Caro presidente Crocetta, i vuoti annunci e le promesse mancate si pagano care

Da qualche giorno, in un’atmosfera più da gossip che da analisi politica, ci si interroga sulle cene del presidente della Regione, Rosario Crocetta, con i rappresentanti dei gruppi parlamentari che, all’Ars, dovrebbero fare opposizione. Ora, a parte il fatto che a Sala d’Ercole, per tradizione, non è mai stato facile capire chi è maggioranza e chi è opposizione, il tema è un po’ più serio di quanto sembri.

Una prima ‘lettura’ più politica di questi incontri conviviali potrebbe essere legata al fatto che il presidente Crocetta, dovendo fronteggiare il pressing sempre più spinto del Pd, che chiede poltrone in Giunta, ma anche fuori dalla stessa Giunta (vedi i manager della sanità), cerca di allacciare rapporti con gli altri gruppi parlamentari per assicurarsi una certa ‘agibilità’ a Sala d’Ercole.

Ma c’è un’altra lettura ancora che non riguarda solo il presidente Crocetta, ma tutto il centrosinistra siciliano. Al di là delle interviste, al di là delle promesse, al di là degli impegni e, soprattutto, al di là degli annunci, i risultati del Governo Crocetta sono deludenti.

Intere categorie sociali siciliane sono in sofferenza, se non in una condizione di pre-rivolta. Il problema non riguarda le famiglie e le imprese, in sofferenza in tutta l’Italia. Perché accanto a una condizione generale, ci sono specificità siciliane. Ci sono, nella nostra regione, interi settori sociali ed economici in sofferenza ai quali il Governo Crocetta, almeno fino ad oggi, ha dato risposte inadeguate e, in certi casi, non ha dato alcuna risposta.

LA SANITA’ E IL DISASTRO BALDUZZI – Il mondo della sanità, per esempio. Il Governo Monti, è noto, è stato uno dei peggiori della storia dell’Italia repubblicana. E il suo ministro della Salute o Sanità, Balduzzi, è stato un disastro. La ‘riforma, o presunta tale, di questo ex Ministro – il cosiddetto decreto Balduzzi – fa acqua da tutti i lati. Ricordiamo che gli assessori di tutte le Regioni italiane, a nostra memoria, non hanno trovato molto conducente questa riforma. E per attuarla hanno chiesto allo Stato risorse finanziarie.

Oggi scopriamo che in Sicilia questa riforma Balduzzi si sta attuando senza aver chiesto le risorse al Governo nazionale. Anzi, tanto per gradire, lo stesso Governo nazionale, come il nostro giornale ripete spesso, si è preso 800 milioni dal bilancio regionale.

La ‘filosofia’, in verità molto ‘spicciola’, di questo decreto Balduzzi è perfettamente in linea con l’idea che Monti e la sua banda hanno della politica: meno soldi alla società italiana e più soldi alle banche. Da qui i tagli. Da qui – trasferendoci in Sicilia – i tagli, ad esempio, dei 28 Punti nascita.

Il problema non riguarda solo alcune aree della sanità, ma tutta la sanità siciliana, messa sotto stress. Medici ospedalieri, infermieri e operatori socio sanitari dell’Isola lavorano regolarmente sotto organico. In tutti questo i dirigenti medici, dal biennio 2010-2011, non ricevono gli incrementi sugli stipendi. Mentre devono fronteggiare la crisi generalizzata, l’aumento delle assicurazioni professionali e la nuova legge in base alla quale l’assicurazione professionale è obbligatoria (con aumenti che sfiorano il 250 per cento).

Sono i problemi concreti di intere categorie. E che dire dei Laboratori di analisi? Causa i tagli praticati dal Governo regionale hanno fatto sapere che non faranno più prestazioni con esenzione totale. Malati che si rivolgeranno agli ospedali pubblici già sotto stress. Caos su caos.

IL CAOS NELLA GESTIONE DEI RIFIUTI – La sofferenza non risparmia i lavori pubblici, praticamente bloccati. Per non parlare della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti. Dove non si intravede nemmeno uno straccio di cambiamento rispetto al passato. La Sicilia va avanti con la follia delle discariche e con un demagogico appello al ritorno alla gestione dei Comuni, come se i Comuni non avessero gestito il settore attraverso gli Ato rifiuti, ‘pilotando’ assunzioni che hanno solo aumentato il bacino del precariato.

Non si intravede una riforma del settore nell’interesse dei cittadini. La testimonianza palmare del fallimento del Governo Crocetta sul fronte della gestione dei rifiuti è rappresentata dal ‘caso’ Palermo. Dove si prosegue con la discarica di Bellolampo, di vasca in vasca, con l’interramento dei rifiuti ormai al limite, con la falda inquinata, con la diossina che l’estate scorsa ha invaso il capoluogo dell’Isola e i centri vicini. E con una raccolta dei rifiuti che, in città, è sempre sotto la spada di Damocle dei dipendenti dell’Amia (la società è stata dichiarata fallita, ma i dipendenti ci sono ancora). Se questi ultimi decidono di incrociare le braccia – ed è già successo due volte – la città viene invasa da rifiuti, topi e scarafaggi. Senza che nessuno, durante questi giorni di crisi, si prenda la briga di controllare se durante i periodi di crisi aumentino i problemi sanitari e le malattie.

In questo scenario, con i cittadini penalizzati da un servizio pessimo, si scopre che i palermitani pagano una tassa per l’immondizia tra le più alte d’Italia. Dal bilancio consuntivo 2012 gli introiti del Comune di Palermo provenienti dalla Tarsu rappresentano sono una delle voci più consistenti delle entrate: 140 milioni di euro circa, senza contare i tanti cittadini che non hanno pagato e che verranno raggiunti dalle cartelle esattoriali.

