A dirlo è l'assessore Raimondo, che replica così ad associazioni animaliste, Idv e M5S. Nell'occhio del ciclone la convenzione con un'associazione di Trabia, che si occupa del servizio di prelievo dei cani. Intanto all'avviso per le strutture rifugio hanno risposto in quattro. «Stiamo valutando i requisiti. Il prossimo mese la struttura potrebbe essere svuotata». Occhipinti (Idv): «Dietro la gestione degli animali chiari interessi economici»
Caos canile, tra diffide e sovraffollamento «Nessun abuso. Entro agosto possibile trasferimento»
«Nessun abuso e nessun illecito». L’assessore comunale Francesco Maria Raimondo getta acqua sul fuoco. «Non abbiamo registrato anomalie: l’affidamento dei cani all’associazione Agada di Trabia ha rispettato la normativa e le procedure previste per legge» dice a MeridioNews. Ad innescare la miccia nei giorni scorsi erano state alcune associazioni animaliste, che avevano preso carta e penna e scritto una lunga lettera indirizzata, oltre che all’assessore, al sindaco Leoluca Orlando, al comandante della Polizia municipale e, persino, al ministero della Salute. Nella missiva evidenziavano irregolarità nei comportamenti dell’associazione e diffidavano le autorità competenti dal consegnare cani all’Agada e a terzi senza la necessaria registrazione all’anagrafe canina di competenza.
«Da alcune settimane, su incarico del Comune di Palermo – scrivono le associazioni – il servizio prelievo randagi viene effettuato dall’associazione Agada. Gli animali così prelevati non vengono condotti presso il canile sanitario, bensì portati presso il centro veterinario “Città di Palermo” o direttamente affidati all’associazione senza alcun previo controllo sanitario, registrazione e senza nessuna attività di sterilizzazione». Una procedura «illegittima» che salterebbe la fase dell’iscrizione all’anagrafe canina, «prima attività da svolgere a cura dell’Asp – spiegano gli animalisti – immediatamente dopo il prelievo degli animali».
Ma c’è di più. Secondo le associazioni, una decina, che hanno firmato la lettera-diffida la Agada sarebbe destinataria di un’ordinanza emessa dal sindaco di Trabia lo scorso febbraio con la quale «preso atto delle notevoli difformità strutturali e gestionali, rilevate dal servizio ispettivo dell’Asp di Palermo a seguito di sopralluogo è stato ordinato all’associazione di “inibire l’ingresso di nuovi cani all’interno del rifugio”». «Non è così che si risolve il problema del canile comunale di Palermo che, come certificato dall’Asp lo scorso 29 giugno, sta esplodendo e non è più adatto ad accogliere i cani senza padrone» attaccano i consiglieri comunali di Idv, Paolo Caracausi e Filippo Occhipinti.
Ma secondo i due esponenti di Italia dei Valori dietro l’operazione si nasconde anche un danno alle casse dell’erario. «Lo stesso servizio di prelievo dei cani sul territorio di Palermo è stato pagato due volte (ad Agada e ad Ada), con un danno erariale evidente per le casse del Comune» dicono, puntando il dito anche sulla mancanza del servizio di reperibilità notturna. «Incredibilmente bloccato per poche migliaia di euro». La vicenda è finita pure sotto la lente d’ingrandimento del Movimento 5 stelle. La deputata pentastellata, Chiara Di Benedetto, infatti, ha predisposto una richiesta di accesso agli atti per prendere visione dei documenti dell’associazione, della convenzione e di tutti i numeri relativi alla tracciabilità dei cani.
«Ci è stato assicurato che l’Agada avrebbe tutte le carte in regola per svolgere il lavoro che fa – dice la parlamentare -. Cosa che ovviamente vogliamo appurare sulla base di un puntuale riscontro documentale. Ci sono parecchi lati oscuri su cui vogliamo fare luce». A non convincere i Cinque Stelle è, in particolare, «l’anomala velocità» nell’affidamento dei cani, specie dei pitbull, «una pratica che solitamente procede molto a rilento perché l’inserimento di questi cani nelle famiglie va valutato con grandissima attenzione». Una richiesta di chiarimenti è stata inoltrata al Comune anche dal deputato regionale Giorgio Ciaccio.
Ma l’assessore Raimondo rassicura. «Gli affidamenti sono perfettamente regolari – dice -. Se qualcuno ha notizia di reati commessi faccia le dovute denunce agli organi competenti. La relazione che mi è stata fatta dal dirigente del servizio e dal responsabile del canile non evidenzia abusi e illeciti. Al contrario l’azione dell’amministrazione comunale è corretta».
La necessità della convezione con l’Agada è nata dall’urgenza di decongestionare il canile. E in tal senso si muove anche l’avviso per le strutture satellite, scaduto dei giorni scorsi. «Hanno fatto domanda quattro strutture, due di Palermo e due della Provincia – spiega l’assessore -. Adesso verificheremo il possesso dei requisiti necessari al ricovero e all’assistenza temporanea dei cani. Il loro trasferimento dal canile di via Tiro a Segno potrebbe avvenire a breve. Entro agosto». Un “trasloco” indispensabile all’avvio dei lavori di ristrutturazione della struttura che dovrà essere trasformata in un presidio sanitario attrezzato per la sterilizzazione, così da combattere il fenomeno del randagismo.
Intanto prosegue l’iter per la realizzazione di due nuovi rifugi. Anche se a rilento. Strutture già previste nel Piano triennale delle opere pubbliche e che dovrebbero essere ospitate in alcuni beni confiscati alla mafia. Il progetto già esiste per il centro di via Messina Montagne, destinato ad ospitare 150 cani, mentre è ancora tutto da definire il futuro del complesso di Fondo Inserra. Qui in un’area di 4,5 ettari dovrebbe sorgere oltre a un rifugio, un parco e un cimitero per gli animali domestici.
«Si tratta di un vecchio progetto – dice l’assessore Raimondo – che fu accantonato per via dei costi troppo elevati. I tecnici di allora parlarono di circa 6 milioni necessari per mettere a posto lo spazio. Studi più recenti hanno permesso di accertare che per realizzare la struttura potrebbero bastare anche due-tre milioni di euro: il 50 percento della superficie è pianeggiante ed esistono già piccoli edifici che potrebbero essere sfruttati». Nell’area potrebbe, quindi, essere realizzata una struttura destinata alla custodia di 400 cani e un presidio sanitario da 120 posti. Ma i fondi sono ancora da reperire.
«Dall’Amministrazione comunale continuiamo a sentire solo chiacchiere a cui non seguono, però, i fatti» dice Occhipinti. Per l’esponente dipietrista c’è, infatti, dietro la gestione degli amici a quattro zampe «un sistema malato e chiari interessi economici». Già lo scorso anno il consigliere di Idv aveva tentato di inserire l’adozione dei cani tra le esenzioni Tari. «Il mio emendamento fu bocciato – racconta – e racimolai una valanga di critiche. Da oltre un anno sul tema degli animali c’è un muro contro muro».
Adesso Occhipinti sta predisponendo un regolamento per le adozioni incentivate. «Un affido provvisorio ad associazioni e privati – spiega – che tenga conto del reddito delle persone e della taglia del cane». Agli affidatari potrebbe essere dato un piccolo contributo economico, con un risparmio per le casse di Palazzo delle Aquile, che oggi spende per ogni cane intorno ai 3,50 euro, una cifra che sale a 5 per quelli che si trovano in altre strutture in Italia. «Per il mantenimento di quelli trasferiti fuori dalla Sicilia il costo è di oltre 400mila euro l’anno».