Carcere Pagliarelli, la denuncia del Partito Radicale «Sanità assente e poco rispetto dei diritti umani»

La situazione del carcere Pagliarelli sembra non essere poi così rosea. Questo almeno secondo quanto emerso dall’ispezione effettuata due giorni fa dal Partito Radicale, che ha bussato alle porte della casa circondariale con Rita Bernardini, Donatella Corleo e Gian Marco Ciccarelli. Una delle criticità più forti che si sono presentate di fronte ai visitatori è stata quella relativa all’assistenza sanitaria per i detenuti. «Ci sono nel carcere 250 casi psichiatrici – dice Bernardini – ma in sezione non hanno i posti per tenerli, per cui si verificano scene di aggressioni, di persone che urlano tutta la notte non facendo dormire nessuno e influendo su tutta la popolazione dei detenuti».

«Tutti i medici, gli psichiatri, gli assistenti – continua il membro coordinatore del partito – non sono assunti come avviene in altre parti dell’Italia dall’Asp, ma sono a contratto, per cui hanno una situazione precaria. Inoltre hanno pochi mezzi disponibili e mancano persino i farmaci. Neanche i cardiopatici hanno i medicinali salvavita. Ed essendo carenti anche di unità di polizia penitenziaria è un problema se qualcuno viene colto da malore durante un giorno festivo, perché va accompagnato in ospedale e il personale che può farlo è ridotto». 

E la salute, fisica e mentale, delle persone in carcere sarebbe anche a rischio a causa di alcune irregolarità riscontrate nel corso dell’ispezione, soprattutto riguardo la struttura. «La maggior parte dei detenuti – segnala ancora Rita Bernardini – sta chiusa in cella per 20 ore al giorno. Celle fuori da qualsiasi regolamento: misurano nove metri quadrati e mezzo. Al netto di letti e mobili le persone hanno meno di due metri e mezzo ciascuno. E il magistrato di sorveglianza non concede nemmeno il risarcimento previsto dal 35 ter dell’ordinamento penitenziario, scaturito dalla sentenza Torreggiani (con cui la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per violazione dell’art. 3 della Convenzione europea dei diritti umani nelle carceri  ndr)».

E ancora «I detenuti possono fare la doccia solo tre volte a settimana, in molti bagni non ci sono finestre e neanche areazione. Sono diminuite le opportunità di lavoro perché hanno aumentato i compensi dei detenuti ma i fondi a disposizione sono sempre gli stessi. Le possibilità di studio sono limitate: l’unica scuola superiore all’interno del carcere è l’istituto alberghiero. Mi chiedo a questo punto dove sia la rieducazione». L’ispezione dei radicali è durata molte ore, alla presenza dei dirigenti del Pagliarelli. «Devo comunque dire – conclude Bernardini – che la direttrice e il comandante sono stati molto disponibili. Anche loro si lamentavano di molte carenze, tra cui i fondi ridotti: per tutta la manutenzione ordinaria il Dap gli dà diecimila euro all’anno. Che per un carcere così grande, con 1300 detenuti, sono davvero poca cosa». 


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