Ci sono i soldi: dal 2012 il Comune di Palermo ha speso 4 milioni di euro per le strutture che hanno accolto gli animali provenienti dal canile municipale; circa 240 cani a 2.080 euro all’anno a cane per oltre 900mila euro ogni dodici mesi. «Soldi che non intendiamo più spendere», charisce subito il sindaco Leoluca Orlando alla conferenza stampa convocata a Palazzo delle Aquile. Al suo fianco il dirigente comunale Gabriele Marchese e l’assessore all’Ambiente Sergio Marino. Ci sono le associazioni: accusate velatamente (e neanche troppo) da Marchese di speculare sovraccaricando di proposito di randagi la struttura di via Tiro a Segno. Una situazione sulla quale qualche dirigente comunale si sarebbe adagiato senza contrastarla adeguatamente.
Ma soprattutto ci sono i lavori assegnati da quattro anni e mai partiti («Per fortuna l’azienda ha avuto molta pazienza e non ci ha chiesto finora alcun risarcimento», dice Marchese) e il caos di questi giorni, che avrà conseguenze pesanti con tanto di denunce in Procura per diffamazione (su tutti la conduttrice televisiva Licia Colò e le sue dichiarazioni sui cani venduti e la vivisezione), danneggiamento e procurato allarme. Una cosa il sindaco Orlando la ribadisce a chiare lettere: il 3 aprile, tassativamente, il canile sarà vuoto e la ditta inizierà a trasformarlo in quello che era un tempo: un presidio sanitario dell’Asp per la sterilizzazione.
La struttura di via Tiro a Segno era nata a questo scopo ma negli anni si è trasformata in quello che non doveva essere, ovvero, appunto, un canile. Anzi, «un lager», per usare le parole del primo cittadino. Ora però l’impianto deve tornare ad essere una clinica veterinaria. Dopo le feroci proteste degli animalisti e i danni procurati a due furgoni adibiti al trasporto, Orlando ha portato le carte in Procura «perché persegua tutte le ipotesi di reato che si sono verificate in questi giorni», mentre l’avvocatura comunale «sta valutando gli atti che hanno procurato un danno all’immagine dell’amministrazione», a partire, appunto, dal video su Facebook dell’ex presentatrice di Geo&Geo e di Alle falde del Kilimangiaro. «Dice di essere esperta di animali, ma non lo è. Come si permette di dire che l’amministrazione promuove la vivisezione? Forse non sa che non è possibile usare i randagi a questo scopo».
Il 3 aprile, dunque, si parte. La Regione ha chiesto di eseguire altri accertamenti su una delle due strutture selezionate per l’accoglienza dei cani, quella di Ragusa – l’altra si trova a Genova -, anche se l’Asp iblea aveva già dato il via libera. «Per noi le carte erano in regola ma se la Regione vuole fare un approfondimento, nessun problema. Possiamo anche cambiare struttura». Se i trasferimenti a Ragusa sono al momento bloccati, le alternative sono pronte: c’è l’ex mattatoio – cui la Regione ha dato il via libera dopo 13 anni ma che agli animalisti non piace – e c’è la via dell’adozione. «Ma dove erano gli amanti degli animali – si chiede Marchese – quando promuovevamo le adozioni e gli affidamenti col contributo una tantum di 480 euro? I numeri da gennaio a oggi sono irrisori, praticamente nessuno si era reso disponibile. Soltanto da sabato sono arrivate le prime richieste, per altro manifestazioni di disponibilità non accompagnate da moduli e pratiche».
Nel canile resta ancora poco meno di un centinaio di cani. In caso di adozione, «la tracciabilità dei cani sarà garantita e l’elenco degli animali è a disposizione dei magistrati – sottolinea Orlando -. Stiamo lavorando con Asp e Polizia Municipale e predisporremo anche un sistema di tracciabilità online nel rispetto della privacy per ogni singolo cane dato in adozione». Certo in termini di programmazione si poteva e si doveva fare di più. Da anni si parla di un canile intercomunale con Monreale ma finora non se n’è fatto nulla: «Abbiamo già fatto un sopralluogo e procederemo con questo progetto», promette il primo cittadino. La battaglia dei cani di Palermo non finisce qui.
«Un polverone che si sarebbe potuto evitare con un po’ di buon senso». Così Filippo Occhipinti, consigliere comunale di Palermo, commenta la vicenda del canile comunale. «Come atto di buon senso si dovrebbe inoltre ritirare l’avviso delle adozioni incentivate – dice Occhipinti -. Un atto d’amore non è mercificabile e invito tutte le associazioni animaliste serie e riconosciute a contribuire allo svuotamento della struttura di via Tiro a Segno. Così si otterrebbe un duplice scopo: un’adozione sicura e una struttura moderna per la cura e il pronto soccorso dei nostri amici. Il problema del randagismo fa affrontato a livello regionale, altrimenti non eviteremo mai criticità e speculazioni, e invito eventuali testimoni a denunciare i responsabili dei danneggiamenti ai mezzi comunali, nell’interesse dei veri animalisti».
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