Luciano Rigaglia, Franco Cannavò e Cettino Bellia si presentano come la regia dell'associazione di imprese Etna Alcantara mobility, quella che ha redatto il progetto di finanza, ormai in dubbio, che dovrebbe cambiare il volto del turismo tra vulcano e Gole
Caos Etna, la pietra tombale sul progetto da 23 milioni Bellia: «A Linguaglossa non sanno portare i pantaloni»
«Riguardo al nostro progetto si stanno dicendo cose che non sono vere».
Luciano Rigaglia parla mentre siede accanto al geologo Franco Cannavò e all’ex presidente del parco dell’Etna Cettino Bellia. Il trio rompe ogni indugio sulla proposta che fa discutere da più di un anno. Ovvero il project financing da 23 milioni che, da panacea per tutti i mali dell’Etna, si è trasformato in un nuovo, devastante, pomo della discordia. «Tutto stava andando per il verso giusto, ma a un certo punto sono stati fatti dei provvedimenti che azzoppano la progettazione, come fosse un vero e proprio aborto», dice Rigaglia, imprenditore di Solicchiata molto conosciuto nella zona etnea. Ma anche legale rappresentante della Mongibello engineering, la società di progettazione, componente dell’associazione di imprese Etna Alcantara mobility, che ha redatto il tutto.
Il trio incarna la regia di questa cordata di imprenditori, intenzionata a fare faville fra l’Etna e l’Alcantara. E che ormai da un anno vede addensarsi ombre sul loro ambizioso piano. Prima l’inchiesta sul monopolio del proprietario della funivia Francesco Russo Morosoli. Un filone riguardava, appunto, il project ed il suo ispiratore Bellia, a causa di un’intercettazione riguardante la promessa di una presunta tangente per il fratello del sindaco di Linguaglossa, Salvatore Puglisi. Questi è stato prosciolto a luglio, per Bellia invece pende «una richiesta di archiviazione». Poi lo scoppio della faida fra Linguaglossa e Castiglione di Sicilia. I due Comuni sono i proprietari della strada che da Piano Provenzana porta fino ai crateri sommitali, principale bene che andrebbe in concessione all’Ati. Ma le cose sono andate per le lunghe, e i sindaci hanno iniziato a litigare sulla necessità o meno di un appalto provvisorio delle escursioni in jeep sull’Etna, fondamentale business turistico del versante nord che l’Autorità Antitrust vorrebbe si aprisse al libero mercato.
«La nostra “colpa” è di aver presentato
qualcosa di unico, perché vogliamo che i nostri figli la smettano di andare a fare i lavapiatti a Londra. Abbiamo risposto al bando dei due Comuni che ci chiedeva di collegare l’Alcantara e l’Etna, e lo abbiamo fatto progettando un sistema di mobilità integrata», dice Bellia. Una risposta che si direbbe in grande stile. La cordata vorrebbe costruire un ponte sul fiume Alcantara, una bidonvia fra il borgo di Castiglione e il fiume. E ancora una cabinovia da dieci milioni che da Piano Provenzana arrivi fino a quota 2400. Il tutto connesso da pulmini e trenini ibridi, ottenendo poi anche la concessione della strada per i crateri, da sfruttare sempre con le jeep. «Stiamo cercando di creare le infrastrutture necessarie per lo sviluppo locale – sottolinea a ogni frase Bellia – e senza sinergia tra pubblico, privato e progetto non andiamo da nessuna parte». Ma era stato proprio il suo legame politico con i due sindaci a far storcere il naso a molti.
Ex sindaco di Castiglione, ex presidente del Gal Etna Alcantara, ex finiano ed ex Centro democratico, Bellia aveva sostenuto in campagna elettorale sia Puglisi sia Antonio Camarda, primo cittadino castiglionese da anni suo fedelissimo. «Li conosco benissimo, è vero, e che problema c’è? – dice il politico il lungo corso – Ricordo a tutti che il nostro progetto è passato per un’evidenza pubblica ed è stato giudicato da un’autorevole commissione il migliore». Oggi però, alla concordia, si è sostituita la lite intercomunale. Soprattutto, a far infuriare Bellia e soci, è stato il doppio colpo sferrato da Linguaglossa: la proposta di un appalto liberalizzato delle escursioni lungo sei anni, nelle more della definizione del project. «Forse non vogliono fare cabinovia, non fare il project, ma che lo dicano! L’importante nella vita è saper portare i pantaloni. Magari sono diventati cittadini di Nicolosi…», dice Bellia alludendo ai maggiori flussi che si riversano sul versante sud dell’Etna, quello dove il gruppo Russo Morosoli gode ancora di una posizione privilegiata. E ancora, da Linguaglossa sono arrivate 17 osservazioni che modificherebbero pesantemente il project di Etna Alcantara mobility. L’amministrazione Puglisi, di fatto, dice agli aspiranti concessionari: avrete la pista per i crateri solo a infrastrutture realizzate.
«Ma in questo modo – rispondono Bellia, Rigaglia e Cannavò – Linguaglossa
ha demolito il project con una presa di posizione pretestuosa perché l’architettura di finanza del progetto è chiara: nella bozza di convenzione che proponiamo c’è scritto che al concessionario va dato il diritto di superficie sulle aree previste nel piano. Se non mi dai questo diritto, come faccio a realizzare opere?» A queste condizioni, dunque, tutto è davvero in discussione: «Valuteremo il da farsi – concludono – ma senza la pista il project diventa tutt’altra cosa, non sarebbe più fattibile».