In Sicilia c’è una cardiochirurgia pediatrica d’eccellenza. E quindi va chiusa titolava il settimanale L’Espresso lo scorso febbraio. Il riferimento è al Centro cardiologico pediatrico del Mediterraneo (Ccpm) dell’ospedale San Vincenzo di Taormina, in provincia di Messina. Da molte parti questo reparto viene considerato una realtà d’eccellenza, perché lo staff medico – guidato del dottor […]
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Il futuro della cardiochirurgia pediatrica di Taormina, tra le uniche due in Sicilia. Il primario Agati: «Dobbiamo resistere»
In Sicilia c’è una cardiochirurgia pediatrica d’eccellenza. E quindi va chiusa titolava il settimanale L’Espresso lo scorso febbraio. Il riferimento è al Centro cardiologico pediatrico del Mediterraneo (Ccpm) dell’ospedale San Vincenzo di Taormina, in provincia di Messina. Da molte parti questo reparto viene considerato una realtà d’eccellenza, perché lo staff medico – guidato del dottor Sasha Agati – ha operato con successo, in Italia e all’estero, migliaia di bambine e bambini che soffrivano di diversi tipi di cardiopatie, anche molto gravi. Il 4 luglio 2023, però, in Sicilia ha iniziato la sua attività un’altra cardiochirurgia pediatrica, quella dell’Arnas Civico di Palermo, in collaborazione con il Gruppo San Donato di Milano. La questione è che il decreto-legge numero 158 del 2012 (il cosiddetto decreto Balduzzi) prescrive che può esserci solo una cardiochirurgia pediatrica ogni cinque milioni di abitanti; visto che in Sicilia abitano quasi 4,8 milioni di persone, secondo il decreto le due cardiochirurgie pediatriche non possono essere attive entrambe. In poche parole quella di Taormina si sarebbe dovuta chiudere. Si sarebbe dovuta perché negli ultimi mesi qualcosa si è mossa, anche se molto lentamente.
Nell’ultimo periodo la compresenza delle due cardiochirurgie pediatriche è stata gestita a colpi di proroghe semestrali per il centro taorminese (l’ultima in ordine di tempo scadrà il 31 luglio). Sin da subito, però – e da molte parti – quando si è capito che il Ccpm rischiava di chiudere si sono mobilitate personalità del mondo dello spettacolo – Rosario Fiorello su tutte – e le famiglie delle bambine e dei bambini in cura a Taormina. Nel giro di poche settimane si è creato un comitato a difesa della cardiochirurgia pediatrica di Taormina, che – insieme alle sindache e ai sindaci di quel comprensorio – ha chiesto una deroga al decreto Balduzzi che permettesse – come già succede in Veneto – la coesistenza di due centri. Ultima di queste iniziative a supporto del reparto è stata Ccpm & Friends, una serata di beneficenza che il 4 luglio scorso ha portato al Teatro antico di Taormina tanti nomi dello spettacolo e un pubblico numeroso.
Proprio nel corso della serata si sono avute delle novità sul futuro prossimo della struttura. Il ministro della Salute, Orazio Schillaci – intervenuto in video – ha parlato di «attenzione sua e del ministero, che è costante» e di un dialogo con «il ministero dell’Economia e delle Finanze per il rinnovo della proroga» della convenzione con l’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. Schillaci ha aggiunto che il ministero che presiede sta lavorando «con la Regione siciliana per individuare una soluzione strutturale che assicuri sul territorio la continuità assistenziale delle cure cardiochirurgiche ai bambini della Sicilia orientale». È utile sottolineare, però, che il Centro cardiologico pediatrico del Mediterraneo serve anche buona parte del territorio della Calabria.
Nello stesso contesto è intervenuto – anche lui in video – Renato Schifani. Il presidente della Regione siciliana ha parlato di «vicinanza e impegno forte e convinto del mio governo perché il Ccpm rimanga». Come il ministro Schillaci, Schifani ha riferito di «interlocuzioni frequenti tra Regione e ministero» per «trovare una soluzione definitiva, affinché una struttura all’avanguardia – che è diventata un punto di riferimento per centinaia di piccoli pazienti e delle loro famiglie siciliane – possa continuare a operare». Alla fine del suo intervento il presidente della Regione si è augurato che «la nostra proposta di deroga al decreto Balduzzi possa essere accolta». La novità vera, però, l’ha portata il deputato catanese di Fratelli d’Italia Francesco Ciancitto, componente della commissione Affari sociali della Camera, che si occupa anche di Salute. Stando a quanto dichiarato da Ciancitto, la cardiochirurgia pediatrica di Taormina potrà godere di una nuova deroga – stavolta di 12 mesi – e in questo periodo di tempo la Regione dovrebbe inserire il Ccpm all’interno della rete ospedaliera. «Una volta fatto – ha detto Ciancitto – si potrà ottenere e si otterrà la deroga al decreto Balduzzi».
