Dalle 17 alle 19 il locale dell'artigiano Andrea Vajuso riunisce gli amici del mandolino, appassionati che omaggiano la musica popolare siciliana e partenopea. Tanti i curiosi e i turisti che si uniscono. Come Davide: «Io sono nato qui ma questo posto l'ho scoperto grazie alla mia ragazza tedesca»
Capo, la sartoria che diventa ritrovo per musicisti «Ogni sabato chiunque può suonare insieme a noi»
Marica Di Pierri è una giornalista e attivista lucana. Quando ha saputo di essersi aggiudicata il dottorato di ricerca in diritto ambientale, bandito dalla facoltà di Giurisprudenza a Palermo, ha deciso di festeggiare andando in quello che definisce «uno dei posti più magici della città». Alla sartoria del Capo, ogni sabato dalle ore 17 alle 19 le macchine da cucire, gli aghi e i gomitoli di lana lasciano il posto a chitarre, mandolini e tamburelli.
Un appuntamento fisso, quello dell’artigiano Andrea Vajuso, che riunisce nel proprio angolo di lavoro musicisti e appassionati. Il repertorio è quello soprattutto della musica popolare siciliana e partenopea, ma «gli amici del mandolino», come li definisce lo stesso Vajuso, aprono le porte a chiunque passi dalla via dei Beati Paoli che dalla Cattedrale conduce al Mercato del Capo. «Dai turisti ai curiosi, il nostro angusto spazio si riempie ogni volta» continua il musicista, che suona il mandolino ed è pure un discreto collezionista dello strumento: oltre a quelli esposti in sartoria, a casa ne ha una quarantina e pure un paio di rarità dell’Ottocento.
«Chi entra canta è il mio motto. Ci piace poi variare e imparare nuove cose, per questo lasciamo sempre qualche strumento a disposizione di chi si vuole aggiungere a noi». Una sorta di jam session alla siciliana, insomma. E chi non suona porta il vino o qualche dolce, ammaliato dall’atmosfera d’altri tempi. «Facciamo questo, chi più chi meno, da 50 anni» aggiunge ancora l’anziano sarto che a 70 anni suonati, è proprio il caso di dirlo, non vuol saperne di andare in pensione e si diverte in questo modo.
Ultimamente al gruppo si è aggiunto pure Davide, ricercatore palermitano che vive all’estero e che ad ogni ritorno porta la propria chitarra alla sartoria del Capo. «E pensare che io – dice – sono nato qui ma non conoscevo il posto. È stata la mia ragazza tedesca a portarmi qui la prima volta, diceva che era tutto wunderbar (meraviglioso)».