I giudici accolgono le istanze cautelari presentate da alcune ditte del settore dell'impiantistica che si erano rivolte alla magistratura dopo la pubblicazione della recente gara di assegnazione dei lotti. Le procedure vengono congelate, mettendo in stand-by anche le previsioni inserite nel piano di riequilibrio e nel bilancio
Cartellonistica pubblicitaria, il Tar blocca le nuove gare Notarbartolo: «Scompaiono tre milioni che aspettavamo»
Due sentenze–fotocopia del tribunale amministrativo regionale, ieri pomeriggio, hanno bloccato temporaneamente le gare per l’assegnazione dei lotti della cartellonistica nel Comune di Catania. La decisione dei giudici accoglie l’istanza cautelare presentata dai legali di Area 4 srl e Apas (Associazione pubblicità affissioni Sicilia) da un lato, e da Alessi spa, Aspes (Associazione pubblicità esterna) e Start affissioni srl dall’altro. Tutte avevano fatto ricorso alla giustizia amministrativa contro l’amministrazione per l’annullamento di tutte le procedure della gara, del bando e del capitolato pubblicati sul sito istituzionale il 15 marzo del 2017.
Dopo aver analizzato gli atti, i magistrati hanno infatti ritenuto che il ricorso presenta «profili di fondatezza in considerazione della previsione di una riserva di imprecisati impianti in capo al Comune, da gestire al di fuori (e, quindi, in concorrenza) da quelli assegnati con la procedura selettiva in questione». Per queste ragioni, i giudici Pancrazio Maria Savasta, Maria Stella Boscarino e Giuseppa Leggio hanno rinviato al 6 dicembre prossimo l’udienza pubblica di trattazione.
A denunciare il fatto, ieri sera durante la seduta del Consiglio comunale, è stato il consigliere Niccolò Notarbartolo: «Questa decisione travolge i bandi che abbiamo pubblicato fino a questo momento – dichiara il politico – Sono convinto che troveremo una soluzione ma, nel 2017, nel piano di riequilibrio e nel bilancio avevamo messo una previsione di tre milioni di euro che sarebbero dovuti entrare dalla cartellonistica pubblicitaria e che ora non arriveranno». Oltre a questo, sottolinea Notarbartolo, tutti gli impianti e quindi le imprese che operano nel settore, si trovano ad operare in un regime di abusivismo. «Questo è un disastro amministrativo, abbiamo permesso a chi era già illegale di continuare in questa situazione, facendo un grave danno a chi vuole lavorare in modo onesto». «L’amministrazione – conclude l’esponente del Pd – si è messa a giocare con le imprese, e ora ci troviamo nuovamente in ginocchio perché quei soldi che dovevamo incassare ora sono scritti sul ghiaccio».
La decisione dei giudici amministrativi si inserisce nella situazione, di per sé complicata, della gestione degli spazi pubblicitari. Una vicenda che si trascina da parecchio per i corridoi di Palazzo degli elefanti e che ha dovuto fare i conti con numerosi pronunciamenti del Tribunale amministrativo regionale e del Consiglio di giustizia amministrativa. Alla base di tutto c’è un protocollo d’intesa del 2014, siglato dal Comune con la maggior parte delle aziende del settore, che la magistratura ha ritenuto illegittimo. Una situazione che si è incastrata con la mancanza durata anni – e colmata solo di recente – di un regolamento che disciplinasse dove i cartelloni pubblicitari possono essere installati. A questo si è dovuta aggiungere la scadenza di tutte le concessioni, che non sono state rinnovate nell’attesa della nuova gara d’appalto che avrebbe dovuto regolare il settore, e che adesso è di fatto bloccata.
A fare da cornice a questo quadro frastagliato si è dovuta aggiungere anche la questione delle tasse versate in modo quantomeno impreciso. Come il caso raccontato da MeridioNews delle quattro aziende collegate al gruppo dell’imprenditore ed editore del quotidiano La Sicilia Mario Ciancio Sanfilippo che già a gennaio di quest’anno dovevano due milioni di euro al Comune, perché almeno dal 2013 hanno pagato meno del dovuto o non pagato affatto l’imposta comunale. Senza che gli uffici preposti al controllo abbiano sollecitato i pagamenti e, sopratutto, senza che abbiano applicato la legge, revocando le autorizzazioni dopo la seconda rata non pagata.