Presentato lo scorso lunedì ai Benedettini lultimo libro della giornalista e scrittrice padovana Carla Menaldo. Un romanzo del divenire che racconta la storia di una donna in rottura con se stessa, che tenta di ritrovare un equilibrio attraverso la perenne ricerca di unidentità sessuale
«Canna da zucchero»: passione e sensualità
“A chi mi dice che ho scritto un romanzo erotico rispondo che «Canna da zucchero» non è assolutamente un libro erotico: l’erotismo è sesso fine a sé stesso, mentre la mia protagonista usa il sesso per la conoscenza di sé e degli altri”. Con queste parole la scrittrice padovana Carla Menaldo ha descritto il suo primo romanzo, presentato lo scorso lunedì al Coro di Notte del Monastero dei Benedettini. L’incontro è stato introdotto dalla prof.ssa Rita Verdirame, docente di Letteratura italiana e Comunicazione mediatica alla facoltà di Lettere dell’Università di Catania.
“Canna da zucchero” racconta la storia di Rosa, una donna complicata ed irrequieta, alla continua riscoperta di se stessa attraverso la difficile e caotica ricerca di un’identità sessuale, che la accompagnerà durante tutte le fasi della sua vita. Un cammino verso la maturazione che porterà la protagonista a uscire dalla città di origine, che le risulta troppo stretta, per scoprire luoghi nuovi, diversi e appaganti: la grande metropoli New York, la sensuale ed esotica Cuba, la raffinata e bellissima Parigi, dove sembrerà trovare un equilibrio, anche se incompleto, accanto ad uomo che per lei risulta tanto perfetto proprio perché perfetto connubio tra mascolinità e femminilità.
E’ un romanzo appartenente al genere detto di formazione, che racconta appunto la formazione sentimentale ed esistenziale di un giovane, che è poi l’eroe della storia. Ma a differenza dei testi tipici dell’800, «Canna da zucchero» si colloca entro una nuova tendenza del genere: il romanzo al femminile. La scrittura femminile contemporanea affronta un discorso dinamico di maturazione del protagonista che vive una condizione di ‘eroina alla ricerca’: l’eroe qui è una giovane donna che parla di sé e che compie un cammino che la porta alla scoperta di sé stessa. Potremmo definirlo perciò “romanzo del divenire. La riflessione che parte da questi romanzi al femminile – spiega la prof.ssa Verdirame – è l’accorgersi della prevalenza di una complessità di motivi che risultano sempre presenti, di una polifonia tematica. Si tratta di un codice che coinvolge ogni aspetto della vita, da quello psicologico e sentimentale, a quello autobiografico. E queste caratteristiche sono certamente tutte presenti in «Canna da zucchero»”.
L’elemento di base dell’intero libro è la sensualità. Secondo la prof.ssa Verdirame “la sensualità come coinvolgimento di tutti i sensi, permea tutte le pagine del libro”. Senza dimenticare la presenza di due elementi unificanti che caratterizzano il romanzo. Il primo è “un forte senso estetico: la percezione della bellezza si carpisce in tutte le cose descritte”. L’altro elemento è legato alla forma: “la polisemia e la denotazione della parola. In questo libro ho riscontrato una grande onestà nell’uso della parola, una pulizia stilistica. Io credo che questo romanzo ci trasmetta un senso, un percorso che ci ha fatte diventare quello che siamo diventate, che ci ha portate a quello che siamo adesso”.
“Rosa è una donna che non ha paura di vivere”,spiega la Menaldo. “Forse più che un romanzo di formazione lo definirei romanzo di disgregazione. Il libro parte da una disgregazione, che si esprime durante il percorso della protagonista attraverso le esperienze sessuali”.
Il libro descrive due mondi che si contrappongono: quello metropolitano e quello caraibico. Questi due mondi si confondono e si fondono dentro la protagonista. Alla domanda su quale elemento permetta di unificare due realtà così distanti tra loro, la Menaldo risponde: “E’ lo stesso elemento che permette alla protagonista di unificare e confondere il mondo maschile e quello femminile: la passione. Una passione sfaccettata come una murrina veneziana, che cambia faccia in base alla prospettiva da cui la si guarda”.
*Carla Menaldo, responsabile dell’ufficio stampa dell’Università di Padova, collabora con riviste e siti Internet dedicati all’informazione della scienza e tiene conferenze e seminari sulla comunicazione pubblica, sul ruolo dei media e sulla lingua usata nella divulgazione scientifica. Ha pubblicato la raccolta “L’unica cosa davvero” (Cleup, 2004). Un suo testo teatrale compare inoltre nella raccolta “Lei. Cinque storie per Casanova” (Marsilio, 2008).