Protagonisti una dozzina di studenti della prima scuola mummiologica del mondo. Una full immersion tra gli antichi corpi custoditi nella cripta panormita per ricostruire i processi di conservazione utilizzati nel corso dei secoli. «La Sicilia con il suo imponente patrimonio è una scelta obbligata per gli studiosi d’oltreoceano»
Cappuccini, dagli Stati Uniti per studiare le mummie «Occasione unica, resti raccontano storia di 500 anni»
Una giornata interamente dedicata allo studio delle mummie custodite nelle Catacombe dei Cappuccini di Palermo. Protagonisti una dozzina di studenti giunti dall’America per partecipare alla prima scuola mummiologica del mondo, una full immersion tra gli antichi corpi per osservare e ricostruire i vari processi di conservazione utilizzati in un arco di tempo che va dal 1500 al 1900. Al loro fianco, lo scienziato forense dell’Università americana del Nebraska Karl Reinhard, sotto la guida attenta del paleoantropologo trentottenne Dario Piombino-Mascali, vero artefice e direttore del progetto. A lui, infatti, si deve l’ideazione e la nascita del campo estivo – che si tiene nell’antico convento di Santa Lucia del Mela, borgo medievale nel Messinese, che anche nella cripta conserva numerosi resti – come collaborazione tra il Progetto mummie siciliane, da lui stesso guidato, e l’istituzione americana. La scuola, patrocinata dal Comune siciliano e dall’assessorato ai Beni culturali della Regione, terminerà i primi di agosto e l’auspicio è di trasformarlo in un appuntamento fisso per i prossimi anni.
«La giornata di oggi – spiega Piombino-Mascali – rappresentaun’occasione unica perché negli Stati Uniti le mummie sono rarissime. Qui, invece, hanno l’opportunità di osservare e studiare i vari tipi di resti conservati nelle Catacombe dei Cappuccini per ricostruire le tipologie di trattamenti utilizzati nel corso di quasi 500 anni. Le lezioni si concentreranno sugli aspetti legati allo studio dei reperti. Trascorreremo l’intera mattina e parte del pomeriggio analizzando e commentando le loro caratteristiche, il loro stato di conservazione e come venivano ottenuti simili risultati». Il corso rivolge una particolare attenzione agli aspetti e ai risvolti tecnico-scientifici dell’anatomia, della tafonomia (relativa alla giacitura nel terreno), della parassitologia e della palinologia. Si tratta di un laboratorio itinerante: oltre a Palermo, gli studenti hanno già fatto tappa in altri importanti siti nell’Isola come il borgo di Piraino. «La Sicilia – sottolinea – con il suo imponente patrimonio mummiologico, rappresenta una scelta obbligata per gli studiosi d’oltreoceano».
Fra tutte, un ruolo sicuramente non trascurabile riveste il piccolo borgo messinese dove sono custoditi anche i resti del beato Antonio Franco, vissuto tra il 1585 e il 1626 e considerato il santo che combatté l’usura: non a caso, è ritenuto da molti il San Francesco siciliano. Beatificato tre anni fa, le sue vestigia – ora esposte nella cattedrale – sono state ricomposte proprio sotto la direzione scientifica del giovane studioso siciliano. Nel 2013 è avvenuta la ricognizione canonica, quando il corpo è stato ispezionato per motivi legati al processo di beatificazione. E dal 2 settembre, per un mese, verrà allestita una mostra sulla vita del santo, all’interno del palazzo prelatizio che custodisce anche il museo diocesano di Santa Lucia del Mela.
«In questa mostra – racconta – sarà possibile ripercorrere le tappe del processo di beatificazione del beato e anche alcun momenti fondamentali della sua vita, dei nove anni che trascorse a Santa Lucia. Verranno esposti gli indumenti e persino le varie casse in cui è stato sepolto nel corso dei secoli». Tra i vari oggetti, anche il suo unico ritratto in vita, realizzato su lastra di ardesia che ha permesso di ricreare le fattezze del viso. «Si tratta di un documento unico – sottolinea – perché ci mostra come lui appariva in vita. E poi la famosa catena di metallo con cui mortificava il suo corpo». Il museo diocesano raccoglie anche beni di natura etnoantropologica che descrivono la vita dei contadini e pastori di quel periodo e contiene una preziosa collezione di ex voto e reliquiari. «Questo museo è uno scrigno preziosissimo di informazioni – conclude – e meriterebbe una maggiore valorizzazione e conservazione perché possa essere maggiormente fruito».