Casa Felicia Impastato resiste ancora. E, per il momento, il bene non tornerà alla famiglia Badalamenti. L’immobile confiscato al boss mafioso Gaetano Badalamenti doveva tornare nelle mani della famiglia del boss di Cinisi il 25 febbraio, per effetto della revoca della confisca effettuata a suo tempo. Ma il procedimento cominciato a febbraio non si è concluso. Prima per l’esecuzione di alcune verifiche riguardanti le misure dell’immobile oggetto del provvedimento, e adesso per decisione del giudice che ha posticipato l’esecuzione forzata. «Il provvedimento di revoca della confisca è stato sospeso fino all’esito dell’udienza del 10 maggio», ha annunciato il parlamentare del Movimento cinque stelle Francesco D’Uva che, nelle scorse settimane ha presentato un’interpellanza urgente per affrontare la questione.
Assegnata nel 2010 al Comune di Cinisi dall’Agenzia nazionale per i beni confiscati, la gestione di Casa Felicia a gennaio del 2021 viene demandata all’associazione Casa Memoria Impastato per la realizzazione di eventi culturali a cui partecipano centinaia di giovani. Adesso però, dopo più di dieci anni da quando l’immobile è del Comune, la confisca è stata revocata per un errore commesso al momento in cui è stata disposta. E così il passato è tornato prepotentemente a infangare la memoria di Peppino Impastato, il giornalista morto ammazzato su commissione di Don Tano – appellativo di Tano Badalamenti – il boss mafioso di Cinisi ai tempi in cui in onda andava Radio Aut e Don Tano era appellato come Tano Seduto.
Un omicidio che in un primo momento venne comunicato come suicidio e su cui i media non si concentrarono, perché distratti dalla morte, avvenuta lo stesso giorno, del presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro. «L’esecuzione del provvedimento – ha spiegato il deputato – era prevista per il 29 aprile quando gli ufficiali giudiziari avrebbero dovuto procedere al passaggio definitivo del bene al figlio di Badalamenti, Leonardo». In realtà, però, il giudice ha scelto di posticipare l’esecuzione della revoca della confisca all’esito dell’udienza del 10 maggio. «La scelta del giudice è una buona notizia ed è un segnale che ribadisce l’attenzione che c’è sulla proprietà del bene e sulla sua gestione futura che – ha ribadito D’Uva – confidiamo possa essere mantenuta dall’associazione Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato».
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