Misure urgenti e concrete. Ma anche e soprattutto di sistema, per fare fronte al caro energia. È l’obiettivo con cui oggi hanno sfilato a Palermo decine di associazioni di categoria e di cittadini, insieme ai sindacati. Non un giorno di protesta, nelle intenzioni degli organizzatori, ma un modo per attirare l’attenzione su un problema e, soprattutto, sulle sue possibili soluzioni. Raccolte in una lista di sedici proposte indirizzate al presidente della Regione Renato Schifani e al prefetto di Palermo Giuseppe Forlani. Possibili soluzioni alle difficoltà delle famiglie ma anche delle imprese, a fianco delle quali hanno sfilato anche diversi sindaci siciliani. Non una mera solidarietà, ma una discesa in campo dei Comuni, terzo anello di questa catena di rincari che, alla fine, ricadrà sempre sui cittadini.
Tra le 16 proposte ci sono innanzitutto l’introduzione di un tetto massimo al prezzo dell’energia e vari aiuti per il pagamento delle bollette del prossimo anno: tra credito d’imposta, moratorie e rateizzazioni più lunghe. Oltre alla richiesta di finanziamenti a tasso agevolato alle imprese in crisi di liquidità, ristori regionali e aiuti specifici per l’agricoltura e il settore dell’ortofrutta. L’idea però è quella di guardare avanti e prevedere delle riforme strutturali a partire da un diverso conteggio degli oneri di gestione in bolletta fino a una nuova programmazione energetica green: con incentivi e semplificazioni per l’accesso alle fonti rinnovabili e per la creazione di comunità energetiche.
Un problema che non riguarda però solo i privati. Con bollette più che raddoppiate arrivate anche ai Comuni: come i circa 45mila euro di energia elettrica per far funzionare la pompa che permette di distribuire l’acqua nelle case di poco meno di 4000 cittadini di un piccolo centro siciliano. «I fondi stanziati a inizio anno sono finiti a giugno. E non abbiamo i soldi per pagare il resto dell’anno – spiega Paolo Amenta, vicepresidente di Anci Sicilia e sindaco di Canicattini Bagni, nel Siracusano, ospite di Ora d’aria, in onda Radio Fantastica e Sestarete tv – Da quando c’è la legge sul federalismo fiscale, questi servizi vanno tutti pagati con tributi locali, quindi succederà questo: se io Comune spendo di più, pagherà il cittadino. Con una bolletta dell’acqua, oltre quella della luce, e una Tari più care».
L’idea è quella di chiedere al governo nazionale un intervento straordinario: e cioè dei fondi da destinare ai Comuni per far fronte a queste spese impreviste. Soldi che, comunque, rischiano di essere presi sempre dalle stesse tasche, cioè quelle dei cittadini. «Si poteva e bisognava pensarci prima – commenta asciutto Amenta – E invece si sono persi dieci mesi non affrontando la questione di sistema e fingendo di cercare soluzioni tampone per famiglie e imprese, come se il problema dei Comuni non ricadesse appunto e sempre su di loro». Ma non solo, per Amenta la lista dei ritardi è persino più lunga: «E comprende le fonti rinnovabili, su cui siamo molto indietro. E assolutamente dipendenti da altri Paesi».
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