La preparazione della gara interna contro il Carpi, squadra che non ha mai perso al Barbera, è stata condizionata dall'assenza di diversi giocatori, tra infortuni e convocazioni in Nazionale. Il Palermo è «costretto» a vincere per restare agganciato al treno per la promozione diretta. Rajkovic avviato verso il recupero
Carpi ed emergenza gli avversari dei rosa Tedino: «Difficoltà ci sono ma niente alibi»
Si scrive Carpi, si legge tabù. Termine compatibile con un dato statistico legato alla gara in programma domani alle ore 15 al Barbera e valida per la trentaduesima giornata. In trasferta, facendo riferimento al Carpi, il Palermo ha rotto l’incantesimo all’andata vincendo per 3-1 grazie ad una doppietta di Nestorovski ed un acuto di Embalo ma, in casa, non ha mai battuto gli emiliani. Lo score dei due precedenti disputati in Sicilia è di un pareggio (2-2 in serie A nel 2015/16) e di una vittoria degli ospiti (2-1 contro un Palermo già aritmeticamente in A) nel campionato cadetto 2013/14, torneo in cui il Carpi ebbe un quid in più rispetto alle altre essendo stata l’unica squadra ad imporsi sia all’andata che al ritorno sulla corazzata guidata da Iachini. La cabala, dunque, sarà una di quelle molle che farà scattare qualcosa nella mente dei rosanero. Un ulteriore serbatoio da cui attingere per arricchire il proprio bagaglio di motivazioni.
In attesa della decisione finale del Tribunale in merito all’istanza di fallimento presentata dalla Procura (e su questo fronte dal club di viale del Fante filtrano spiragli positivi come dimostra il comunicato del presidente Giammarva diramato mercoledì pomeriggio), gli uomini di Tedino sanno che domani dovranno portare a casa il loro risultato conquistando l’intera posta in palio. Per due ragioni: per restare agganciati al treno che ha come destinazione finale la promozione diretta e per costruire un percorso all’insegna della continuità. Inaugurato dal pareggio a Vercelli e proseguito con i successi interni contro Ascoli e Frosinone e il pari rocambolesco ottenuto a Novara. Al netto del gol dal sapore di beffa subìto nel recupero, il secondo tempo del match disputato sabato scorso al Piola deve essere il punto da cui ripartire. Il parametro al quale la squadra deve fare riferimento per affrontare nel modo giusto un Carpi in salute (la formazione guidata da Calabro, in zona playoff con 44 punti, è reduce da due vittorie consecutive) e con un’indole particolare, quella di riuscire spesso a far giocare male gli avversari.
Compattezza e sostanza a scapito della qualità e dell’estetica. Sono questi i tratti distintivi di un Carpi che, pur non avendo l’appeal di Empoli o Frosinone, merita la stessa attenzione che richiede una big. Anche in virtù di un recente passato di tutto rispetto, impreziosito dalla promozione in A nel 2015 e dalla conquista della finale playoff (persa nel doppio confronto con il Benevento) nella passata stagione. Morale della favola: il coefficiente di difficoltà della sfida in programma domani è simile a quello dello scontro diretto con il Frosinone di due settimane fa. Non tanto per il valore dell’avversario di turno (i ciociari, obiettivamente, hanno una qualità superiore rispetto a quella della compagine emiliana) ma per le modalità con cui i rosanero stanno arrivando alla partita. Che Tedino ha preparato in questi giorni in piena emergenza, con un organico decimato tra infortunati e giocatori impegnati con le rispettive Nazionali.
«Potrei dire di essere in difficoltà ma non lo faccio perché non voglio alibi e perché so che le difficoltà ci sono sempre, in tutte le situazioni – ha sottolineato il tecnico rosanero – è chiaro, però, che ogni allenatore vorrebbe avere un ampio ventaglio di scelte a sua disposizione e, da questo punto di vista, la settimana trascorsa è stata particolare. Le difficoltà, in ogni caso, ci sono e vanno collegate ad esempio alle potenzialità di un Carpi che ha vinto le ultime partite senza subire gol e che è molto forte fisicamente. Sarebbe stata una gara complicata anche se fossimo stati al completo».
Intenzionato a mettere alle spalle il brutto episodio vissuto a Novara nel momento in cui è stato colpito all’altezza dell’orecchio da un oggetto piovuto dagli spalti («Sono rimasto intontito qualche giorno. I maleducati sono da tutte le parti ma non è il caso di spostare l’attenzione dalla capacità dello sport di produrre un certo spettacolo»), il tecnico friulano è concentrato solo sulle vicende che riguardano il campo: «Considerando le gare contro Empoli all’andata, Perugia e Novara nel girone di ritorno abbiamo perso cinque punti che potevano essere molto pesanti. A Novara, ad esempio, il nostro demerito è stato quello di non avere chiuso la partita».
Nell’elenco dei convocati, di cui fanno parte anche i Primavera Guddo, Rizzo e Santoro, figurano diciannove giocatori. Sono diversi i pezzi mancanti ma, in difesa, si avvia verso il recupero Rajkovic, in anticipo sulla tabella di marcia delineata all’inizio del mese dopo la gara contro l’Ascoli. Match (l’ultimo da ds rosanero di Lupo tornato a parlare del suo esonero mercoledì nel corso della CTPalermo Football Conference organizzata al Circolo del Tennis di viale del Fante) in cui l’ex Darmstadt ha rimediato una frattura composta dell’emipiatto tibiale del ginocchio destro. Il difensore serbo con ogni probabilità sarà schierato domani come centrale tra Dawidowicz (che dovrebbe essere arruolabile pur essendo alle prese con un fastidio ad una caviglia) e Szyminski nell’ambito di un 3-5-1-1. Modulo che, nel caso specifico, prevede l’avanzamento di Coronado nel ruolo di trequartista a supporto di un unico terminale offensivo (La Gumina nettamente favorito su Moreo che non ha un’autonomia di novanta minuti) e l’inserimento a centrocampo di un profilo diverso rispetto allo standard delle ultime settimane. La new-entry dovrebbe essere Murawski, in vantaggio nei confronti di Fiordilino in qualità di mezzala destra nella cerniera a tre completata da Jajalo e Gnahoré e supportata sulle corsie esterne da Rispoli e Rolando, tornato a disposizione dopo il forfait di Novara a causa di una sindrome influenzale.