Intervengono anche gli amministratori scordiensi sul caso della querela per diffamazione aggravata ai danni dei giornalisti di MeridioNews. Colpevoli di aver raccontato la sosta sospetta della candelora degli ortofrutticoli in via Torre del vescovo. Sostegno anche da Città Insieme e Il tavolo delle imprese
Caso candelora, mozione di solidarietà a Scordia Approvata all’unanimità dai consiglieri comunali
«Vista l’importanza del diritto di cronaca costituzionalmente garantito e constatata la validità del servizio offerto da MeridioNews, il consiglio comunale di Scordia esprime la propria solidarietà ai giornalisti Luisa Santangelo e Dario De Luca». È con una mozione presentata dal consigliere Nicolò Ferro — e firmata anche dai suoi colleghi Salvatore Barresi, Carmelo Bellò, Jose D’Amico e Antonino Frazzetto — e approvata all’unanimità dall’aula consiliare, che gli amministratori di Scordia prendono posizione in merito alla querela per diffamazione aggravata notificata, lo scorso giovedì, a questa testata. Ad averla causata è stata la notizia — pubblicata il 7 febbraio 2015 ma riferita a un fatto avvenuto il 4 — della sosta sospetta della candelora degli ortofrutticoli in via Torre del vescovo, nel pieno delle festività agatine. Una fermata al di fuori del percorso del fercolo di sant’Agata, ma nelle immediate vicinanze della casa del presunto boss del clan Cappello Massimiliano Salvo, che in quel periodo era detenuto agli arresti domiciliari. Per aver raccontato questa storia, i nostri due cronisti sono attualmente indagati in un procedimento a carico di ignoti, partito dalla denuncia dell’associazione che gestisce il cereo votivo dei fruttivendoli. «Il diritto di cronaca — scrivono i consiglieri di Scordia nella loro manifestazione di sostegno — è riconosciuto nell’ordinamento italiano tra le libertà di manifestazione del pensiero».
Quella dei consiglieri scordiensi è solo l’ultimo di un lungo elenco di messaggi fatti arrivare alla redazione di MeridioNews. Dai deputati del MoVimento 5 stelle all’Ars, passando per Catania Bene Comune, Gammazita, Libera, AddioPizzo e la fondazione Giuseppe Fava. Ma anche l’associazione antimafie Rita Atria, la redazione de I Siciliani giovani e quella de L’urlo, l’Udu, il movimento Vespri, l’associazione romagnola Gruppo dello zuccherificio. A questo elenco si erano aggiunti, un paio di giorni fa, anche il giornale modicano La Spia, il centro per i diritti del cittadino Codici, l’associazione antiracket Obiettivo legalità e il comitato popolare Antico corso. E quest’ultimo aveva chiuso il suo intervento con una domanda destinata a rimanere senza risposta: «Ci chiediamo: per riscattare l’onore, noi catanesi infangati dalla arroganza dell’illegalità, additati da tutta l’Italia come popolo di delinquenti, chi dovremmo querelare per avere soddisfazione?».
Ieri alle parole già spese si sono aggiunte, oltre a quelle del consiglio comunale di Scordia, anche quelle dell’associazione Città Insieme, da sempre attiva nel territorio catanese. «I giornalisti ci hanno semplicemente raccontato un fatto preciso e puntuale, stimolando la riflessione dei cittadini e l’intervento dei responsabili competenti — si legge nel comunicato di Città Insieme — Si nota come la querela per diffamazione aggravata, oltre che inopportuna, sia anche impropria, dato che altri dieci, cento, mille Dario e Luisa occorrerebbero piuttosto, perché tutte le illegalità diffuse durante la festa possano essere raccontate. Non è vero invece che, accettando l’illegalità o passandoci sopra, con la scusa dell’onore rivolto alla Santa, si disonori la città?»
«Noi vogliamo dire basta a un modo di mettere sotto scacco l’informazione libera in questa città. Vogliamo che i giornalisti indipendenti siano in grado di svolgere il loro mestiere con serenità senza pressione alcuna. Il vero traguardo è questo, la vera libertà è questa». È il commento de Il tavolo per le imprese, l’associazione etnea composta da imprenditori locali. «Cominciamo a non sottostare più a certe regole imposte dall’editoria locale — affermano sul loro sito — Cominciamo a dare un segnale forte a chi vuole fare l’editore in maniera seria ed indipendente sostenendolo nelle proprie battaglie per una libera informazione. La vera solidarietà è iniziare questa battaglia in nome e per il bene del futuro di Catania».