Costume e società

A Palazzolo Acreide la casa museo Antonino Uccello chiusa da anni. «Ha dato valore agli oggetti della vergogna»

Un luogo identitario che custodisce le radici delle tradizioni immateriali che animano il tessuto sociale di Palazzolo Acreide, nel Siracusano: è casa museo Antonino Uccello, il cui portone però resta chiuso. Dopo i lavori di ristrutturazione e restauro partiti nel febbraio del 2022, non ha più riaperto. Ora è il comitato locale La finestra su Palazzolo ad avere lanciato una petizione con raccolta firme per chiedere alla Regione la riapertura. «È diventata urgente e improrogabile – dice a MeridioNews Vincenzo Perez – Sappiamo che l’amministrazione comunale ha interloquito con la direttrice Rita Insolia e con la Soprintendenza ma nulla si è mosso e le motivazioni della chiusura restano avvolte nel mistero». La mancanza di risposte ufficiali lascia spazio alle voci di corridoio che si rincorrono. «Dopo la consegna dei lavori da parte della ditta, accettati con riserva per controllare se tutto fosse in regola – aggiunge Perez di La finestra su Palazzolo – pare che la questione riguardi il sistema antincendio che non sarebbe a norma. Il vero problema è che gli enti tra loro non si parlano come dovrebbero». Per permettere a quel luogo, da dove sono passati anche Gesualdo Bufalino, Rosa Balistreri e Leonardo Sciascia, di tornare a essere un presidio per la comunità.

E, invece, nel silenzio, per il terzo anno consecutivo resta chiuso il portone della casa museo voluta e realizzata dall’antropologo, etnografo, poeta e scrittore nato a Canicattini Bagni nel 1922 e morto a Palazzolo Acreide nel 1979. «Quel luogo, dove Antonino Uccello ha vissuto gran parte della sua esistenza, è uno degli attrattori principali del nostro territorio – commenta l’operatrice turistica Sara Curcio Raiti della cooperativa Mediblei – ed è un progetto in cui emerge tutta la visione politica di Antonino Uccello». Emigrato per insegnare in Brianza (a nord di Milano, in Lombardia), è lì che si rende conto ancora di più del valore delle tradizioni locali della civiltà contadina. «Ma capisce che nel Settentrione è anche motivo di spregio dei meridionali. Proprio per questo decide di musealizzare ciò che viene considerato oggetto della vergogna». Per ridare dignità alla storia della sua gente, prende attrezzi e utensili di uso comune, li mette sotto una teca, li espone, li rende opere d’arte da proteggere. «Valorizzandoli, ha fatto in modo che quelli della civiltà contadina venissero davvero considerati oggetti di valore – sottolinea Curcio Raiti – in un’epoca in cui anche lungo la costa siracusana prendeva piede l’industrializzazione».

Le persone lasciano le campagne e gli animali e si spostano per lavorare nelle industrie. Antonino Uccello teme che con questo spostamento si perda anche un pezzo di storia. «È stato un avanguardista: ha creato la casa museo e tramandato le storie del passato come un’eredità – analizza l’operatrice turistica – Adesso non si può pensare di togliere questo luogo alla comunità perché si rischia davvero di perdere una memoria storica, un patrimonio comunitario che finora si è custodito». Come molte aree interne dell’isola, anche Palazzolo Acreide è a rischio spopolamento. Inserita nel circuito de I Borghi Più Belli d’Italia, «resta comunque un’area marginale e difficile da raggiungere. Ha tanto da offrire – conclude Sara Curcio Raiti – ma ci preoccupa il fatto che gli enti non sempre riescono a cogliere l’importanza dei luoghi da valorizzare per la comunità locale e anche per i visitatori».

Marta Silvestre

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