Sono, ripetiamo, i problemi concreti. Che affondano le radici nella totale mancanza Di riforme vere che l’attuale Governo regionale non ha messo nemmeno nel conto. Il discorso prosegue con la gestione fallimentare della formazione professionale, con l’azzeramento delle attività culturali, con il nulla del turismo, con la crisi ormai strutturale dell’agricoltura (ci si aspettava, da questo Governo, un cambiamento di passo sul Piano di sviluppo rurale: invece si prosegue con gli stessi metodi e con le stesse facce del precedente Governo di Raffaele Lombardo).

LA FARSA DELL’ARTICOLO 37 – Che dire, poi, dei rapporti con Roma rispetto all’annosa questione finanziaria? Su questo fronte – articoli 36, 37 e 38 dello Statuto siciliano – la Sicilia non ha mai brillato. Anche su questo fronte, tanto fumo e poco arrosto. Non solo lo Stato ha scippato alla Sicilia i già citati 800 milioni di euro, non solo c’è il vuoto-niente sugli articoli 37 e 38, ma c’è anche l’insopportabile retorica di un assessore all’Economia, Luca Bianchi – inviato, o forse imposto da Roma al Governo Crocetta – che pensa di fare il furbo blateranDo di applicazione dell’articolo 37.

Salvo a scoprire che i siciliani non sono poi così ingenui o disattenti, ma anzi sono pronti a chiedergli conto e ragione. Tanto da costringerlo – e questo è successo ieri – a scappare da Sala d’Ercole – perché avendo assunto impegni ora non sa più cosa dire. Così, in perfetto stile Crocetta rinvia tutto al 12 giugno, in attesa di inventarsi qualche altra favola. Penoso.

Nella Sicilia bloccata dal malgoverno fatto di annunci e da promesse mancate, tra il malcontento che cresce di giorno in giorno, sta maturando un sentimento politico che potrebbe manifestarsi già dalle prossime elezioni. La Sicilia è sempre sata un’enclave moderata. Come abbiamo più volte scritto, se Crocetta è stato eletto, questo lo deve all’ex presidente Lombardo e al senatore Giuseppe Firrarrello, che hanno tolto voti a Nello Musumeci per ‘girarli’ allo stresso Crocetta.

IL BLOCCO SOCIALE MODERATO CHE RITORNA DAL BASSO – Ma adesso non la politica, ma la società siciliana si sta rendendo conto, con i fatti, che l’investimento politico su Crocetta è stato un errore. Accentratore e inconcludente, come abbiamo già detto, il presidente ha aggravato, piuttosto che risolverli, i problemi dell’Isola.

Cosicché, alla luce di un fallimento amministrativo che è nelle cose, non tanto nella politica, quanto nella società siciliana si va ricostituendo il blocco sociale moderato che per tanti anni è stato rappresentato dalla Dc e che per un quindicennio è stato mal rappresentato dal centrodestra siciliano.

Assistiamo, insomma, a un fenomeno nuovo: non è una parte politica che sollecita e governa la formazione di un blocco sociale. Ma è la società siciliana che chiede alla politica la costituzione di un nuovo blocco sociale in grado di dare risposte alle imprese, alle famiglie, al mondo della sanità, al mondo dei lavori pubblici, nella gestione dei Comuni oggi quasi tutti in crisi, nella gestione delle attività culturali di fatto abbandonate, nella formazione professionale, nello Stato sociale quasi del tutto smantellato da un anno di ‘montismo’ e, soprattutto, nella gestione dei rapporti economici e finanziari con Roma che oggi vede la Sicilia completamente soccombente.

La scelta di un blocco sociale moderato, da parte della società siciliana, non è politica, ma è dettata dalla constatazione che il Governo Crocetta non è in grado non solo di governare i fenomeni e dare risposte, ma in qualche caso anche di ‘leggere’ le richieste della società siciliana.

Chi ha capito quello che sta succedendo sono alcuni dirigenti del Pd siciliano. Che, non a caso, vorrebbero imprimere una ‘sterzata’ a un’attività di governo fragile, velleitartia e confusionaria. Questo ci riporta all’imminente passaggio elettorale.

Con il controllo del Governo nazionale, del Governo regionale e di molti Comuni, il centrosinistra dovrebbe vincere con largo margine di vantaggio. A Catania, poi, non ci dovrebbe essere partita. Il candidato di centrosinistra dovrebbe stravincere. Invece, incredibilmente, come ha sottolineato l’ex Ministro Calogero Mannino, il centrodestra, in Sicilia, è in forte recupero.

Tutto questo è solo apparentemente illogico, soprattutto a Catania, dove il Sindaco uscente di centrodestra, Raffaele Stancanelli, non ha brillato. E dove il centrosinistra è riuscito a tirare dalla propria parte un grande elettore come l’onorevole Lino Leanza. Nella città Etnea Enzo Bianco, candidato a Sindaco del centrosinistra, pur non essendo il migliore dei candidati possibili, dovrebbe vincere con l’80 per ceto dei voti.

Invece, come ‘annusa’ Mannino, c’è un recupero del centrodestra.

Così torniamo ai dubbi del Pd, che ha perfettamente chiare le insufficienze del Governo Crocetta. E allo stesso governatore, alle sue cene con gli esponenti del centrodestra. Solo che oggi è la società siciliana, nel suo interno, a non sopportare più il Governo delle chiacchiere e delle promesse. La spinta contro un Governo inconcludente arriva dal basso e non è detto che i Partiti possano influenzarla o bloccarla.

 

 

 


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