Un marchio sugli appartamenti e gli edifici non abitati di Catania. E' l'idea del collettivo, attivo da circa un anno, che vuole creare una mappa per venire incontro a chi è rimasto senza un tetto. «C'è una forte emergenza abitativa spiegano i militanti Tante persone non possono più permettersi un affitto». Nei mesi scorsi l'ex direttore della Caritas aveva invocato lo strumento della requisizione per esigenza abitativa, mentre il forum Salviamo il paesaggio aveva cercato invano di realizzare un censimento degli edifici sfitti in città. Guarda il video
Case vuote, provocazione del gruppo Aleph Una saetta bianca sulla porta per segnalarle
«Se a Catania tanta gente dorme in strada, è perché sono aumentati gli sfratti dell85 per cento, mentre gli appartamenti restano vuoti». Nellultima conferenza stampa da direttore diocesano della Caritas, lo scorso maggio, padre Valerio Di Trapani volle lanciare questo messaggio. Dopo otto anni alla guida dellente, aveva individuato nelle case sfitte una delle emergenze e, insieme, una risorsa importante per Catania. Oggi il collettivo Aleph raccoglie quellallarme e lancia il «Piano abitazioni bianche». I militanti hanno mappato alcune zone della città, individuando decine di abitazioni vuote su cui hanno disegnato una saetta bianca allinterno di un cerchio. Il tipico simbolo delle occupazioni a scopo sociale dell’area anarco comunista, ma anche, secondo i ragazzi del collettivo Aleph, un segnale di riconoscimento per chi si ritrova senza un tetto.
«Segneremo tutti gli edifici, le case e gli appartamenti vuoti, sfitti e inutilizzati e li pubblicheremo in un elenco», spiegano. Per ora il censimento ha raccolto «diverse decine di casi», ma non si ferma. Le saette sono comparse su saracinesche e porte di diversi quartieri della città, dalle zone più disagiate come San Berillo vecchio a quelle residenziali. «Catania vive una forte emergenza abitativa spiegano dal collettivo Aleph periodicamente il Comune interviene, ma la richiesta continua a crescere. Tante persone che fino a poco tempo avevano una casa, ora non possono più permettersi un affitto». I militanti invitano ad inviare al loro indirizzo email aleph@paranoici.org le segnalazioni. «Con poco potrai contribuire a dare una casa a chi non ce l’ha», scrivono nel video spot del piano.
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Nel 2011 Catania era al quarto posto tra le città italiane per numero di sfratti. Da direttore della Caritas padre Valerio Di Trapani aveva lanciato una proposta simile, ma chiedendo la collaborazione delle istituzioni. «Si chiama requisizione per emergenza abitativa spiegava lo scorso maggio Di solito si applica quando ci sono terremoti o catastrofi naturali. Si prendono gli appartamenti sfitti e li si affidano per un anno, con un regolare contratto daffitto, alle famiglie che ne hanno bisogno. In una delle municipalità di Roma è già stato fatto, e se ne parla in molte altre parti dItalia». Idea caduta nel vuoto.
Anche il forum Salviamo il paesaggio, difendiamo i territori ha provato a realizzare un censimento di tutti gli edifici sfitti a Catania. Ma al questionario inviato al Comune, da Palazzo degli Elefanti hanno risposto in modo parziale e con dati risalenti al piano regolatore del 1969. Il collettivo Aleph ha scelto unaltra strada, consapevole dei rischi a cui chi occupa può andare incontro. «E vero che nei quartieri più disagiati a volte esiste una racket delle abitazioni spiega una militante di Aleph ma non conosciamo queste dinamiche prima, i problemi emergono solo nel momento in cui si agisce. Daltra parte spesso nelle zone degradate si crea anche più facilmente una rete di solidarietà».