imposti dal bando – prosegue Laudani – c’è, per esempio, una certificazione di qualità che Amore, nel corso della sua lunga attività imprenditoriale, non aveva mai richiesto. E che a un certo punto diventa urgente. Casualmente proprio quando il nuovo bando sta per essere pubblicato». Proprio nella documentazione da inviare a Palazzo degli elefanti c’è non soltanto il possesso della suddetta certificazione, ma il fatto che questa dovesse essere in mano all’azienda alla data della pubblicazione del bando in Gazzetta ufficiale. E non, invece, alla data della presentazione dell’offerta. «La certificazione viene conferita all’azienda di Amore il 23 luglio 2013, il bando viene pubblicato l’8 agosto. Vogliamo credere che Amore e Li Destri, vista la loro abituale frequentazione, di questo non avessero mai parlato?», domanda la magistrata nella sua requisitoria. «Il rapporto personale dell’imprenditore con la dirigente che avrebbe dovuto vigilare sulla correttezza della procedura non può non ritenersi un fortissimo conflitto d’interessi – conclude – Dello stesso genere di quelli che continuano a minacciare la correttezza delle pubbliche amministrazioni in questa società».