Ma alla scadenza della proroga in vigore mancano circa venti giorni e il provvedimento firmato ancora non c’è. «Siamo in attesa di notizie ufficiali», dice a MeridioNews Sasha Agati, che dirige il Centro cardiologico pediatrico del Mediterraneo. «Abbiamo inteso grande interesse e disponibilità da parte del ministero della Salute e della Regione siciliana – continua Agati – L’evento del 4 luglio è stata una grande dimostrazione di quanto, oltre a quella degli artisti straordinari – e non ho parole per ringraziarli – ci sia stata una partecipazione popolare straordinaria». Ormai da molti mesi, infatti, intorno alla cardiochirurgia pediatrica di Taormina si percepisce un sentimento che mette insieme vivacità proiettata alla sua difesa e un senso di ingiustizia alimentato dal fatto che sembra davvero illogico anche solo pensare di chiudere un centro ospedaliero così produttivo. Ma visto il precedente veneto, perché non si è pensato alla deroga già tempo fa, anziché andare avanti una proroga dopo l’altra?
«Forse non c’è stata una presa in carico del problema – dice Agati al nostro giornale – Magari si pensava di chiudere a Taormina, di aprire a Palermo e basta. Poi – continua il responsabile del Ccpm – si è compresa l’utilità della cardiochirurgia pediatrica di Taormina. Stanotte, per esempio, da Reggio Calabria è arrivato un neonato in emergenza». Secondo Agati «magari si è capito che il centro è attivo e che si è intercambiato col territorio e con le neonatologie, una rete – continua il medico – che è venuta fuori grazie alla questione della chiusura; che magari non è stata sottovalutata, ma forse non affrontata in maniera completa. Ora però si è capito». A questo certamente ha contribuito il supporto ricevuto dalle famiglie delle bambine e dei bambini curati a Taormina. «Sin dall’inizio di questa esperienza – dice Agati a MeridioNews – nessuno si aspettava una mobilitazione così: alla serata del 4 luglio sono venute 4500 persone, e non per un ospedale, ma per un solo reparto. Dimostrazione che abbiamo lavorato bene».
Una realtà, il Ccpm di Taormina, che non lavora solo con pazienti siciliani, anzi. «In questi anni abbiamo operato 1800 bambini fuori dall’Italia – dice Sasha Agati – Ieri è arrivato un bambino dalla Costa D’Avorio, a settembre andremo noi in Zambia, a ottobre in Tanzania, a novembre in Namibia». Il lavoro di questo reparto dell’ospedale San Vincenzo di Taormina era evidente anche prima che si parlasse di chiusura, eppure la lettera è arrivata comunque. «Non c’è un prodotto da vendere – dice Agati – ma bastava leggere le cose che facevamo, anziché far arrivare una lettera a un centro che lavora continuamente e con pazienti che vengono anche da molti stati dell’Africa e del Medio Oriente». A proposito di numeri, nell’ultimo anno la cardiochirurgia pediatrica di Taormina ha effettuato 165 interventi, altrettanti ne ha fatti il centro di Palermo.
Visto che si sta parlando di futuro e di prospettive, a questo punto è importante capire se Agati – tra i più importanti cardiochirurghi pediatrici del nostro Paese – stia costruendo la sua eredità. Proprio di questo il medico ha parlato qualche giorno fa in un video sulla pagina Facebook del Ccpm. «Chi possiede un dono… Il dono non è un regalo fatto da qualcuno in maniera solo gratuita: il dono va condiviso. Sapere fare qualcosa dove nessuno la sa fare è un grande segno di umanità e di solidarietà». Agati a chi passerà il testimone quando non lavorerà più? «Un intervento chirurgico – dice Agati, che sorride appena sente il riferimento alla pensione – è un atto di grande generosità. A volte devi operare bambini con malattie molto avanzate e puoi dare loro l’ultima chance. Da noi – sottolinea il primario – possiamo intervenire anche su bambini di pochi mesi, ma quando andiamo in Africa li troviamo già più grandi», quindi le malattie potrebbero essere già in uno stato più avanzato.
Ma a proposito di eredità «ora in Tanzania c’è un collega che opera con il nostro metodo, in Libia pure. La scienza non va avanti senza formazione – ci tiene a dire Agati – Se non insegni le tecniche, non funziona. Non è solo questione di dono – che va allenato, perché molte volte è grezzo – ma una volta dominato, il dono va trasferito. Se tenessi tutto per me, ci perderei io o i bambini? Ho la fortuna di fare un mestiere che mi piace, che mi appassiona e coinvolge, ma che me ne faccio se lo tengo per me? – si chiede retoricamente il medico – Questa è la mia filosofia di vita, ma non tutti la pensano così. Qualcuno finché è in servizio si tiene l’esclusiva: ma cosa ce ne facciamo dell’esclusiva?», conclude Agati. Da alcune parti, nei mesi scorsi, si è parlato di miopia della politica, da altre di palermocentrismo – con riferimento all’apertura della cardiochirurgia pediatrica del Civico di Palermo ai danni di quella di Taormina – ora, anche se con dei tempi piuttosto lunghi, sembra che la politica abbia capito. Vedremo.