Caos Tari, tra cartelle doppie ed errori grossolani  «Ho pagato per una casa in cui non abito più» 

Cessazioni di attività non trascritte, agevolazioni mancanti, pagamenti doppi. Caos Tari a Palermo, dove il saldo della tassa sui rifiuti si è rivelato per molti una vera e propria beffa. Per pagare il tributo c’era tempo sino ad oggi e chi non ha optato per la rata unica si è visto recapitare a casa nei giorni scorsi il bollettino. Peccato, però, che in molti casi il modello F24 inviato dal Comune contenesse errori. Spesso grossolani. È il caso di Salvo, 42enne. Lo scorso luglio si è trasferito in un altro appartamento a poche centinaia di metri di distanza. Un cambio di residenza regolarmente dichiarato al Comune. Ma nel modulo inviato presso la sua nuova residenza dal settore Bilancio e tributi gli viene chiesto di saldare l’intero 2015 per la vecchia casa e l’ultimo semestre per la nuova.

«Doppio pagamento ingiustificato – dice a MeridioNews -. Il primo luglio ho regolarmente presentato in viale Lazio, all’ufficio Anagrafe, la documentazione per il cambio di residenza, portando il nuovo contratto di locazione e la cessazione del vecchio. Ho chiesto all’impiegato se la variazione sarebbe stata effettuata anche per il calcolo della Tari e ho ricevuto ampie rassicurazioni: “Non si preoccupi, è tutto automatico. Mica può pagare per una casa dove non è più residente“. Così tranquillizzato sono andato via». Pochi giorni fa l’amara sorpresa. Una doppia imposta da pagare e «un’unica missiva in cui paradossalmente mi si chiedeva di versare il tributo per due case contemporaneamente». 

Salvo ha deciso così di andare presso l’ufficio competente in piazza Giulio Cesare per chiedere spiegazioni, ma visti «i tempi di attesa biblici» ha desistito e pagato. «Trovo assurdo che nel 2015 il processo non sia informatizzato – dice -, sono anni che a Palermo si ripete puntale il fenomeno delle cartelle esattoriali pazze. Il risultato è che per evitare code e dispendio di tempo ed energia in molti, come ho fatto io, preferiscono pagare quanto viene loro ingiustamente chiesto». Nel caso di Salvo, poi, la beffa è doppia. Perché alla sua nuova padrona di casa il Comune ha inviato un altro bollettino per il pagamento della Tari relativo allo stesso arco temporale: gli ultimi sei mesi del 2015.

Un caso che non è isolato e che ha visto negli ultimi giorni i Caf presi d’assalto dai cittadini inferociti. Tra le anomalie segnalate soprattutto quelle relative al mancato riconoscimento di agevolazioni e riduzioni. «Recandosi agli uffici di via Ausonia – racconta il dipendente di un Centro assistenza fiscale – il personale spiega che è possibile calcolare l’importo dovuto in autotutela, ma nel portale del Comune è chiaramente indicato che questa possibilità è concessa solo nel caso in cui al contribuente siano già state riconosciute le agevolazioni. Pratiche che, però, in molti casi giacciono ferme da oltre un anno». Il risultato? «Un disservizio per i cittadini che non hanno altra scelta se non quella di pagare e aspettare anni per il rimborso».

Decine gli errori segnalati, come quello di una signora sola che occupa una casa inferiore ai 70 metri quadrati: pur in possesso della lettera di concessione dell’agevolazione, continua a ricevere il conteggio della Tari con l’aliquota prevista per due componenti familiari. C’è poi la vicenda di un distributore di benzina a piazza Giachery. Nel 2014 il titolare ha regolarmente denunciato la chiusura della sua attività e della relativa posizione contributiva. Comunicazione vana perché continua a ricevere i modelli F24 da un anno. E poi c’è persino chi, come una donna di 48 anni, non più iscritta all’anagrafe di Palermo dopo essersi trasferita nel novembre del 2014 a Villagrazia di Carini, nonostante la presentazione della documentazione che attesta il cambio di Comune continua a ricevere la Tari di Palermo. Oltre naturalmente a quella del nuovo comune di residenza.

Errori e paradossi che hanno trasformato il saldo della Tari, dice il consigliere comunale Filippo Occhipinti in «una vessazione per i palermitani. Mancano i controlli incrociati e la comunicazione da un ufficio all’altro dell’amministrazione. Accade così che si registrino agevolazioni mancanti, chiusure non registrate, cessazioni di aziende non trascritte. E questo nonostante le comunicazioni fatte per tempo dai cittadini che avevano già protestato in occasione dell’acconto. Un tesoretto di circa 400mila euro – spiega Occhipinti – resta nelle casse del Comune, soldi di agevolazioni e riduzioni che sarebbero spettate ai palermitani e che, invece, non vengono conteggiate nei modelli F24». Il problema è per Occhipinti «nell’incapacità di assessore e uffici. Il sindaco continua a fidarsi di un assessore e di dirigenti che continuano a non avere la minima idea di come debba essere gestito il rapporto con i cittadini, che continuano a essere presi in giro».

Né va meglio sul fronte della lotta all’evasione. Un fenomeno patologico se si pensa che ogni anno nelle casse del comune mancano circa 50 milioni di euro. Una voragine davanti alla quale Palazzo delle Aquile ha deciso di correre ai ripari inviando quasi 200mila avvisi di accertamento, frutto di controlli a tappeto. «Su questo fronte bisognerebbe stendere un velo pietoso, solo proclami. O il sindaco Orlando si dimette o deve intervenire al più presto su una macchina che fa acqua da tutte le parti, a cominciare dall’assessore». Nel frattempo ai palermitani non resta che pagare. E armarsi di una buona dose di pazienza per affrontare la trafila necessaria a ottenere il rimborso.


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